L'opinione

Gli insegnanti sono il cuore pulsante del sistema scolastico

L'opinione di Nicoletta Barazzoni, giornalista
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Red. Online
21.06.2023 06:00

Se un tempo il prete, il sindaco, il medico e l'insegnante rappresentavano le divinità della collettività, e a loro era riservata la massima riverenza, oggi si dice che la scuola sta evaporando, in parte, ma non soltanto, per opera di politici che tagliano risorse, considerando la cultura, la formazione e l'istruzione degli ambiti meno importanti di altri. Siamo passati dai sistemi coercitivi e repressivi, con i quali i maestri potevano esercitare la loro supremazia, a sistemi dove oggi regna la confusione, in un soverchiamento preoccupante: allievi che aggrediscono e insultano i docenti in classe, genitori che minacciano e denunciano gli insegnanti, sempre più fragilizzati per le ingerenze esterne e per una società in perdita di valori. Mettendo in serio pericolo la diffusione del sapere, la persona cardine, ovvero il docente, si sente abbandonato da chi lo dovrebbe valorizzare. Così il confine tra una scuola umanizzata e un'istituzione preposta all'istruzione si assottiglia sempre più, fino a indebolirsi. È indubbio che la scuola si stia confrontando faticosamente con una società dove la cultura della violenza, della droga, dell'indifferenza, dell'edonismo, e anche della morte, ha il primato nella distruzione delle relazioni, mentre il compito peculiare della scuola è costruire una societá buona e civile, sulla base del sapere e dell'istruzione, mirando all'efficienza e alla qualità dei contenuti.

L'iperpresenzialismo di alcune famiglie, l'iperprotezionismo diffuso di chi difende incondizionatamente i propri figli, la maleducazione di allievi indisciplinati, le esigenze di certi genitori, la latitanza di una certa classe politica, ma anche l'incapacità dei docenti nel fare autocritica, non concorrono di certo nel creare un clima collaborativo tra gli attori presenti nel dominio scolastico e sociale. Dalle mie reminiscenze, come ex docente di scuola dell'infanzia, ricordo le difficoltà nel conciliare le aspettative, e a volte anche le pressioni e le pretese, delle famiglie, con le direttive imposte dal programna didattico, e le attese delle delegazioni scolastiche. La famiglia, la scuola e la società operano in contesti diversi ma sono strettamente collegate tra loro, le cui intersezioni perdono i contorni quando uno dei tre elementi, o tutti insieme, presentano anomalie e storture. Sull'onda di questa realtà si evoca la crisi della scuola, che inevitabilmente è cortocircuitata all'interno della crisi della famiglia e della società. Il compito aziendalistico della scuola, che punta alle prestazioni scolastiche, unito al compito interdisciplinare di formare le generazioni, non può prescindere dal ruolo decisivo degli insegnanti, che sono la colonna portante e il cuore pulsante del sistema scolastico. Insegnare significa lasciare il segno. Perciò difficilmente si dimentica il peso dell'impronta lasciata da quegli insegnanti carismatici che, con passione, e dedizione, hanno trasmesso il sapere, portando in aula il loro impegno, animando così il desiderio e la curiosità dell'apprendimento. Un bravo maestro ti cambia la vita quando solleva domande e ti costringe a riflettere e pensare perché, come ha scritto Daniel Pennac, la presenza e il coinvolgimento degli allievi dipendono dalla presenza motivante dell'insegnante.

Non so quali siano le soluzioni da apportare alle derive di questa nostra società caotica, ma per raddrizzare il tiro, ci vorrebbe una rivoluzione estesa a tutti gli ambiti. Ciò che invece può contribuire a mantenere la rotta, è la motivazione e il sostegno agli insegnanti, affinché si riapproprino del rispetto che si meritano, non permettendo che decada, e nemmeno si spenga in loro, l'amore e la convinzione per ciò che fanno. Perché la scuola non potrà mai abdicare e essere ostaggio né della famiglia né della società.

L'opinione di Nicoletta Barazzoni, giornalista