Greta, Carola e il gigante Golia

Finalmente (si fa per dire) l’agenda degli allarmi mondiali trova qualcosa di più terribile da sbandierare dell’esodo dei migranti: l’emergenza climatica. Le lacrime di rabbia di Greta Thunberg all’assemblea dell’ONU hanno sgombrato il campo, almeno per qualche tempo, dalla battaglia tra il popolo delle saracinesche calate con rabbia alle frontiere e quello delle aperture specularmente automatiche e misericordiose. E così, la dolorosa messa a fuoco dei problemi degli esuli che ce l’hanno fatta ad arrivare a casa nostra (nel CorrierePiù di oggi parliamo di una scrittrice tra gli rifugiati a Parigi) rischia di sbiadire, di diventare invisibile, come i migranti stessi, del resto.
Può essere che l’abbassamento temporaneo dell’attenzione mediatica abbia cause politiche. Nella vicina Italia, fucina di buona parte delle polemiche legate agli sbarchi, Matteo Salvini non vive un momento di gloria. (Auto)estromesso dal Governo di Roma, oggi mette più energie nel denunciare gli inciuci tra PD e cinquestelle che a bombardare verbalmente le navi in avvicinamento alle coste sicule. Dall’altra parte dell’Oceano, l’uomo dal ciuffo più potente del mondo è impelagato nell’Ucrainagate e nel rischio di un impeachment per dedicare soverchie attenzioni alla sicurezza sul confine, che giustificherebbe la priorità del completamento del muro col Messico.
Può essere, invece, che l’insistenza maniacale sui migranti abbia stufato. Siamo così cinici che s’inabissa anche il morale a furia di legger di gommoni inghiottiti dal mare. Non che le annunciate apocalissi ambientali riempiano di gioia gli animi, ma almeno, nel cambiamento di interessi, c’è un significativo passaggio dalla tragedia greca (o libica) alla fantascienza. Perché, a quanto pare, per alcuni le previsioni catastrofiche sul mondo sono risibili fantasie. Viceversa, fra i tanti che prendono sul serio gli allarmi ambientali, sembra esserci un salto quantico di coscienza. Come se si fossero resi conto che per evitare gli annegamenti nel Mediterraneo non avevano armi, ma per ridurre l’inquinamento climatico ne avevano parecchie: dalla scelta dell’auto, al consumo di ortaggi prodotti a chilometro zero.
Eppure, ci sono singolari punti di contatto tra l’allarme ambientale e quello migratorio. Il primo è un nesso indissolubile: i migranti climatici. Non si scappa dal proprio Paese solo per ragioni di violenza, o per cercar fortuna. Lo si fa anche perché l’aumento delle temperature rende invivibili alcune zone del pianeta e le persone che ci abitano oggi dovranno abbandonarle in massa domani. Anche se scienziati e esperti di migrazioni invitano a trattare con cautela il dato, si dice che entro il 2050 i migranti climatici potrebbero essere 200 milioni, più di tutti gli sfollati del pianeta. L’ha sostenuto un professore di Oxford, Norman Myers, con l’autorevole benché a volte contestato avallo dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il comitato ONU sui mutamenti climatici. Al di là delle stime su cui è impossibile mettere la mano sul fuoco, i temi della migrazione e del clima sembrano comunque destinati a raggiungersi e a diventare, presto o tardi, un’unica emergenza globale.
L’altro punto di contatto sono le “icone”, cioè le figure di riferimento globale attorno alle quali si sono coagulate le due distinte cause: Greta Thunberg e Carola Rackete. Le due sono accomunate da alcune dinamiche potenti: la principale è di non appartenere alla classe politica. Han voglia di dipingerle come il sofisticato frutto di strategie comunicative dietro le quali si nascondono precise lobby di potere: Greta e Carola sono troppo giovani per aver fatto carriera politica. E come tali sono portatrici di una spontaneità molto più credibile rispetto agli scafati politici di professione. Sono donne (una ragazza e una donna) e in questo caso, paradossalmente, il sesso femminile conta il doppio. Messe spesso in minoranza negli apparati partitici, per il semplice fatto di non essere maschi esprimono una sfida molto più efficace agli enti (maschilisti) dominanti. Sono delle Davide in gonnella che, con la loro fionda, per una volta, hanno colpito duro il gigante Golia.