Opinione

I dazi doganali sono di competenza della Commissione dell’Unione europea!

L'opinione di Franco Oriti, dottore in Scienze Politiche, consulente in Proprietà Industriale e membro del Comitato ticinese del Movimento Europeo Svizzero (MES)
©CdT
Red. Online
16.07.2025 14:57

La Comunità economica europea (Cee) prima, poi denominata Comunità europea (Ce) e oggi Unione europea (Ue), è nata quasi 70 anni fa con l’intento di instaurare la pace in Europa, di mirare al benessere dei suoi cittadini e di far girare liberamente le persone, le merci, i servizi e i capitali al suo interno.

Agli occhi di tutti si può affermare che ci sia riuscita!

Con il 2025, però, la questione “dazi doganali” viene posta all’ordine del giorno dagli Usa e le sue percentuali vengono unilateralmente aumentate per cercare di equilibrare la loro bilancia commerciale; anche l’Ue ha ricevuto l’informativa di tale aumento ed entro il 1 agosto 2025 dovrà decidere come replicare.

Ma chi ha la competenza in Europa per decidere sul commercio internazionale? I singoli Stati membri oppure l’Ue?

Secondo i Trattati esistenti tocca all’Ue, e precisamente alla Commissione europea, rispondere agli Usa; infatti, non sono i singoli Stati nazionali a decidere come agire, ognuno per conto proprio, ma possono suggerire, tramite il Consiglio europeo dei vari ministri del commercio e indirizzare la Commissione europea. In poche parole, i singoli governi nazionali potranno indirizzare la strada ma l’ultima parola spetta comunque alla Commissione europea.

Infatti, le politiche commerciali dell’Ue sono comuni per tutti gli Stati membri e sono gestite dalla Commissione dell’Ue che scrive le norme, decide le merci con certi requisiti che possono entrare all’interno dell’Ue e ha competenza esclusiva sui dazi doganali esterni, cioè per tutte le merci provenienti da fuori Ue (ossia da paesi terzi).

Gli Stati membri non possono stabilire dazi diversi da quelli fissati dall'Ue verso l’esterno e non possono tra di loro fissare dazi doganali.

Compito degli Stati membri è applicare e far rispettare quanto stabilito dalla Commissione dell’Ue sui dazi doganali e devono garantire la loro riscossione per tutelare il mercato unico, per finanziare il bilancio dell'Ue e conducono la lotta contro le frodi doganali e le violazioni delle norme commerciali come, per esempio, sulla circolazione di prodotti contraffatti e/o difettosi e dannosi per la salute dei propri cittadini.

La competenza sui dazi nell'Unione Europea è disciplinata principalmente dal Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), consolidato il 16 ottobre 2012, e, in particolare, dagli articoli 28 del TFUE che definisce l'ambito di applicazione dei divieti di dazi doganali, dall’articolo 30 sul divieto di dazi tra Stati membri, e, infine, dall'articolo 207 che stabilisce la competenza esclusiva dell'Unione europea in materia di politica commerciale.

Con gli Usa, con la Cina e con qualsiasi altro Stato (grande o piccolo che sia) tratta e decide solo la Commissione dell’Ue.

Con i dazi si pensa di ottenere maggiori entrate e di risanare il proprio bilancio statale ma se poi si esporta meno per via dell’aggravio dei vari costi e delle minori entrate dovute alla maggiore tassazione, con deficit statali e debito pubblico sempre in rialzo, si rischia di perdere il controllo della propria autonomia finanziaria richiedendo continuamente prestiti obbligazionari che prima o poi andranno rimborsati.

L’auspicio ora, visto i tempi difficili della politica internazionale e del mancato rispetto della diplomazia tra Stati, degli scambi commerciali con dazi al rialzo (ad eccezione di qualche prodotto) e con il continuo deprezzamento da inizio 2025 del dollaro statunitense (dazio “implicito” che aggrava ancora di più chi esporta e si fa pagare in valuta verde), e’ di andare oltre a quanto di buono fatto in quasi 70 anni di Storia europea a completamento di politiche comuni esistenti e di intraprendere ulteriori nuove politiche europee comuni.

È giunto il momento, anche, di guardare verso altri mercati per non affossarsi in quello statunitense; e ciò vale anche per la Svizzera, circondata dal suo maggiore partner commerciale e in procinto ad analizzare il Bilaterali III.  

Ritornando all’Ue, serve subito rafforzare l’Unione monetaria (e l’euro) con politiche fiscali e sociali comuni per non avere differenze sulle tassazioni tra persone e società all’interno dei paesi Ue.

Occorre affrontare subito nuove tematiche di interesse comuni sull‘esempio delle politiche commerciali; per esempio, sull’economia per un bilancio Ue costituito da risorse proprie, per una difesa comune per salvaguardare i propri confini esterni e per una politica estera comune per parlare con una sola voce al di fuori dall’Ue, affinché’ si possa continuare per altri 70 anni sulla via dell’integrazione e della democrazia europea tra i suoi cittadini e per  continuare a vivere in un luogo di pace e di prosperità per i suoi abitanti e che sia da imitare dai continenti vicini e lontani.