Il 21 marzo è stata la giornata mondiale per l’eliminazione della discriminazione razziale

Era la mattina di un 21 marzo, proprio come ieri 63 anni fa. In Sudafrica, in piena apartheid, la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di dimostranti di Sudafricani subsahariani uccidendone sessantanove e ferendone 180, in quello che è ormai famoso come il massacro di Sharpeville. La colpa di quegli uomini? Aver protestato contro le leggi razziali discriminanti, in particolare contro la cosiddetta «legge del lasciapassare» che imponeva ai cittadini sudafricani subsahariani di dover esibire uno speciale permesso se fossero stati fermati dalla polizia in un’area riservata ai bianchi. È passato più di mezzo secolo da quella tragica giornata, eppure le discriminazioni razziali continuano ancora oggi a contaminare il pianeta, con il loro carico di odio, violenza e ingiustizia. In memoria del massacro di Sharpeville si celebra il 21 marzo la Giornata mondiale per l'eliminazione della discriminazione razziale, istituita dalle Nazioni Unite per contribuire a combattere il razzismo ogni volta e ovunque si manifesti. «Dobbiamo imparare le lezioni della storia e riconoscere i danni profondi causati dalla discriminazione razziale», aveva dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. il tema dell’edizione del 2016 della giornata è «Sfide e successi della Dichiarazione di Durban e programma di azione – 15 anni dopo». Nel 2001 nella città sudafricana di Durban si è svolta la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza che ha adottato un programma globale contro il razzismo. Il programma contiene una vasta gamma di misure volte a combattere il razzismo in tutte le sue manifestazioni e sottolinea i diritti umani di tutti i gruppi che soffrono di discriminazione razziale, evidenziando il loro diritto di partecipare liberamente alla vita politica, sociale, economica e culturale.
Ciononostante i progressi in questo campo sono stati molto scarsi, episodi di discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza sono ancora all’ordine del giorno. D’altronde non è neppure necessario un documento per rispettare gli altri, diversità e uguaglianza sono due facce della stessa medaglia, tutti siamo unici e diversi dagli altri e al contempo siamo uguali, con un cuore e un cervello e desideriamo vivere in pace secondo la nostra natura. Non è il mondo che deve cambiare, siamo noi che dobbiamo crescere. Dobbiamo capire per crescere nella nostra consapevolezza delle cose. Non credo si possa cambiare, siamo fatti in un certo modo e dobbiamo accettare di essere cosi, possiamo però crescere per migliorarci e questa crescita passa sicuramente dal capire.
Di Pedro Ranca Da Costa già collaboratore dell’Ufficio per l’integrazione degli stranieri