L'editoriale

Il braccio di ferro su tagli e imposte

I fronti si stanno dando battaglia in queste settimane, tra esagerazioni e tentativi di ridimensionare la portata del termine «tagliare»
Gianni Righinetti
02.05.2022 06:00

Raramente nella storia del Cantone ci sono state votazioni insipide tanto quanto quella che mette in gioco il cosiddetto «decreto Morisoli» (appellativo affibbiato dai suoi detrattori), ovvero l’obiettivo ideale di un «pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamenti di oneri sui Comuni». Sgombriamo da subito il tavolo da potenziali equivoci: non sarà una votazione totalmente inutile. Chi vincerà tenterà di fare fruttare politicamente il risultato nei futuri passi, concreti e tangibili, che dovranno essere compiuti nei prossimi anni, per superare la fase d’inerzia politica che (prima per l’effetto del Covid e poi con la scusa del Covid) ha contraddistinto la sfuggente legislatura in corso. Un quadriennio ormai ai titoli di coda. Chi perderà tenterà di limitare i danni, osservando le mosse del Governo e del Parlamento. Se poi arriveranno proposte d’intervento sgradite, agirà con lo strumento democratico abrogativo per eccellenza: il referendum. In sostanza quella che ci attende a metà maggio altro non è che una tappa di un percorso ancora impervio, non vana, ma sostanzialmente inconsistente, interessante per gli addetti ai lavori, molto meno per il cittadino che, a ragione, chiede e pretende concretezza. Il decreto, avallato in Parlamento da PLR, Lega e UDC, è lo specchio fedele della politica che va per la maggiore, quella delle parole a scapito di quella dei fatti.

Intanto i fronti si stanno dando battaglia in queste settimane tra esagerazioni e tentativi di ridimensionare la portata del termine «tagliare». Quello che, a prima vista, era apparso come un goliardico tentativo di inserire in un consuntivo (di per sé documento senza storia e che non fa la storia) l’obiettivo altisonante del pareggio di bilancio entro la fine del 2025, oggi rischia di trasformarsi in un boomerang per i suoi sostenitori. L’idea originaria era di ridurre la spesa, cosa che non è storicamente mai avvenuta, salvo in rari momenti e in misura ridotta. La frase che sentiamo ormai da decenni ha quale fine «il contenimento della crescita della spesa», una formulazione da azzeccagarbugli della politica. Oggi i favorevoli al decreto dall’altisonante obiettivo ideale hanno riposto le forbici, nel timore che queste gli si ritorcano contro: si fa presto a passare da potenziali tagliatori a tagliati. Una mossa che vuole essere una risposta moderata di fronte allo spauracchio sventolato dalla sinistra e da chi si muove nell’ambito della socialità e che teme di restare da un momento all’altro in brache di tela senza sostegni, aiuti e sussidi. Un pericolo che in Ticino non c’è, qualunque sarà l’esito alle urne. Esagerazioni irrazionali la fanno da padrone in quello che appare un serrato confronto che potrebbe trovare nel PPD l’ago della bilancia. Il partito di centro si è smarcato dai favorevoli quando il Gran Consiglio ha bocciato un emendamento «airbag» a favore della socialità (terreno di competenza del consigliere di Stato Raffaele De Rosa). Solo pochi giorni fa il Comitato cantonale si è schierato a stretta maggioranza con il no deciso dai parlamentari, ma la base sembra poco propensa a seguire i suoi rappresentanti a Bellinzona, perché da un no alle urne ne beneficerebbe la linea politica della sinistra, PS in testa. Un regalo un po’ troppo generoso a un anno dalle elezioni. Tanto più che anche il PPD (come PLR, Lega e UDC) è d’accordo sull’evitare qualsivoglia aumento delle imposte, cosa che al PS e ai suoi alleati non spiacerebbe da sempre. Ma anche sulle imposte il timore appare remoto, dato che le chiavi per azionare il moltiplicatore le ha il Parlamento e occorrerebbe un voto dei 2/3, una maggioranza che oggi non c’è. Intanto il braccio di ferro continua e il 15 maggio si faranno i conti. Poi, volenti o nolenti, occorrerà trovare delle soluzioni. Le finanze sane non sono uno sfizio. Abbiano ben visto nel corso della pandemia cosa significa poter contare su sostegni concreti e tangibili in moneta sonante e senza troppa burocrazia.