L'editoriale

Il buon senso degli svizzeri per evitare un buio Natale

L’Unione delle città svizzere ha proposto, in un elenco di misure per un risparmio volontario nel settore pubblico, di spegnere quelle scintillanti luci che rendono così magico il periodo dell’Avvento
Paride Pelli
01.09.2022 06:00

Viviamo un periodo di difficoltà e di tensioni: il quadro geopolitico non può non preoccupare anche noi svizzeri mentre la minaccia energetica, tra la prevista insufficienza di gas per questo inverno e i costi dei carburanti in aumento da settimane, non fa che acuire quel carico di stress emotivo che con fatica stavamo cercando di smaltire, dopo due anni di pandemia. Un contesto innegabilmente delicato, con scenari che però vengono tratteggiati come apocalittici anche quando non lo sono: il risparmio al quale siamo e saremo chiamati rischierebbe, per esempio, di farci trascorrere il Santo Natale quasi al buio. L’Unione delle città svizzere ha infatti proposto, in un elenco di misure per un risparmio volontario di energia elettrica nel settore pubblico, di spegnere quelle scintillanti luci che rendono così magico, nelle città e nei paesi della Confederazione, il periodo dell’Avvento. Una proposta non soltanto poco plausibile, poiché avrebbe un impatto limitato sulle bollette dei Comuni, ma anche malaccorta sul piano della psicologia collettiva: non farebbe altro che farci risprofondare nella prostrazione dell’epoca COVID. In attesa di capire se il Natale, come si spera, verrà salvaguardato in tutte le sue sfaccettature, il Consiglio federale ha comunicato una serie di consigli per risparmiare dove possibile, facendo giustamente leva sul senso di responsabilità. Una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che però, di fatto, si innesta su un terreno già fertile: alcuni dati resi pubblici negli ultimi giorni testimoniano infatti che il popolo elvetico non sta affatto sottovalutando la necessità di una svolta energetica, anzi, si sta attrezzando. Malgrado abbia bocciato nel 2021 la Legge sul Clima, nello stesso anno sono stati erogati dai Cantoni ben 361 milioni per la sostituzione di vecchi impianti di riscaldamento e l’isolamento degli edifici. Cifra mai raggiunta finora e indicativa della consapevolezza che una buona autonomia energetica la si può raggiungere in molti modi.

Il conflitto in Ucraina e le sue pesanti ricadute hanno paradossalmente aiutato questa presa di coscienza: i dibattiti sulla probabile carenza di elettricità sembrano avere effetti positivi sulla ricerca di fonti di energia alternativa e su modalità di risparmio che siano anche, a loro modo, forme di investimento. Il fotovoltaico, ad esempio, vive uno slancio senza precedenti: l’Ufficio federale dell’energia prevede una crescita del mercato di circa il 50% nel 2022. Questi dati indicano che la Svizzera sta seguendo una strada tipicamente sua nell’affrontare il problema: sappiamo che la transizione energetica (o meglio, una parziale messa in autonomia della produzione attraverso fonti rinnovabili) si deve certamente attuare, ma dovrà avvenire senza imposizioni e a passo giocoforza lento. Se da una parte, a giugno dell’anno scorso in votazione popolare, hanno respinto tasse ideologiche e indirette com’erano quelle che la Legge sul clima avrebbe generato, dall’altra gli svizzeri stanno dimostrando di non essere per nulla «irresponsabili» riguardo i temi ambientali ed energetici. Semplicemente desiderano gestire il cambiamento senza esserne trascinati, nei limiti del possibile. Che poi l’inverno alle porte non potrà essere dei migliori, è fuor di dubbio, così come è necessario diventare (o restare) parsimoniosi dove e quando si potrà esserlo. Un cambio di approccio che i passi compiuti dagli svizzeri confermano ogni giorno di più: si sta diffondendo una sensibilità «green» che non ha più colori politici e vi è ora la volontà di guardare avanti senza paura, preparandosi nel migliore dei modi all’autunno, all’inverno e al Natale: festività di speranza che va valorizzata in questi tempi così sovraccarichi di ansie. Senza scordare che le luminarie possono rallegrare le comunità quanto le più spirituali e romantiche candele, a patto che queste ultime non diventino una scelta obbligata.