Il canto vichingo di una mamma fiera di allattare in pubblico

Ciao Carlo, ti scrivo sull’allattamento in pubblico. Assieme a molte mamme come me, avviso tutti che non ci copriremo mai e per nessuno. Perché questo per noi è nutrimento e amore puro, perché il corpo è mio e perché non mi interessano i giudizi degli altri. Ho allattato Furio per 3 anni, e l’ho adorato. Ora con Clino allattare è come rivedere una cara amica. Smetteremo quando lo decideremo noi, e fino ad allora i miei seni si vedranno dove, come e quando sarà necessario (quindi spesso, perché anche lui è un ciuccione...; qualcun’altra alza la mano per solidarietà?). Senza eccesso ma con tanto orgoglio e tanta gioia. E a te che hai dovuto sentire sguardi o frasi che ti hanno fatta sentire indecente, svergognata o sbagliata mentre allattavi, auguro di trovare in questo gesto potentissimo la forza antica della sorellanza, quella vera, che non ti fa mai sentire sola, di sentire negli occhi e nel caldino del tuo bébé la luce per continuare a testa alta; di sentire nella ricchezza del tuo prezioso latte l’energia per proseguire lasciando andare ciò che non ti serve. E, infine, di sentire nell’intensità, complessità e bellezza di questo legame tanto amore da dare al bébé, al tuo corpo e al mondo intero.
Angela Notari, Locarno
La risposta
Carara Angela Notari, non so chi sia tanto meschino da infastidirsi davanti a una mamma che allatta il suo bambino, ma il mondo a volte è balordo e c’è sempre qualche anima triste o algida che per qualche ragione è incapace di cogliere la bellezza e la bontà di un gesto arcaico e sacro che continua a svezzare l’umanità dall’albore dei secoli. Il latte materno non è solo un potente concentrato di nutrienti genuini e del tutto «bio», è la sostanza che stabilisce il contatto più intimo tra due esseri umani (e animali), la trasmissione della vita da un corpo che ama a un corpo che è amato. Non credo che in natura – e men che meno fuori dalla natura – esista una connessione vitale più forte e vertiginosa. Ed è paradossale che in un’epoca ossessionata dal culto del corpo, qualcuno possa indignarsi o irrigidirsi per un seno scoperto e per un neonato che vi si accosta con la dolce prepotenza della fame. Non so chi possa dedicare sguardi di riprovazione a uno spettacolo del genere. So, però, che i bacchettoni non si estinguono mai e troveranno sempre una scusa socialmente spendibile per mettere a disagio il prossimo. Anzi: la prossima. Per farle sentire che non è conveniente abbassare il reggiseno in pubblico, che non sta bene esibire l’atto simbolo della maternità in società. Ho un sospetto: che il corpo femminile venga socialmente esaltato finché suscita desideri predatori e smetta di esserlo nel momento in cui non è più disponibile per il mercato degli appetiti sessuali (o per il mercato e basta). Accolgo quindi con ammirazione il tuo orgoglio di mamma che allatta in pubblico e il tuo canto vichingo per chiamare a raccolta, in sorellanza, le donne che nascondono un prodigio che rifulge da secoli tra le Madonne affrescate nelle nostre cappelle.