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Il Corano inneggia alla violenza? E la Bibbia, allora?

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Carlo Silini
05.02.2021 06:00

Nell’articolo «Dio ci guardi dai simboli di purezza» lei afferma che i simboli minacciosi di frange violente del mondo musulmano, come quelli sbandierati dall’ISIS, sono «lontani dallo spirito pacifico dell’islam». Non è così. Come prescrive espressamente e ripetutamente il Corano, i musulmani sono per principio tenuti a combattere (quindi a aggredirli) gli infedeli per costringerli, se le circostanze lo consentono, a sottomettersi alla legge islamica, la cosiddetta «sharia», ritenuta espressione diretta della volontà divina. Legge, questa, onnicomprensiva in quanto regola ogni aspetto della vita, non fa distinzione fra politica e religione, fra sacro e profano. Il che la rende automaticamente incompatibile con il nostro ordinamento sociale e statale. I musulmani potranno anche essere pacifici ma l’islam come tale non è, per natura, pacifico. Affermare il contrario è far torto all’islam medesimo e alla verità. La giustificata diffidenza verso l’islam non significa ostilità verso i musulmani ma precauzione nei confronti di un’ideologia pericolosa e inaccettabile, nemica dichiarata del sistema democratico e incompatibile con principi basilari della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Per rendersi conto dello «spirito pacifico» dell’islam basta interrogare la storia.

Fernando Filippi, Airolo

La risposta

Caro Fernando Filippi, anche nella Bibbia c‘è violenza: la morte dei primogeniti egiziani ( Es 12,29), la condanna alla lapidazione per i bestemmiatori (Lv 24), l’esortazione a fare strage dei nemici e a prendere donne e bambini come bottino (Dt 20). E se leggiamo il Vangelo, in Mt 10:35-36 Gesù dice: «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra (...) ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua». Possiamo dedurne che la Bibbia promuove la violenza e che Gesù era un guerrafondaio? Che i cristiani possono essere pacifici, ma il cristianesimo non lo è? No. I peggiori nemici della religione applicano alla lettera i loro testi sacri, ignorando che sono trascorsi secoli da quando sono stati scritti e che spesso utilizzano un linguaggio simbolico. L’Occidente cristiano ha elaborato e autorizzato nel corso dei secoli l’ermeneutica della Bibbia, cioè, una scienza interpretativa dei suoi testi che consente di coglierne il significato profondo e lo spirito al di là del senso letterale delle parole. Una scienza più acerba nell’islam. Ma per nulla assente. «Jihad», per esempio, significa «sforzo» o «combattimento» e viene tradotto con «guerra santa». Ma guerra contro chi? Contro gli «infedeli» o, come asseriscono molti studiosi musulmani, contro sé stessi, trattandosi della battaglia interiore per purificarsi dal male? Sia il cristianesimo che il mondo musulmano devono fare i conti con i propri (troppi) talebani che uccidono lo spirito dei testi sacri riducendolo al loro significato letterario. Quelli in barba e palandrana nel Medio Oriente e quelli con Bibbia e bandiere sudiste nel Congresso USA.