Il curioso senso del pudore e gli esempi per i nostri figli
Mi ero imposto di non guardare il reportage di Falò su RSI (ref. servizio di Gianluca Monnier nella puntata del 18.4.2024) relativo all’impresa Birolini e all’utilizzo da parte della stessa ditta dell’area situata in Via Industria a Muzzano; non so perché, ma avevo come un sentimento che mi diceva di non guardarlo evitando di cadere ulteriormente nel livore generato da una situazione, permettetemi, paradossale per la civile, rispettosa dei diritti e delle leggi, Confederazione svizzera.
Nelle mie parole, riportate dal bravo giornalista Gianluca Monnier, si evince un grande rispetto per i lavoratori e per qualsiasi attività lavorativa che sia degna di questo nome, purché questa operi nel quadro delle leggi e regolamentazioni vigenti.
Ho avuto la fortuna, nella mia formazione accademica e poi carriera professionale (quest’ultima di ormai 25 anni), di essere sempre stato spinto da una profonda curiosità e voglia di imparare cose nuove, tali da abbracciare sfide così differenti che mi hanno portato prima in cantiere nelle centrali elettriche, poi in acciaieria e da 10 anni nel settore dell’editoria.
Ecco, in qualsiasi posto io sia stato (e ne ho visti tanti) e qualsiasi progetto abbia seguito, tutto nasceva con un dossier volto ad ottenere le necessarie autorizzazioni ad operare nel contesto geografico in cui si decideva di insediarsi rispettando le norme vigenti in termini inquinamento atmosferico, fonico, veicolare (solo per citarne alcune) dettate dal Piano regolatore.
Ebbene, mi dispiace veramente dirlo e non voglio assolutamente mancare di rispetto per i lavoratori dell’impresa che svolgono un ruolo importante nella logistica cantonale, ma il caso Birolini è al di là del pudore, al di là dell’educazione, al di là del rispetto per la legge e per chi rispetta quotidianamente le leggi, e soprattutto è un brutto esempio per i nostri figli, per le future generazioni. Tradotto, ma questo lo si può apprendere dalle parole dello stesso sig. Birolini, «io faccio quello che voglio, mi sono insediato qui senza i necessari permessi, ho ampliato la mia attività anche e chiaramente al di là di quello che la legge consentiva, ma non m’importa della legge, io vado avanti».
Non è più una questione di strada infangata, di auto impolverate, di finestre sporche a causa della polvere sollevata dalle lavorazioni dell’impresa Birolini e poi trasportata dal vento, ma una questione di educazione da insegnare alle nuove generazioni e di rispetto per le leggi che siamo, tutti noi cittadini, chiamati a rispettare (da sempre e dall’inizio, non da quando decidiamo noi).
Non è violando i principi dettati dal Legislativo cercando poi di ricorrere ad un condono, che costruiremo una società migliore. Il: «fai pure quello che vuoi, vai pure al di là dei limiti imposti dalla legge, poi troveremo una soluzione» non può essere accettato; i buoni genitori devono essere dei buoni esempi per i propri figli, ugualmente i legislatori dovrebbero farlo per i cittadini e le imprese.