Bussola locarnese

Il viaggio continua

Iniziamo subito a pensare, immaginare e lavorare alla prossima edizione del Film Festival di Locarno
Un frame di «Joqtau», del regista kazako Aruan Anartay.
Giona A. Nazzaro
Giona A. Nazzaro
17.08.2024 06:00

Inevitabilmente, così come in ogni viaggio, anche nel nostro c’è un approdo momentaneo che qualcuno immagina come una fine, altri come una meta, altri ancora come una sosta.

Il viaggio del Locarno Film Festival si ferma, ma non si interrompe. In questa sosta, soltanto apparentemente lunga, iniziamo a pensare, a immaginare e a lavorare per la prossima edizione. E allora, nessun modo migliore - a nostro giudizio - di cominciare a occuparsi di ciò che sarà continuando a puntare nella direzione del cinema, della scoperta dei film, tutti ugualmente da desiderare e da sognare.

Il nuovo tratto di questo cammino verso altri orizzonti inizia con un film di Denis Côté, regista canadese che personalmente amo molto. Si intitola Jours avant la mort de Nicky ed è un omaggio alla poetica di James Benning, uno dei maestri del cinema indipendente e minimalista americano. Il film è nato in circostanze del tutto particolari, se non addirittura straordinarie: dopo aver ricevuto un invito a partecipare a un festival, Côté aveva accettato a condizione di poter andare in auto con un operatore e una sua collaboratrice. Così, sfruttando una congiuntura forse irripetibile, il regista québécois ha girato «on the road» una riflessione profonda, poetica e tenerissima sulla finitezza dei corpi.

E sul desiderio di continuare a viaggiare si fonda pure il lavoro di Aruan Anartay, il regista kazako di Joqtau, una delle sorprese di questa edizione del Festival - il Kazakistan, tra l’altro è un Paese che aveva quest’anno a Locarno ben due film (l’altro è Cricket It’s Your Turn, di Olga Korotko). Con Joqtau, Aruan Anartay tenta di riflettere sul destino della sua nazione, per secoli passaggio nodale lungo la Via della Seta e, nel Novecento, una delle più grandi Repubbliche socialiste dell’Unione Sovietica. Anche qui, la riflessione si intreccia con la meditazione e il racconto, facendo del lavoro del giovane autore kazako una delle visioni più interessanti di Locarno 77.

Allo stesso modo, un’autentica sorpresa è il film d’animazione colombiano Olivia & Las Nubes («Olivia e le nuvole») di Tomás Pichardo-Espaillat, in cui una donna rielabora il trauma di un amore mancato, non corrisposto, sognato, desiderato, forse mai esistito, immaginando di essere diventata una pianta. Ed è attraverso una serie di numerose tecniche di animazione che viaggiamo nel cuore, nei sentimenti e nella testa di questa donna, sull’onda di una colonna musicale davvero strepitosa, che oscilla fra ritmi caraibici ed elettronica d’ambiente.

Così, mentre la nostra bussola sembra indicarci che siamo arrivati alla fine di un viaggio, un’altra bussola - una bussola fantasma, che accompagna quella reale - ci dice invece che il viaggio non è finito, continua. Verso nuovi approdi, nuove avventure e nuove isole. Come sempre, d’altronde.

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