L'opinione

La Chiesa in Svizzera deve voltare pagina

Marco Tonacini-Tami, già redattore della «Voce di Castagnola e del Ceresio»
Red. Online
18.09.2023 16:31

Da un  Progetto pilota dell’«Università di Zurigo», reso pubblico, si apprende che negli ultimi settant’anni, nella Chiesa cattolica romana in Svizzera, oltre un migliaio sono stati gli abusi sessuali commessi da sacerdoti, religiosi e operatori pastorali su minorenni e persone vulnerabili. Il che ha suscitato nei fedeli e nella opinione pubblica sconcerto, amarezza, delusione.

Le scuse tardive da parte dei vertici della gerarchia ecclesiastica della Chiesa che  è in Svizzera, non servono a placare gli animi  e la fiducia nella Chiesa – istituzione. «I pastori travestiti da lupi» che ancora oggi sono in carica, senza se e senza ma, vanno puniti a tolleranza zero e segnalati alla Magistratura civile.   Neppure  il risarcimento alle vittime a suon di soldoni, servirà a lenire la sofferenza  che si portano  dentro. per tutta la vita. Dalle parole di scuse e di riprovazione, ora si passi ai fatti con la massima trasparenza. Il modo migliore è quello  di avere orecchie protesi all’ascolto e occhi vigilanti e cuore aperto per essere vicino alle vittime e alle loro famiglie. Da questa triste vicenda la Chiesa cattolica romana che è in Svizzera, ma anche in altri Paesi, ne esce male.

Fatta questa premessa che, ha  scosso le fondamenta delle Chiesa istituzionale, fiumi di parole sono state dette e  fiumi di inchiostro sui media locali. Il Vescovi (due nella Diocesi di Lugano e uno nella Diocesi di Sion) che hanno «insabbiato» e distrutto, nei rispettivi archivi diocesani  i  documenti di abusi accertati,  sono – checché se ne dica il contrario- complici di  chi  ha commesso tali abusi.

Anche della società civile  ci sono abusi sessuali: in famiglia, nella scuola, nello sport  e in altri settori della vita sociale. Ma non è scusante per gli abusi che sono avvenuti (e  tutt’ora ci sono!) nella Chiesa. Papa Francesco ha detto: «Anche un solo abuso nella Chiesa è di troppo!»

Bisogna onestamente riconoscere che in passato la totale assenza di educazione sessuale nei Seminari e nella Chiesa stessa, non ha certamente favorito i  candidati al sacerdozio a maturare la propria affettività e la propria sessualità: parlarne era tabù. Certo che ha abusato (o abusa!).  dei minori o delle persone vulnerabili, nulla ha capito di ciò che significa il Bene  per l’Altro ed è cosa buona che cambi percorso!!!

Oggi il prete vive in una società laica e secolarizzata, e scristianizzata ed ha perso il profumo e il sapore dei valori cristiani. Ciò, però, non giustifica   gli abusi sessuali di cui s’è detto. Il prete ha bisogno, oggi più che mai, di punti di riferimento, di amicizie vere; deve cercare di sviluppare una  « rete» di relazioni umane, innanzitutto con le persone che in parrocchia sono impegnati nei vari servizi e ministeri, con i fedeli, ma anche con i lontani; non ha bisogno di avere «compiacenti» beghine, che, con troppa familiarità, gli stanno attorno – «La troppa familiarità, però, può trasformarsi – come bene ha detto il Vescovo di Coira Mons. Joseph Maria Bonnemain – in affettività in sessualità che alla fine porta a cadere nell’abuso sessuale».

Chiosando non possiamo non rivolgere un pensiero di riconoscenza a quei parroci e preti, religiosi (e) che non amano apparire sotto i riflettori della cronaca mondana, ma con umiltà, generosità, impegno e fedeltà esemplare alla propria vocazione, compiono il loro dovere, seminando, a piene mani, con fatica, ma con sorridente bontà evangelica, la buona Semente del Vangelo, con un po' di lievito per alimentare la massa della pasta e un pizzico di sale per dare sapore.