La posta di Carlo Silini

Così si sdoganano i regimi: per sbadataggine

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Cerimonia a Kandahar il 9 febbraio scorso per l’entrata nelle forze dell’ordine di 300 talebani dopo il periodo di addestramento. © EPA/STRINGER
Carlo Silini
23.02.2022 06:00

Caro Carlo, in un importante articolo su questo giornale ho letto che anche dei talebani soffrono la fame e possono mangiare, senza pagare, nei ristoranti di Kabul. Qui vorrei fare un’aggiunta. Quattro nostri amici afghani raccontano che le loro famiglie che vivono in diverse province devono dare da mangiare a gruppi di talebani da sei a dieci persone, ogni settimana o ogni dieci giorni. Queste famiglie e molte altre in Afghanistan sono costretta dai talebani, sempre armati, a dare loro del cibo. Si tratta di estorsione! Queste famiglie hanno loro stesse poco da mangiare, e pochi soldi, perché moltissimi hanno perso il lavoro da quando i talebani sono al governo. Per aiutare i loro familiari a sopravvivere, i nostri amici mandano loro periodicamente 100 – 200 franchi. Un altro afghano, ha la cittadinanza svizzera, ha ricevuto dal suo datore di lavoro nel Canton Zurigo e da diversi amici svizzeri una bella somma. Questi soldi li ha mandati ai suoi fratelli nella provincia di Fariab. Loro preparano dei pacchi di farina, riso e olio d’oliva, chiamano le famiglie e le donne sole più povere dei dintorni e consegnano loro la preziosa merce. Dell’estorsione da parte dei talebani e dell’aiuto degli afghani all’estero ai loro parenti in quel martoriato paese, non si sente parlare dai nostri media. Peccato.

Beat Allenbach, Torricella

LA RISPOSTA

Caro Beat Allenbach, dopo il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, l’opinione pubblica si è abituata ai loro soprusi e ha smesso di pensarci perché nel frattempo nuove crisi si sono sovrapposte a quelle vecchie e Kiev, per dirne una, fa più notizia di Kabul. È così che si sdoganano i regimi: per sbadataggine più che per cattiveria. A due decenni dalla ribalta mediatica di cui hanno goduto all’epoca del Mullah Omar, i talebani di oggi sono più astuti e vanno in giro a dire che no, le donne non le tratteranno più come umane tentazioni da nascondere sotto un burka (vedremo) e potranno addirittura studiare. E così , nelle università pubbliche delle province di Nangarhar e Kandahar gli uomini frequentano le lezioni al mattino e le donne al pomeriggio, in ossequio al sistema della segregazione di genere. Spariscono però i saloni di bellezza, gli abiti sono esposti su manichini senza testa, i canali tv non trasmettono serie che includono donne e le giornaliste indossano l’hijab. Non sapevo dei taglieggiamenti alla popolazione civile, ma la vedo grama. Secondo il segretario dell’ONU Guterres in Afghanistan milioni di persone sono alla fame, istruzione e servizi sociali sono disastrati e la mancanza di liquidità limita la capacità d’aiuto delle ONG. La crisi sociale ed economica è acuita dall’inverno glaciale e dalla pandemia. Che fare? I talebani sembrano dirci: riconosceteci e noi allenteremo la stretta sui diritti umani. L’Occidente non sa come uscire dall’impasse: meglio l’intransigenza e le sanzioni o la ricerca di un compromesso per il bene dei cittadini afghani? Un rompicapo davanti al quale applaudiamo alla campagna ONU appena lanciata dal titolo quanto mai azzeccato: «Non lasciamoli soli».