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Ucraina e Russia: non c'è pace senza giustizia

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Immagine da Kiev, capitale dell'Ucraina. © Keystone
Carlo Silini
23.03.2022 06:00

Caro Silini, non mi trovo d’accordo con le conclusioni del suo commento «La fine di peace and love» (cfr. CdT del 12 marzo 2022). Io sto con Giovanni Paolo II, con Gandhi, con Martin Luther King. La guerra, la violenza, non sono MAI la soluzione. Non esistono guerre giuste, possono esistere guerre che sei costretto a combattere perché forzato dagli eventi, ma prima va fatto ogni sforzo, ogni sacrifico, ogni rinuncia per proteggere il bene supremo della vita e della pace; e in questa crisi non vedo ancora nessuno seriamente impegnato verso questa direzione! E poi, chi decide che una guerra è giusta? C’è un ente supremo, libero da interessi di parte, che lo stabilisce? Al di là di fatti incontrovertibili (i russi hanno invaso l’Ucraina), chi è a conoscenza di tutte le verità? Noi occidentali stabiliamo il giusto secondo il nostro metro e decidiamo che l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia è cosa buona e giusta, mentre quella del Donbass dall’Ucraina è una violazione dell’integrità di quest’ultima. Dall’altra parte, pensano esattamente il contrario. Il patriarca Kyrill giustifica la guerra di Putin (cosa aberrante) e quindi è un mostro; se Papa Francesco giustificasse un attacco della NATO sarebbe un santo? No, sarebbe altrettanto aberrante. Non è facendo morire i bambini di tutta Europa, o anche solo quelli della Russia, che salviamo i bambini ucraini: è facendo cessare questa tragedia al tavolo dei negoziati. Sempre con stima.

Luca Demarchi, Lugano

La risposta

Caro Luca Demarchi, l’urgenza del tema mi impone di dare precedenza alla sua lettera, anche se è arrivata dopo molte altre che restano in giacenza. Sì, la via maestra per trovare la pace è la pace, nella fattispecie il lavoro della diplomazia. Sarebbe scellerato imbracciare le armi se una disputa può essere risolta senza violenza. Ma se la diplomazia fallisce chi salva le vite di chi è aggredito? I grandi ideali pacifisti? Col cuore sono pacifista, ma con la ragione so che in certi casi il rifiuto assoluto delle armi non solo non aiuta la pace, ma lascia campo libero alla violenza del più forte e rafforza l’ingiustizia. Non dimentico che nella Seconda guerra mondiale l’Europa è stata liberata grazie all’ingerenza armata di potenze straniere. Se non fossero intervenute forse oggi avremmo una croce uncinata nella bandiera. Lei cita dei giganti del pensiero non violento. Certamente Martin Luther King condannava l’intervento USA in Vietnam, anche perché l’America gettava immense risorse nella guerra e non le utilizzava per gli strati più poveri della popolazione. Devo però ricordarle che, in linea con la tradizione cattolica, Giovanni Paolo II di volta in volta giudicava se una guerra fosse «giusta» o no. Mentre nel 1926 Gandhi aveva scritto: «Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari dinnanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole…». Anche loro, quindi, non erano pacifisti assoluti. Perché non esiste pace senza giustizia.

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