Lavorare meno per vivere meglio

Nel corso degli ultimi decenni il mercato del lavoro ha subito grossi cambiamenti, in particolare in relazione agli elevati ritmi di lavoro e al conseguente stress. A conferma dell’accresciuta pressione sulle lavoratrici e sui lavoratori, è stata l'esplosione di casi di malattie legate e dovute proprio al lavoro, come i burnout. A questo proposito sono sempre di più i bandi di concorso in cui si cercano persone con “buone capacità di resistere allo stress”. Lo stress è diventato un inevitabile e riconosciuto effetto collaterale al lavoro. Se vuoi lavorare, le condizioni sono che devi saperlo fare sotto pressione. Un’imposizione che ha importanti conseguenze sulla collettività, ma che soprattutto mette pesantemente a repentaglio le condizioni di salute e di vita delle persone colpite.
È chiaro che bisogna iniziare a ripensare le condizioni quadro in cui il lavoro si svolge, affinché effettivamente i presupposti per lavorare non equivalgano a sapersi adattare all’esaurimento. Se pensiamo ad esempio all'amministrazione cantonale, peraltro non esente dalle malattie legate al lavoro, le condizioni in termini di ore di lavoro e vacanze sono ancora ottocentesche. 42 ore settimanali e 4 settimane di vacanza all'anno non rispondono neppure lontanamente alle moderne esigenze di conciliabilità famiglia e lavoro, come pure alla possibilità di offrire il proprio tempo libero a beneficio di attività sociali o di svago personali. È necessario portare avanti anche in Ticino riflessioni e soprattutto scelte come quelle fatte, per esempio, per il personale della Città di Zurigo, che sperimenterà la settimana da 35 ore.
Ripensare ai ritmi di lavoro e alla qualità del lavoro per favorire la qualità di vita è una delle grandi sfide del tempo presente.
Giulia Petralli, candidata al Gran Consiglio per i Verdi