Le banche e i destini incrociati

di VANNI CARATTO - C'è un solo aspetto che accomuna in queste ore Sergio Ermotti e Tidjane Thiam: entrambi hanno dichiarato a distanza di pochi giorni di dover operare in un contesto difficile di mercato, dove portare risultati importanti è difficile. E, a guardare bene, ce n'è anche un secondo: la disciplina nella riduzione dei costi è una priorità del loro mandato. Per il resto, il CEO di UBS e quello di Credit Suisse hanno ben poco che li accomuna: anche se possono quasi guardarsi dalla finestra dei rispettivi uffici in Paradeplatz a Zurigo, non potrebbero vivere in questo momento in due mondi più diversi. UBS è ormai uscita dalla fase più dura della ristrutturazione ed è tornata a navigare al largo, abbastanza lontano da scogli e secche pericolose. Il ritorno alla fase «normale» di crociera è risultato da un particolare (non secondario) dei conti presentati venerdì 28 ottobre: nel terzo trimestre dello scorso anno la banca aveva beneficiato di un credito d'imposta di 1,3 miliardi, mentre nel periodo luglio-settembre di quest'anno l'onere fiscale netto è stato di 49 milioni. Si ritorna quindi in una situazione più standard. Questo ovviamente pesa sulle dimensioni dell'utile netto, che nel terzo trimestre di quest'anno è stato di 827 milioni di franchi, contro i 2,068 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso. Il confronto tra i due numeri fa impressione, ma anche solo facendo un calcolo aritmetico che sottrae i benefici fiscali del 2015 e aggiunge le tasse pagate nel terzo trimestre di quest'anno, si capisce che il risultato è in miglioramento. Quindi meno utili, ma raggiunti senza più nessun aiuto esterno. Ora la sfida è mantenere la rotta, perché il quadro internazionale non è certo dei migliori (tanto che Ermotti ha dichiarato a questo giornale che quasi rimpiange i primi due trimestri del 2015, quando l'Asia dava ancora un contributo importante alle attività): UBS intende farlo continuando a perseguire la propria disciplina sui costi, ma anche evitando che una strategia solo focalizzata su questo aspetto possa fare perdere risorse alla banca, impoverendola di professionalità. Per Credit Suisse la partita è ancora in gran parte da giocare. Ieri la banca è riuscita a rimanere sopra la linea di galleggiamento con un utile poco più che simbolico (41 milioni). Come avrebbe detto nel 1985 Massimo Catalano nel programma cult italiano «Quelli della Notte»: «Meglio un piccolo profitto che segnala un tentativo di uscire da una situazione difficile che una perdita che interrompe un processo di miglioramento iniziato nel trimestre precedente». Ma – aggiungerebbero gli analisti più critici – nel secondo trimestre l'utile era di 170 milioni (dopo sei mesi in rosso), ora siamo a meno di un quarto. Si capisce quindi perché gli investitori siano stati ieri così severi sul titolo (in Borsa il calo è del 7,09% a 12,32 franchi), dopo che per diversi mesi avevano ricominciato a dare fiducia alla banca (a luglio il titolo era scivolato per la prima volta sotto i 10 franchi), grazie anche al ritorno ai profitti comunicato alla fine del mese di luglio. Un fronte – quello delle sanzioni – che preoccupa soprattutto un'altra banca in profonda ristrutturazione: Deutsche Bank. L'annuncio dell'arrivo di una multa da 14 miliardi per il colosso tedesco aveva depresso nelle scorse settimane tutto il comparto bancario europeo. Poi le rassicurazioni arrivate da Francoforte su un probabile forte «sconto» sulla multa e l'annuncio di un utile risicato (278 milioni di euro) aveva calmato un po' le acque. Ora anche quel nodo sta arrivando al pettine. Prepararsi al peggio sperando in sorprese positive: questa sembra l'unica strategia vincente in questo difficile finale d'anno.
Ora è difficile dire se questo percorso di «riconquista» degli investitori segnerà di nuovo una battuta d'arresto: Thiam può mettere sul piatto della bilancia gli obiettivi già raggiunti sul fronte della riduzione dei costi e del taglio del personale che procede secondo le previsioni. Allo stesso tempo chiede pazienza per poter riportare la banca su un livello di profittabilità più importante. Ma guardando fuori dalla finestra del suo ufficio a due passi dallo Zürisee, anche Thiam si accorge che di tempo e pazienza nel mondo della finanza sembra essercene sempre meno, anche perché le nuvole che si stanno addensando all'orizzonte – tra nodi politici, rialzo dei tassi USA e crisi geopolitiche – non promettono un inverno dal clima mite. E presto – appena passate le elezioni presidenziali USA di martedì prossimo – per Credit Suisse potrebbe arrivare anche notizie poco piacevoli sul fronte delle multe da oltre Oceano.