Verso il 2 aprile

L'inutilità del non voto

L'opinione di Matteo Quadranti, candidato al Gran Consiglio per il PLR
Red. Online
22.03.2023 11:07

Si sente sempre più dire «non voto perché tanto non cambia nulla e fanno sempre quello che vogliono», «non voto i partiti perché sanno solo litigare e non fanno l’interesse di noi cittadini». Bene, anzi male! Si tratta della più illogica affermazione popolare e della più inutile forma di scelta politica: l’astensionismo. Senza dimenticare l’atteggiamento poco rispettoso di una istituzione svizzera come la democrazia diretta che garantisce un diritto che altri nel mondo si sognano ovvero quello di eleggere i propri rappresentanti prima e di sanzionarli poi ma con il voto a favore di altri e non con il non voto che non sposta di una virgola la bilancia. Quindi i politici faranno semmai quello che vogliono se e solo se la maggioranza non va a votare e si ritira dal contratto sociale. Infatti, paradossalmente, è solo non andando a votare che si contribuisce ad impedire i cambiamenti. Secondo gli ultimi sondaggi il 41% della popolazione ticinese con diritto di voto non andrà a votare perché ha deciso di abdicare al proprio sacrosanto diritto di far valere la propria voce. Quindi il loro non voto sarà totalmente inutile perché a decidere sarà il 59% che voterà. Ciò significa che questo 41% non avrà di per sé legittimazione a lamentarsi se le cose non cambieranno. Anzi, potrà se del caso complimentarsi per aver contribuito a fare in modo che per far passare determinate decisioni politiche basterà a quel momento avere la maggioranza del 59%, ossia del 30 % della popolazione totale mentre che se il 100% della popolazione votasse la maggioranza dovrebbe essere del 51%, quindi una differenza non indifferente. D’altro canto il voto politico è come il potere che il consumatore può decidere di esercitare o meno. Se tutti decidessero di boicottare o smettere di usare un prodotto del mercato vuoi perché non più al passo coi tempi, oppure perché non ecologico o sano, o ancora, perché si è persa la fiducia nel marchio (un po’ come clienti corsi a chiudere i conti al Credit Suisse a causa di scelte manageriali non all’altezza), di fatto i padroni dello stesso chiuderebbero i battenti o quantomeno dovrebbero piegarsi alle esigenze dei consumatori. Insomma il consumatore, come il cittadino ha di per sé un potere rivoluzionario e utile per cambiare le cose. Peccato che la pigrizia e l’assenza di coordinamento (che invece è lo scopo dei partiti) tra i consumatori come tra i non votanti, lascino facilmente le cose come stanno. 

Quindi, se davvero volete un cambiamento votate sempre e non lasciate agli altri decidere per voi. Potete e possiamo fare la differenza. 

Matteo Quadranti, candidato al Gran Consiglio per il PLR

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