La posta di carlo silini

Ma esiste una gerarchia dei genocidi?

Azschwitz. © CdT/Fabio Pontiggia
Carlo Silini
25.01.2021 06:00

Nei campi di sterminio nazisti non c’erano vittime più vittime di altre. Chi distingueva omosessuali, disabili, oppositori, testimoni di Geova, comunisti, rom, nobili, israeliti? Solo una stella: 11 milioni di morti nei campi, di cui 6 milioni di israeliti. E che dire delle vittime di altri genocidi, dagli amerindiani alla Bosnia, dagli Herrero al Rwanda, dai pellerossa alla Cambogia, dagli armeni agli aramaici. Genocidi e massacri toccano infatti molte tipologie di esseri umani, culture, Paesi e periodi. La Giornata cantonale della memoria è stata creata prima di quella internazionale (voluta dall’ONU per ricordare i drammi vissuti dalle popolazioni ebraiche) e vuole espressamente ricordare tutte le vittime e tutti i genocidi, non solo l’Olocausto. Ma entrambe le giornate ricorrono il 27 gennaio. Si potrebbe perciò istituire a livello cantonale una settimana della memoria. Iniziando il 27 con le vittime della Shoah e poi ricordando le altre vittime nei giorni successivi. Da oltre un anno è pendente una richiesta al Gran Consiglio e al Consiglio di Stato in merito ma nulla si muove...

Francesco Mismirigo, Locarno

La risposta

Caro Francesco Mismirigo, chi l’ha subito spesso considera il genocidio della propria gente più genocidio di quello degli altri. Naturalmente è importante distinguere i genocidi da altre efferatezze. Perché la metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui e l’annullamento dei valori e dei documenti culturali non è un “semplice” atto di guerra. Un conto è sconfiggere le forze nemiche per conseguire una terra o un bottino, un conto è organizzare l’estinzione di tutti i membri del gruppo avversario. Sono due cose raccapriccianti ma la seconda è peggiore della prima perché la guerra si ferma al momento della vittoria (o della sconfitta) il genocidio solo quando l’intero gruppo dei nemici è estinto. Purtroppo di genocidi ce ne sono stati diversi. Ma è una “battaglia tra poveri” quella per il primato sulla ferita subita. Come se il genocidio patito dal proprio gruppo reclamasse un riconoscimento maggiore o unico rispetto a quellopatito da altri gruppi.

In base a cosa si può stabilire una gerarchia di gravità dei genocidi? In base al numero finale dei morti? Al fatto che la persecuzione di un gruppo continua ancora oggi? O alla brutalità delle violenze esercitate o sofferte? I genocidi non sono tutti uguali, ma sono tutti orrendi. Le loro vittime hanno già subito troppo nella loro storia per camminare le une contro le altre. Per questo trovo equa, umana e intelligente la proposta di una settimana della memoria che dia voce a tutti i genocidi perpetrati nel tempo e non soltanto a uno solo, per quanto tragico, inaudito ed emblematico delle profondità dell’odio e dei mali che l’umanità può commettere o subire.