Ma qual è l'obiettivo fondamentale della scuola?

Il contributo di Moreno Bernasconi su questo giornale dal titolo emblematico, sia pure interrogativo «Addio classi inclusive?» ripropone il quesito che occupa la scuola in Svizzera e quindi anche in Ticino. Quale è l’obiettivo fondamentale della scuola? Trasmettere il sapere oppure essere un ente di socializzazione «inclusiva» teso a eliminare ogni differenza, senza occuparsi di contenuti stabiliti in programmi dalle autorità politiche. In un mio articolo del Corriere il 26 maggio 2017 dal titolo «La scuola che non verrà e il sistema francese» mi opponevo criticamente al progetto del DECS allora in esame, quale primo oppositore parlamentare a un’iniziativa che andava verso la seconda opzione del dilemma, riducendo la scuola a una semplice fornitura delle cosiddette competenze secondo modelli teorici francesi degli anni Ottanta. Con l’obiettivo ideologico della suddetta inclusione. Il dibattito che ne seguì, malgrado l’approvazione del parlamento, portò al naufragio clamoroso di quel progetto in votazione popolare. Moreno Bernasconi espone come il modello delle classi inclusive sia oggi contestato in molti cantoni, in particolare a Basilea città, da parte degli stessi rappresentanti dei docenti che ne constatano il fallimento sia educativo che sociale. Le classi uniche sconfiggono gli ultimi. L’esperienza concreta ha contraddetto gli esperti che prefiguravano il modello delle classi inclusive come operazione vincente per tutti. Un sondaggio della NZZ ha accertato che nel cantone Zurigo il 66% degli interrogati desidera un ritorno al modello delle classi differenziate. Il partito liberale zurighese propone una soluzione organizzativa separando le classi, in base alle materie lingua tedesca e matematica. La legge della scuola ha deciso la questione in modo chiaro (art. 2) pronunciando che la scuola è una istituzione «per la trasmissione critica del sapere», non quindi in primis una sede di socializzazione, volta a escludere differenze di ogni tipo. «La scuola è sempre stata riconosciuta come il luogo della trasmissione dei saperi da una generazione all’altra, oggi la conoscenza intesa come sapere viene messa in discussione» osserva in modo critico Virginio Pedroni, già docente e storico intellettuale di sinistra. «Il ruolo formativo mediato dal sapere deve restare prioritario rivolto allo studente che è una persona con ragione e sentimenti, non un aggregato di competenze pronte per l’uso», afferma sempre Pedroni (CdT 25.11.2022). Valutazioni che condivido. Questo bagaglio di conoscenze forma la capacità critica di affrontare il futuro professionale e di vita, di valutare quanto sia utile conservare del passato e invece sia necessario modificare nel presente. Questi obiettivi sono decisivi, devono essere presenti e prioritari rispetto a problemi organizzativi interni della scuola.
Andrea Giudici, candidato UDC al Gran Consiglio