Non c’è un giorno che vale la pena di perdere

Un lettore di Mendrisio ci scrive di aver ritrovato un testo di sua figlia Giorgia (14 anni) scritto l’anno scorso e chiede di condividerlo e commentarlo. Ecco una nostra sintesi: «Viviamo in un’epoca materialista in cui molti ragazzi crescono senza avere assimilato i veri valori della vita, pensando che vivere ed essere ancora vivi il giorno seguente sia scontato. Buttiamo via secondi preziosi a litigare per nulla; a giocare ad un videogioco che in fin dei conti non ci porterà da nessuna parte; quando invece dovremmo vivere ogni giorno come fosse l’ultimo. Sapevo già che in questo periodo dell’adolescenza, dei miei giorni perduti ne avrei perso il conto: tra giornate intere di litigi, di emozioni; tra problemi inutili che mi causavano solo stress; tra troppi «no» che potevano trasformarsi in «sì» e magari essere stata molto più tempo con i miei nonni, aver trascorso più momenti felici con mia mamma e mia sorella. Lo sapevo già, sì, ma ho aperto gli occhi e mi sono trovata in faccia la realtà quando ho perso un’amica che aveva appena tredici anni. In quel momento ho capito quanto ogni singolo giorno sia fondamentale, che la lancetta dell’orologio non potrà mai girare in senso antiorario, perché tutto ciò che possiamo fare è rivolgere la testa al passato e guardarlo con gli occhi del presente attraverso i ricordi; ragionare e riflettere al fine di rendere migliore il nostro futuro e soprattutto cogliere l’attimo».
Giorgia Maspoli, Mendrisio
La risposta
Cara Giorgia Maspoli, mi colpisci. So bene che la maggior parte di voi ragazzi è tutt’altro che superficiale. Lo so perché capita anche a me di parlare con alcuni tuoi coetanei rendendomi conto che a volte ragionate meglio degli adulti. Quando dico «ragionate meglio» non mi riferisco alle conoscenze o all’esperienza, che negli adolescenti restano, ovviamente, allo stadio germinale. Mi riferisco a una sorta di istinto, di saggezza primordiale a cui date più retta delle persone della mia età, spingendovi a intuire il senso delle cose prima ancora di averle conosciute e capite. Di solito, però, la percezione della vita che fugge veloce emerge più in là negli anni, per esempio quando si vedono i figli - che un minuto fa gattonavano in salotto - crescere e diventare più alti di noi. Ma ecco un possibile paradosso della pandemia: i giovani (o meglio, alcuni di loro) si rendono conto che la vita va onorata rafforzando i legami di amore e di affetto che danno senso alle loro esistenze. E i più grandi (alcuni di loro) si affannano tra creme anti-aging, running e diete snellenti come se davvero potessero spostare indietro le lancette del tempo. Alla fine, però, giovani e meno giovani devono sempre e comunque fare i conti con la realtà. Con una compagna persa quando aveva 13 anni, per esempio, probabilmente con un milione di progetti nella testa e nel cuore. Per capire come te, cara Giorgia, che la felicità è un piatto che non puoi mangiare domani, lo devi gustare qui e ora, ridendo e danzando, che tu abbia 14 o 99 anni. Perché è giusto preparare con pazienza e impegno il domani che verrà, ma nel frattempo non c’è un giorno che vale la pena di perdere.