L'opinione

Palazzo dei congressi: l'alternativa Jean Nouvel (II)

Partecipazione e inclusione invece di speculazione e esclusività
©Gabriele Putzu
Red. Online
24.05.2022 00:00

Il progetto di Jean Nouvel, l'ultimo che nel concorso per un nuovo palazzo di congressi l'ha fatto fino alle fine - e forse quello più originale, non solo ci apre con la sua struttura aperta (vari unità di varie grandezze),  nuove strade per il finanziamento del complesso: diversi investitori (in vece di uno solo), e allo stesso tempo la possibilità per un largo numero di cittadini d'investire nel futuro della Città (appartamenti come proprietà per piani!). Dunque partecipazione e inclusione invece di speculazione e esclusività! Ma non solo: ci aiuta anche a togliere l'inevitabile credito ipotecario sul palazzo dei congressi: 60 milioni dal budget corrente (tre volte 20 milioni) e un credito di 40/60 milioni, in relativamente breve tempo e senza l'alzamento del moltiplicatore.

Ma non solo. Il sistema Nouvel ci porta anche altri vantaggi preziosi: d'una parte possiamo mettere tutto il verde, quel verde che gli insaziabili investitori volevano riservare alla loro clientela (sic), alla disposizione della popolazione - come parte del parco Ciani allargata(!) e d'altra parte risparmiamo anche sull'interesse: meno capitale costa meno! Inoltre non abbiamo più bisogno di elaborare un PR particolare. Un risparmio importante riguardo alla tempistica: il polo congressuale non può subire ulteriori ritardi!

L'architetto sarà anche l'autorità più adatta per trovare nell'intera zona (Campo Marzio nord e sud) l'equilibrio ideale tra i vari componenti, tra costruito e non costruito (verde), edificazione privata e edificazione pubblica. Alla fine è questo equilibrio che decide sulla qualità del progetto e dunque sul prestigio che il Palazzo dei congressi un giorno porterà alla Città. Conclusione: diamo un massimo di libertà pianificatore all'architetto. Più libertà pianificatore che si concede a lui, più cresce la chance che il nuovo centro congressuale diventa un progetto faro e un punto di riferimento anche a livello internazionale. E che significa sappiamo tutti. Non per niente citiamo in questi casi sempre Bilbao e il KKL. È ovvio che Lucerna deve una parte della sua reputazione proprio alla struttura realizzata dall'architetto francese, come lo deve Amburgo (Elbphilharmonie) a Herzog e DeMeuron. L'eccellenza anche nell'architettura: è questo l'obiettivo a perseguire quando vogliamo promuovere l'immagine di Lugano a livello internazionale. Un ambito bello non basta più e l'integrazione nel rete di traffico internazionale a tutti livelli, autostrada, ferrovia, aeroporto(!) è conditio sine qua non. Oggi ci vuole anche un ambito culturale adeguato. Con il LAC, il MASI e l'OSI d'una parte e l'Università d'altra abbiamo fatto un passo importante nella direzione giusta. Dobbiamo valorizzare ancora di più queste istituzioni - in particolare il MASI, dove con un investimento relativamente modesto per una sala con luce zenitale sul tetto del teatro si potrebbe arrivare a un ulteriore salto di qualità. Con un centro congressuale anche architettonicamente eccellente confermiamo questa volontà e valorizziamo la nostra posizione unica tra nord e sud, tra Zurigo e Milano.

Harry Zellweger

PS

Dare libertà all'architetto per la pianificazione di tutta la zona vuol dire anche: darlo (1) la libertà di trasferire i campi di tennis altrove (al Maglio, a Pregassona o al Pian Scairolo) e (2) la possibilità di deviare il traffico verso il centro più a nord, a via Campo Marzio o via Maggio, sopprimendo viale Castagnola (sic). La vecchia idea della riunione di Campo Marzio nord e sud!