L'opinione

Per una fiscalità a beneficio di tutti

Natalia Ferrara, candidata PLR al Consiglio Nazionale
Red. Online
19.09.2023 14:53

Quando si sente dire che nel nostro Paese comanderebbe il cosiddetto «liberalismo sfrenato» davvero non si sa se ridere o piangere. Le cifre dicono il contrario e, in realtà, destra e sinistra hanno almeno un comune denominatore: lo statalismo.

In Svizzera, dal 1960 ad oggi, l’ordine di grandezza del prelievo fiscale è grossomodo raddoppiato, passando dal 15% a poco meno del 30% del PIL. Negli stessi anni, la spesa pubblica è cresciuta da un circa 15% a un 35%. Nel 1950 le uscite per la sicurezza sociale rappresentavano il 15% del totale, oggi sfiorano il 40%. Qui si inserisce la discussione di una riforma fiscale in Ticino volta anche a tassare di meno i patrimoni molto elevati che viene - a torto – presentata da certuni come un «regalo ai ricchi». Chi conosce le mie posizioni politiche sa che importanza attribuisco alla solidarietà, convinta come sono senza giustizia sociale il liberalismo viene prima o poi travolto dai populismi e dai nazionalismi. La collettività, non può e non deve lasciare da sole le persone in difficoltà. In alcuni ambiti avremmo addirittura bisogno di più mezzi: formazione per i giovani, strutture per la cura dei figli, sostegno agli anziani più fragili, solo per fare alcuni esempi.

Lo statalismo non origina solo costi crescenti ma, soprattutto, una mentalità diffusa che invece di preoccuparsi di generare maggiore reddito preferisce incrementare la spesa pubblica per garantire ogni sorta di prestazioni. La libertà e l’autonomia di moltissime persone diventano così, di fatto, dipendenti dai sussidi pubblici. Da liberale, per dirla con un’immagine, vorrei corsi di nuoto per ciascuno e non salvagenti per tutti, ossia formazione e lavoro piuttosto che sussidi e maggiori costi senza troppo curarsi dei finanziamenti.

Ci sono e ci saranno sempre persone che, per mille ragioni, non ce la possono fare da sole. Aiutarle senza colpevolizzarle è un dovere, ma è giusto anche pretendere che chi invece può faccia del suo meglio, per sé stesso e per la collettività. Davvero c’è chi crede che tassando ad oltranza i ricchi risolveremo i problemi dei più poveri? Qualcuno mi risponderà «Beh certo, da qualche parte i soldi si devono pur prendere».

L’argomento inganna perché le ricchezze vanno soprattutto prima generate poi distribuite. La povertà non è una colpa, ma non lo è neanche la ricchezza. Infastidisce il moralismo contro chi genera reddito, benessere, e occasioni per tante persone oltre che per sé. Preferisco tassare un po’ meno i ricchi e creare le condizioni per nuove attività, ossia posti di lavoro e indotto per il territorio, piuttosto che aumentare i sussidi finché, alla fine, bisognerà alzare le imposte a tutti per finanziarli, anche quelle di chi vive solo del suo lavoro, non ha i milioni in banca e viene definito «ceto medio».

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