L'editoriale

Scelta logica ma attenti alla fiducia

Tutto sommato, la comunicazione del Municipio di Lugano riguardo la presente e futura gestione dell’aeroporto non sorprende più di tanto, piuttosto ha il merito di mettere nero su bianco quanto si stava delineando ormai da tempo
Federico Storni
30.08.2023 06:00

Tutto sommato, la comunicazione del Municipio di Lugano riguardo la presente e futura gestione dell’aeroporto non sorprende più di tanto. Piuttosto ha il merito di mettere nero su bianco quanto si stava delineando ormai da tempo. E cioè che la manifestazione d’interesse chiesta ai privati e le sue risultanze fossero superate dai fatti. Per un motivo molto semplice: la Confederazione chiede di gettare le basi pianificatorie per il futuro dell’aeroporto (la cosiddetta scheda PSIA) e le vuole approvare entro fine anno prossimo. Se la Città fosse riuscita in tempi ragionevoli a trovare il partner privato a cui affidare la gestione dello scalo, questa sorta di Piano regolatore glielo si sarebbe potuto cucire addosso. Ma si è pasticciato e la procedura si è impantanata in ricorsi incrociati mentre il tempo passava e le scadenze divenivano sempre più prossime. Quindi il Municipio le basi del futuro aeroporto ha deciso di disegnarsele da sé. Ed è a questo punto abbastanza naturale attendere prima di riprovare a coinvolgere un partner privato: sarà di certo più facile trattare con la nuova pianificazione già in vigore.

V’è però da dire che se siamo arrivati a questa decisione è anche perché l’Esecutivo ha avuto l’insperato lusso di non avere fretta. È un’altra condizione che è mutata. Il momento in cui si sono cercati i privati era conseguente alla messa in liquidazione di Lugano Airport SA, la società che gestiva lo scalo, perché in quella fase storica l’aeroporto rappresentava un costo per la Città, soprattutto perché erano cessati i voli di linea in seguito al fallimento di Adria Airways. Un costo peraltro sopportato sempre meno dalle forze politiche. Con una certa sorpresa – e diversi posti di lavoro venuti a mancare– da quando lo scalo è tornato a essere gestito direttamente dalla Città, le perdite di esercizio si sono però fermate. Anzi, la nuova impostazione, figlia degli eventi, ha portato nelle casse comunali anche qualche utile. Da cui l’insperato lusso di scoprire di non avere poi più così fretta nel trattarne la cessione. Tanto che la prospettiva ora è una partnership con il privato, non più un totale disimpegno a favore di quest’ultimo. Ha aiutato anche il fatto che le forze politiche cittadine siano oggi assai meno pressanti sulla questione – perché combattere qualcosa che improvvisamente porta utili? – sebbene ciò potrebbe cambiare con l’avvicinarsi delle elezioni comunali.

Sullo sfondo resta però un problema di fiducia. Se i tre gruppi privati rimasti in lunga attesa dopo aver manifestato interesse sembravano ormai rassegnati a questo esito, è lecito chiedersi che interlocutori troverà il Municipio quando, fra qualche anno, tornerà a bussare alla porta dell’imprenditoria per chiedere una mano. Quelli che hanno aperto oggi si trovano – e non per forza per demerito – con un pugno di mosche in mano, benché abbiano investito tempo e denaro su richiesta della Città. Riapriranno?

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