Sono d'accordo con Giovanna Masoni

Lunedì 27 febbraio La1 della RSI ha mandato in onda il primo dibattito di questa campagna elettorale. Come donna che per la prima volta ha deciso di mettersi a disposizione per il Plr quale candidata al Gran Consiglio, mi sono totalmente riconosciuta nelle parole dell'ex municipale di Lugano Giovanna Masoni, quando, incalzata dalla giornalista, ha affermato che ancora oggi la presenza delle donne in politica è troppo bassa e che ci sono voluti ben 50 anni per avere un Parlamento cantonale con 31 donne elette (2019).
Giovanna Masoni inoltre dice che, da liberale, è sempre stata scettica sulla questione delle quote di genere, ma che oggi, costatando quanto tempo dall'introduzione del voto alle donne è dovuto passare (50 anni, appunto) per arrivare ad avere 1/3 del Gran Consiglio rappresentato da donne, ha maturato un ripensamento sulla tematiche delle quote.
Io non ho l'esperienza politica di Giovanna Masoni, che ho sempre stimato come politica molto competente e preparata, ma nel mio piccolo ho di fatto avuto la stessa «evoluzione» sul tema delle quote.
Dei partiti di Governo presenti in Parlamento, solo il PLR ha una capogruppo donna, con Alessandra Gianella. Nelle cariche più importanti dell'amministrazione cantonale, su 15 capi divisione (3 per Dipartimento), solo due sono donne. Nelle «partecipate» del Cantone (fra AET, Ente Turistico, Banca Stato e EOC) non c'è nessuna direttrice e presidente. La conduzione di queste importanti realtà è da sempre appannaggio degli uomini e anche negli stessi consigli d’amministrazione (cda) di questi enti/società le donne non abbondano per nulla. Nella legislatura che sta per terminare, una proposta per portare una più adeguata rappresentatività di genere è stata bocciata dal Legislativo, anche se i parlamentari Plr Passardi, Ferrara e Quadranti hanno votato a favore.
Può mai essere che nel 2023, nel nostro Cantone, ci sia una così poca presenza delle donne nei luoghi di potere? Il Ticino non offre donne competenti e capaci che possono essere nel cda di una banca pubblica, quanto di un ente che si occupa di turismo (e tanto meno ci sono donne che potrebbero dirigere queste strutture)?
A livello federale la situazione di un maggior equilibrio nella rappresentanza di genere è una realtà molto più consistente. In un Paese vicino, l'Italia, il capo del Governo e il capo dell'opposizione sono due donne: Giorgia Meloni e Elly Schlein.
Da noi bisogna accontentarsi di due capogruppo in Gran Consiglio (Alessandra Gianella per il Plr e Claudia Crivelli Barella per i Verdi) e di due co-presidenti di partito. Forse è un po' poco.
In un momento in cui tutti si riempiono la bocca con la Responsabilità sociale delle imprese (CSR) e molte aziende private investono energie per questo nuovo paradigma, il mondo politico, anacronisticamente, rimane al secolo scorso! L'obiezione è sempre la solita: contano i meriti e non il genere, conta la qualità (delle donne) e non la quantità (quante riescono ad entrare nella stanza dei bottoni). Ma la qualità nel mondo femminile ticinese esiste eccome. È il mondo politico che non se ne accorge.
Per questo, secondo me, nella prossima legislatura bisognerà riproporre, in maniera più articolata ed efficace, la discussione sulla rappresentanza di genere nei posti di comando delle «partecipate» ed estendere il ragionamento anche ad altri ambiti della cosa pubblica.
Carola Barchi, candidata al Gran Consiglio per il PLR