Tra il dire e il fare

Sono venuto a scombussolarvi

Ho faticato a credere alle parole di Ignazio Cassis, quando ho letto i virgolettati riportati nell’articolo di Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti
Alessio Petralli
Alessio Petralli
11.09.2023 06:00

Ho faticato a credere alle parole di Ignazio Cassis, quando ho letto i virgolettati riportati nell’articolo di Roberto Porta, presidente dell’Associazione ticinese dei giornalisti, citati sul Corriere del Ticino di giovedì scorso a pagina 37.

Nell’epoca delle fake news bisogna stare molto attenti, sempre sul chi vive: video e audio possono essere manipolati abbastanza facilmente e si possono mettere in bocca tante falsità a chicchessia, in particolare a un consigliere federale.

Quindi a rigore anche il video riguardante Cassis al comizio elettorale del PLR di domenica 3 settembre a Sant’Antonino poteva essere taroccato. Tanto più che in un ambiente piuttosto dimesso, da festa campestre in disarmo, fra bambini vocianti intenti a rincorrersi sotto una specie di palco e con il presidente cantonale in pantaloncini corti, sembrava di assistere a un inquieto e annoiato spettacolo circense di serie B. Di uno di quei circhi squattrinati che fanno tanta tenerezza e forse un po’ di pena. Colpa anche del filmato amatoriale, della calura estiva e di altri elementi di un contesto che risultava raffazzonato a essere generosi.

E invece si trattava di una sorta di «allocuzione» di un consigliere federale del partito che si era appena presentato oltre San Gottardo in stile hollywoodiano, il partito che ha fatto la Svizzera e il nostro Cantone. Dalle stelle alle stalle, verrebbe facile dire, non solo nella forma ma pure nella sostanza. Una volta la cosa sarebbe morta lì, fra amici partitici della domenica, mentre ora gira per il web e non si può far finta che non esista. Sempre a patto che il protagonista fosse davvero Cassis e non qualche sosia pilotato da chissà quale intelligenza artificiale.

Il video di sedici minuti e sette secondi è stato ripreso, commentato e divulgato da Liberatv e porta in calce la scritta «Pubblicato da Natalia Ferrara». Vuoi vedere che si tratta di uno scherzo goliardico fra amici politici o di qualche buontempone che è intervenuto a confezionare un bel deepfake, tanto per divertirsi un po’. Se così fosse, la cosa sarebbe però già saltata fuori, ma almeno finora non è stato il caso.

E perciò dobbiamo proprio pensare che Cassis fra le altre cose abbia testualmente detto: «Io non leggo più i giornali. Non mi serve a niente. Non mi danno nulla ma proprio nulla e non mi aiutano neanche a trovare l’energia per andare avanti e fare le cose giuste. Da quando non lo faccio più, vado tre volte più forte».

L’affermazione è palesemente azzardata, poiché un consigliere federale ha sicuramente chi gli prepara ogni giorno una bella rassegna stampa, con tutte le notizie che contano, soprattutto quelle che lo riguardano in prima persona. Cassis pare non avere in genere un gran bel rapporto con diversa stampa, che in qualche caso ha esercitato un aggressivo accanimento nei suoi confronti. Tornando al passato, ci vengono in mente ad esempio ripetute e spietate critiche apparse su Le Temps. Ma questa non è una buona ragione per fare di ogni erba un fascio e denigrare così crassamente i giornali, che rimangono fondamentali per la nostra democrazia. O vogliamo immaginare una democrazia diretta elvetica in cui ci si informa sui social, per gentile concessione e intercessione delle grandi piattaforme americane (e cinesi).

A Sant’Antonino faceva caldo e l’ambiente un po’ sbilenco ha completato la trasformazione del nostro consigliere federale a capo della diplomazia svizzera nel mondo in un leader politico che a casa sua parla a ruota libera ai suoi amici di partito. I giornali sono essenziali per la convivenza democratica, ma sono in grave difficoltà. Un consigliere federale non può far finta di non saperlo, giocando superficialmente allo sfasciacarrozze.

Cassis, che per sua stessa intenzione intendeva scombussolare lo stanco uditorio domenicale, ha perso un po’ la bussola. Può capitare in una calda domenica estiva.