Verso il 2 aprile

Ticino e cultura: coordinare, ottimizzare

L'opinione di Simonetta Biaggio-Simona, candidata al Gran Consiglio per il Centro
Red. Online
20.03.2023 09:43

In Ticino c’è in giro così tanta cultura diffusa in mille canali e rivoli, al punto che varrebbe la pena di pensare alla necessità di una «cultura della cultura». Naturalmente il Cantone fa molto, con la sua politica culturale di finanziamento, promozione, organizzazione. Dal «basso» rispondono con vitalità i Comuni, gli enti, le fondazioni, le realtà locali. Secondo l’Osservatorio culturale del Cantone Ticino ci sono oggi, attivi sul territorio, quasi 1000 (mille!) operatori culturali (per l’esattezza 973) nelle realtà urbane e in quelle periferiche, fra volontariato e professionalità. Tutto questo ha dei costi. Oltre alle cifre derivate dall’autofinanziamento e dai vari sponsor (difficili da definire) è rilevante e determinante la cifra del sostegno pubblico: i Comuni e il Cantone hanno speso (stando all’ultima statistica) in un anno 107 milioni di franchi complessivi per il finanziamento alla cultura. Naturalmente spiccano i grandi eventi, dal Festival del film di Locarno all’Orchestra della Svizzera italiana, ai grandi musei urbani, ma poi è nutritissima la diffusa filigrana delle attività finanziate anche sulle aree locali, per esempio per i musei etnografici regionali e poi eventi più piccoli e mirati che arricchiscono di vita socio-culturale tutto il territorio cantonale. Interessante è il fatto che l’attività culturale (valore prezioso in sé) risulta da un recente rapporto cantonale una fonte indiscussa di forte ricaduta economica sulla collettività. La cultura vale. La cultura rende. Ma allora, se le offerte culturali sono così tante e la loro ricaduta socio-economica è dimostrata, davvero si rende necessaria, e lo dico in un paradosso di parole, «più cultura della cultura». Nel senso di una ottimizzazione  delle attività culturali, di una mappatura rigorosa della miriade di offerte sul territorio, di una messa in rete funzionale e benefica affinché le varie attività vengano coordinate nella tempistica, gerarchizzate e ordinate in una offerta efficace. C’è di più. Proprio la ricchezza attuale dell’offerta e la co-presenza di macro-eventi e micro-eventi di cultura urbana e cultura periferica devono poter suggerire collaborazioni e valorizzazioni reciproche. La cosiddetta messa in rete non deve essere solo un’espressione alla moda ma un dato di fatto. Ci sono esempi virtuosi che possono essere sviluppati e imitati: è il caso della Rete dei Musei d’Arte del Mendrisiotto, che coordina, promuove e intreccia al meglio le offerte separate nelle varie sedi museali della regione. E’ pensabile anche un raccordo fra grandi mostre di forte respiro in grandi musei e magari una loro filiazione mirata, di dettaglio, in musei regionali (esempio: i grandi quadri di un grande pittore al LAC e le sue opere su carta in un museo più piccolo, con una condivisa campagna di promozione). Importante è che se davvero e felicemente abbiamo una forte attività culturale in Ticino (anche redditizia) ed essa viene giustamente finanziata in modo rilevante, allora vale la pena perfezionare questo polmone prezioso con una coordinazione attiva, una organizzazione virtuosa, una ottimizzazione rigorosa del finanziamento: da un «innaffiatoio» indistinto (questo è un rischio latente) a un «pensatoio» di priorità, qualità e coordinazione (questo è un auspicio).

Simonetta Biaggio-Simona, candidata al Gran Consiglio per il Centro

In questo articolo: