Ugo Sadis, simpatia e pragmatismo liberali

DI FABIO PONTIGGIA - Ha guidato la politica scolastica nei rivoltosi e iper-ideologici anni Settanta; ha affrontato la prima preoccupante crisi delle finanze cantonali, a cavallo tra quel decennio di rivolgimenti e gli anni Ottanta. Forse solo un ingegnere elettronico poteva farlo senza soccombere e senza lasciare che a prevalere fossero il caos e il disorientamento. Il politico Ugo Sadis è stato questo. Ci ha lasciati ieri, a 90 anni. Quando era al fronte subì critiche dure, anche feroci. Ma ingiuste e immeritate. I fatti gli hanno dato quasi sempre ragione. Del resto, un ingegnere bada ai fatti, non alle teorie. E i conti, in tutti i sensi, per un ingegnere devono sempre tornare. Fu eletto in Consiglio di Stato il 4 aprile 1971, quando le cittadine votarono per la prima volta. Venne poi confermato nel 1975 e nel 1979. Nelle prime due legislature governò a fianco di Argante Righetti. Austero e inflessibile interprete del radicalismo liberale l'ex procuratore pubblico; alla mano, duttile e simpatico realizzatore del liberalismo pragmatico, quasi a-ideologico, ma solido nei valori fondanti, l'ex primo direttore dell'Azienda elettrica ticinese. Una duplice visione politica alla guida del Paese che certamente permise al Partito liberale radicale ticinese di reggere l'urto dell'onda anti-sistema in quella stagione di astratti – ma anche violenti – furori in cui quasi tutto veniva contestato e rimesso in discussione. Per otto anni Ugo Sadis è stato alla testa contemporaneamente di due Dipartimenti cruciali: pubblica educazione e finanze. Una combinazione che oggi sarebbe vista come singolarissima, insostenibile. Poi, nel suo terzo mandato, quando in Governo entrò Carlo Speziali, l'ingegnere cresciuto nel popolare quartiere di Vignola cedette il DPE e prese le costruzioni. In ambito finanziario, Ugo Sadis ha avuto il coraggio di dire pane al pane e vino al vino a un Cantone che si era abituato a spendere troppo. Non solo nella gestione corrente, ma anche negli investimenti per opere pubbliche. La maggior parte delle quali necessarie (si pensi ad esempio all'edilizia scolastica, alle strade, alla depurazione delle acque). Solo che allora il Cantone faceva investimenti senza un'adeguata politica di ammortamento. Coltivava insomma l'illusione di fare grandi cose senza passare alla cassa, cioè indebitandosi oltre misura. Il campanello d'allarme suonò con la recessione da choc petrolifero a metà anni Settanta. E il «ministro delle finanze» dovette convincere i colleghi, il Parlamento e i cittadini che il rigore nei conti pubblici doveva dettare una linea di condotta non effimera. Nel quadriennio 1979-1983, quando il rischio di non ricevere più prestiti dalle banche fu tutt'altro che teorico, Ugo Sadis, nonostante un paio di battute d'arresto, ha così attuato i primi passi della politica di risanamento finanziario e posto le basi per il successivo rientro dei conti cantonali nei canoni della sostenibilità operato dal suo successore Claudio Generali. Questo merito non gli è mai stato riconosciuto fino in fondo, compiutamente. Ma i fatti sono fatti. Il Ticino deve essergliene grato.
In ambito educativo, sotto la sua responsabilità il Ticino ha condotto in porto uno dei cambiamenti che più hanno inciso sulla società: il superamento della scuola maggiore e del ginnasio a beneficio della scuola media unica. Una riforma venuta da lontano, dalla metà degli anni Sessanta, ma che è stata trasformata in legge cantonale solo nel 1972 (messaggio del Governo) e 1974 (approvazione del Parlamento). Un passaggio delicatissimo, che ha creato dibattito, confronto, scontro.