La posta di carlo silini

Un gigante buono che accende scintille in biblioteca

Una tavola tratta da «La famosa invasione degli orsi in Sicilia», di Dino Buzzati.
Carlo Silini
10.05.2021 06:00

Gentile Carlo Silini, la mesta notizia della scomparsa di Siro Ortelli, per lunghissimi anni collaboratore e «anima» della Biblioteca cantonale di Lugano, mi ha fatto tornare alla mente un episodio dell’infanzia. Mio padre, vista la mia precoce predilezione per la lettura, un giorno mi portò con sé alla «Cantonale» e chiese a Siro Ortelli di scegliere un volume adatto a me. La sua figura imponente (ricordava Gadda) e la sua calda voce baritonale e un po’ asmatica mi intimorirono, ma non tanto da non strapparmi un sorriso quando riemerse dal deposito per consegnarmi «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» di Buzzati. Perché le racconto questo episodio? Perché Siro Ortelli è stato un uomo mite ma a suo modo eroico, come lo sono i bibliotecari – e i librai –, formidabili mediatori di sapere, capaci, come lo fu Ortelli con me, di accendere una scintilla in un ragazzino e di farlo innamorare per sempre di quelle meravigliose cattedrali laiche che sono le biblioteche.

Manuel Rossello, Lugano

La risposta

Caro Manuel Rossello, che bello il suo ricordo di Siro Ortelli, un colto gigante buono che per molti resta una figura indissolubilmente legata alla Biblioteca di Lugano. L’ho avvistato qualche volta, in tutta la sua mole, quando mi era capitato anni fa di andarci per cercare un titolo o qualche articolo di un vecchio giornale, ma non l’ho conosciuto personalmente. So che, oltre a vigliare sui tomi luganesi per una vita, aveva creato un’Associazione letteraria («Hafez e Petrarca») che promuoveva il dialogo tra Occidente e Vicino e Medio Oriente. Una mente aperta, quindi. Tornando al suo ricordo, il consiglio di lettura dato a suo padre mi tocca profondamente. Adoro «La famosa invasione degli orsi in Sicilia»di cui conservo un’edizione economica illustrata e consunta dall’uso. Fra i tanti, mi piace in modo particolare il personaggio dell’orso Babbone, il più forte dei soldati orsini che cacciava i guerrieri nemici scagliando contro di loro enormi palle di neve. È una scelta che suggerisce qualcosa di essenziale su di lui e, per proprietà transitiva, su tutti quei bibliotecari che - come lui - non erano e non sono affatto anonime figure dietro gli scranni, dotti professori che inseguono i propri fili mentali standosene chiusi in un’impenetrabile bolla di conoscenze. O, ancora, occhiuti e irritabili controllori con la fissa del silenzio. Doveva essere un educatore sensibile e attento, un uomo di cultura che cercava di entrare nella testa di quanti lo consultavano per trovare i libri più adatti a loro. Capace, perfino - e questo è il più bel complimento possibile per un bibliotecario - di accendere nei loro animi scintille che non si spegneranno mai (come è successo con lei). Onore quindi a Siro Ortelli e ai bibliotecari come lui che, frequentando i libri e facendoli conoscere alle persone, si sono aperti al mondo stando chiusi in una meravigliosa stanza di saperi tra storie, dottrine filosofiche, poesie, santi, visionari e... orsi pronti a conquistare la Sicilia scagliando palle di neve.