L'opinione

Una storia con finale positivo, per ora…

Nel Paese Elvezia vive un «Cavaliere Bianco» che tiene viva la spina dorsale dell’economia: piccole e medie imprese radicate nel territorio
Riccardo Braglia
Riccardo Braglia
03.12.2025 06:00

Nel Paese Elvezia vive un «Cavaliere Bianco»: non un monarca, ma l’imprenditore di famiglia che costruisce valore nel tempo, crea lavoro, paga le tasse e sostiene la coesione sociale attraverso la filantropia. Da generazioni, questi Cavalieri tengono viva la spina dorsale dell’economia: piccole e medie imprese radicate nel territorio, che non speculano, ma investono in persone, infrastrutture, cultura e sport locali. I Cavalieri sono presenti nell’industria, nell’agricoltura, nella finanza e nei servizi. Sono la spina dorsale dell’economia della Confederazione. Ogni «Cavaliere Bianco» lavora senza orari, consapevole che ogni assunzione è una responsabilità verso una famiglia.

Ma ogni fiaba ha un antagonista: il «Drago», simbolo dell’iniziativa che proponeva una tassa su successioni e grandi eredità. L’antagonista vuole iniziative distruttive dell’economia reale, pretende privilegi e contributi sociali e ambientali che alla lunga distruggeranno l’economia dell’Elvezia, Paese fondato sulla difesa dei patrimoni e sull’attrattiva di stranieri facoltosi.

Dietro l’apparente giustizia sociale si cela un rischio reale, quello di colpire al cuore il modello delle imprese familiari, già gravate da imposte su utili, dividendi, sostanza, IVA e contributi sociali. La tassa non avrebbe colpito solo la liquidità, ma beni produttivi, fabbriche, macchinari, brevetti, indispensabili per mantenere attività e posti di lavoro.

Il «Cavaliere Bianco» ha un patrimonio fatto di persone, competenze e macchine che generano valore. Ogni franco guadagnato è già stato tassato, reinvestito e condiviso. La sua «ricchezza» non è privilegio, ma motore collettivo che crea reddito per molti. Tassare la successione, ieri o in futuro, significa confondere produttività con avidità, successo con debito morale. I «Cavalieri Bianchi» hanno molti collaboratori che apprezzano le loro attività che permette alle loro famiglie di prosperare e fortificare il paese Elvezia.

L’iniziativa non era solo fiscale ma era una scelta di civiltà. Difendere il «Cavaliere Bianco», l’imprenditore di famiglia non vuol dire proteggere un privilegio, ma salvaguardare un modello economico sostenibile e umano, che forma giovani e sostiene il territorio.

Se avesse vinto il «Drago», la foresta economica dell’Elvezia perderebbe le sue radici: scomparirebbero le imprese familiari, sostituite da capitali senza volto e logiche predatorie. Sarebbero scomparsi i grandi patrimoni che sarebbero andati all’estero e il sistema bancario sarebbe stato colpito duramente e irrimediabilmente.

La fiaba del «Cavaliere Bianco» è un invito a riconoscere chi costruisce, investe e tramanda. Dietro ogni impresa familiare ci sono persone e comunità. Distruggere questo ecosistema significa tagliare le radici dell’albero del lavoro e minare alla base l’esistenza stessa del paese Elvezia.

Domenica scorsa ha vinto il «Cavaliere Bianco» in Elvezia, ma bisogna stare all’erta e vigili in futuro perché il «Drago» è ancora pronto a tornare per distruggere l’economia dei tanti «Cavalieri Bianchi» e dei loro collaboratori. Attenti perché la lotta non è finita ed è solo agli inizi, e i «Cavalieri Bianchi» devono rimanere uniti e compatti per il futuro perché il «Drago» non mollerà la preda…

Riccardo Braglia, imprenditore