Un’esperienza paranormale, forse un sogno

Caro Carlo Silini, durante uno scambio di Terapia Cranio Sacrale, dove io ricevevo il trattamento, ho avuto una esperienza molto particolare: mi sono vista una giovane bella donna di altri tempi, vestita con gonna lunga e in modo dimesso, dove venivo impiccata ad un albero spoglio in una zona desertica. Appesa penzolante da quell’albero, vedevo la gente che alla spicciolata pian piano se ne andava via. Gli unici a restare furono il mio cagnolino bianco e peloso seduto ai miei piedi e un uomo di mezza età. Entrambi mi guardavano. Sentivo che quell’uomo si sarebbe preso cura del mio cane e questo mi fu di grande consolazione. Poi, a scopo terapeutico, alla fine, mi sono liberata dal cappio al collo, sono scesa dall’albero e incamminata dalla parte opposta dell’abitato con il mio cane accanto che mi seguiva scodinzolante. Riconobbi in seguito il viso di quell’uomo in uno specialista del ramo sanitario. Quando penso a lui mi sento riconoscente sia per essersi preso cura del mio cane allora, sia per l’aiuto datomi in questa vita. Il mio cane, che ora è vecchietto, è della stessa razza del cagnolino della vita passata. L’avevo desiderato tanto e dopo questo ricordo ho capito il perché. Che ne pensa?
Maria Pia Vespasiani, Lugano
La risposta
Cara Maria Pia Vespasiani, voglio anzitutto ringraziarla per una testimonianza in prima persona che molti altri, per pudore o per timore di essere criticati o derisi, non oserebbero proporre. Cosa penso dell’esperienza «paranormale» che racconta? Forse l’ha vissuta nell’ambito di una seduta di ipnosi regressiva, la tecnica che alcuni specialisti utilizzano per far rivivere ai loro pazienti ricordi dolorosi dell’infanzia rimossi, o, addirittura -dicono - episodi risalenti a vite precedenti.
Spero non se la prenda se le dico che tutto ha l’aria di un sogno e come tale preferisco considerarlo. Non posso fare altrimenti, del resto. Né lei può dimostrare che si tratti del vero ricordo di una vicenda che ha realmente vissuto nel passato, né io posso dimostrare il contrario. Non esistono prove che quel fatto sia oggettivamente avvenuto. È invece un fatto indiscutibile che l’abbia soggettivamente vissuto nella mente. E che quest’esperienza soggettiva in un qualche modo le abbia fatto bene.
Ho molto rispetto per i sogni, bisognerebbe annotarli e «ascoltarli» di più. Ci raccontano quasi sempre qualcosa di noi che non vediamo in stato di veglia. Senza alcuna pretesa psicanalitica, qui vedo che lei si è tolta un cappio dal collo e ha riconosciuto il volto di persone amiche e l’affetto di una bestiola realmente esistenti. Mi pare un bel messaggio per lei e, simbolicamente, anche per tutti noi che viviamo nel cappio della pandemia ma possiamo allentare la sua stretta grazie alle presenze benevole che ci circondano.