Rassegne

Danza e utopie

Dal 25 al 29 maggio il Lugano Dance Project anima la città con tante proposte
© Laura Gauch
Mattia Darni
20.05.2022 06:00

Nuove produzioni, prime nazionali e internazionali, performance site-specific, video installazioni, proiezioni, tavole rotonde e incontri: eccolo il ricco menu della prima edizione del Lugano Dance Project, festival internazionale dedicato alla danza contemporanea che si svolgerà in riva al Ceresio da mercoledì 25 a domenica 29 maggio.

«Insieme al direttore generale Michel Gagnon è da tempo che ci chiedevamo come strutturare maggiormente sul territorio ticinese il nostro rapporto con la danza», esordisce il direttore artistico Carmelo Rifici. «Riflettendo su cosa potesse essere veramente utile per la città di Lugano, siamo giunti alla conclusione che un festival sarebbe stata la risposta più appropriata in quanto permette di riunire, in un lasso di tempo circoscritto, una serie di artisti grazie ai quali avere una panoramica di quanto sta accadendo nel mondo della danza».

«Il progetto – aggiunge Michel Gagnon – sancisce la maturità del LAC che, a soli sei anni dalla sua fondazione, firma la produzione di un festival di portata internazionale con il quale gettare le basi per costruire un ideale ponte di confronto e pensiero tra la Svizzera, l’Europa e il Nord America».

Tra passato e presente
Fil rouge del primo Lugano Dance Project è l’esperienza della comunità utopica del Monte Verità, fondata negli anni Dieci del Novecento dal danzatore e coreografo Rudolf von Laban. «La cosa più facile e più giusta da fare nell’individuazione del tema per un festival neonato era risalire al momento in cui la storia della danza ha avuto il suo inizio in Ticino: non potevamo perciò ignorare il lavoro svolto intorno al Monte Verità da Rudolf von Laban», afferma Carmelo Rifici. «Quell’idea di comunità libera dal carattere fortemente umano, legato alla natura e alle esigenze e libertà del corpo è stata fondamentale nella costruzione della danza moderna, prima, e di quella contemporanea, poi, a livello mondiale. L’esperienza del Monte Verità ha infatti fornito alla danza un elemento indispensabile: il concetto di utopia. Il problema è che, alle nostre latitudini, il seme di questo pensiero non ha germogliato e non si è quindi creata una tradizione».

Il tema scelto dalla rassegna assume ancora maggiore pertinenza se messo in relazione con il presente che, così ricco di trasformazioni e mutamenti ma pure di possibili sfide, evoca echi e assonanze con l’epoca in cui nacque la comunità del Monte Verità. «In questi anni, complici la pandemia, la guerra, i cambiamenti climatici e un mondo sempre più veloce e tecnologico, si assiste ad un ritorno del bisogno di natura», spiega Rifici. «La danza ha la peculiarità di riconoscere la fragilità del corpo non come un limite, bensì come un valore. Essa stimola inoltre la ricostruzione di un patto di fiducia con il nostro pianeta. Compito dell’arte, nei momenti di crisi, è in effetti guardare al passato per capire meglio il futuro».

Un’edizione al femminile
Con il Lugano Dance Project, il LAC non intende solo proporre spettacoli di danza, ma vuole anche farsi parte attiva nella loro creazione: ecco allora che per la prima edizione sono state invitate in Ticino per una residenza artistica la canadese Virginie Brunelle, l’angloamericana Annie Hanauer e la svizzera Lea Moro.

Virginie Brunelle, venerdì 27 alle 20.30, presenterà in prima assoluta nella Sala Teatro del centro culturale la sua nuova creazione: Fables. Artista dotata di una cifra stilistica fisica e rigorosa annoverata fra le personalità emergenti del panorama coreografico canadese, Brunelle, partendo dalla riflessione che tra la parola «favola» e la parola «coreografia» esiste un territorio scenico tutto da esplorare, invita gli spettatori a seguirla nello sviluppo di un racconto coreografico in cui i personaggi mostrano disincanto, estasi, crepe e fragilità rivelando così i loro lati nascosti, ma pure le loro speranze.

Sabato 28 alle 20:30 il palco del Teatro Foce accoglierà, invece, A space for all our tomorrows di Annie Hanauer, artista disabile che esplora le proprietà del corpo, il piacere e il potere, mettendole in relazione con il tema dell’utopia e della disabilità. Assieme a Laila White e Giuseppe Comuniello, Hanauer porterà in scena tre corpi che resistono, perseverano e non si vogliono arrendere.

Domenica 29 alle 15.00 sarà quindi il turno di Lea Moro che sul Palco Sala Teatro del LAC porterà Another Breath, lavoro di cui condivide la creazione coreografica con gli interpreti Sharon Mercado Nogales, Samuel Draper, Ana Laura Lozza e Malika Lamsersiek. Il respiro, che si fa mezzo corale, è l’azione su cui si concentra l’indagine coreografica dell’artista svizzera. In un tempo in cui la nostra vita è stata fortemente segnata da mascherine e filtri, condividere respiro ed aria è una scelta che può assumere una valenza politica chiara e forte.

Accanto alle tre produzioni del LAC appena menzionate, il Lugano Dance Project accoglierà pure i lavori di Simona Bertozzi, Lorena Dozio, Muhammed Kaltuk, Caroline Laurin-Baucage, Ana Pi, Cristina Kristal Rizzo, Cindy Van Acker e della selezione Tanzfaktor. Dando una lettura ai nomi, balza subito agli occhi come sia l’elemento femminile a farla da padrone: una decisione non casuale. «La danza creata artisticamente da uno sguardo femminile ha generalmente la caratteristica di porre il focus sulle necessità e la cura del corpo intese come la fisicità dell’essere umano, mentre la danza maschile è più concentrata sull’elemento performativo e dell’azione», spiega Carmelo Rifici. «Nel selezionare le artiste per il festival abbiamo perciò guardato a coloro che si sono distinte per un’attenzione verso la prerogativa del corpo e la sua possibilità di non essere per forza normativo, ovvero funzionante al cento per cento: tale scelta costituisce un grande passo in avanti nel mondo della danza e dell’arte in generale. Ricordiamo poi che quello femminile è un corpo politico che racconta la sua uscita da un sistema maschilista, paternalista e patriarcale che ha finora gestito la società, compresa quella artistica».

Palcoscenici insoliti
La «diversità» è un altro tema ricorrente nella prima edizione del Lugano Dance Project: la varietà non si vedrà in effetti solo nei corpi messi in scena, ma anche nei luoghi scelti per le rappresentazioni, per certi versi insoliti. La danza uscirà infatti dai teatri per andare nei cantieri della Società di Navigazione del Lago di Lugano dove saranno rappresentati gli Shadowpieces di Cindy Van Acker e allo skate park alla Gerra in cui Muhammed Kaltuk terrà un workshop per gli studenti delle scuole di danza (domenica 29 dalle 11.00 alle 13.00). «Abbiamo voluto rompere il tabù del palcoscenico e un certo conservatorismo mentale», chiarisce Carmelo Rifici. «Chi lo dice che non si possa ballare su una piattaforma di cemento in mezzo al lago? Il messaggio che vogliamo veicolare è che non bisogna mai aver paura del nuovo. Portando l’arte nel cuore pulsante della città vogliamo costruire una comunità».

Non solo danza
Come si è già anticipato parlando delle «location», nel ricco menu del Lugano Dance Project non ci sono soltanto spettacoli di danza. Piazza Luini ospiterà infatti Rebo(u)nd, opera di videomapping della regista e coreografa canadese Caroline Laurin-Beaucage che ritrae corpi che sfuggono alla gravità. Sabato 28 alle 11.00 e domenica 29 alle 11.00 e alle 18.00 la Sala 4 del LAC si trasformerà inoltre in un'accogliente sala cinematografica per la proiezione di Freak Out!, film documentario sulla storia del Monte Verità del regista svedese Carl Javér. Ad arricchire e completare il festival, infine, ci saranno tre Caffè d’artista, due tavole rotonde nonché alcuni workshop. Il programma completo della manifestazione è consultabile qui.

Scopri di più sugli eventi in programma dal 20 al 26 maggio sfogliando AgendaSette n. 20, in allegato venerdì al Corriere del Ticino e sempre a portata di smartphone e di tablet con l'app CdT Digital.