Teatro

L'io più intimo messo a nudo

Dal 7 al 9 novembre il LAC di Lugano accoglie «Processo Galileo» di Angela Dematté e Fabrizio Sinisi
© LAC Lugano Arte e Cultura / Masiar Pasquali
Laura Di Corcia
04.11.2022 06:00

È uno spettacolo con un io autoriale diffuso: questa la caratteristica più innovativa della nuova produzione firmata dal regista nonché direttore artistico del LAC Carmelo Rifici e da Andrea De Rosa – il quale, oltre ad essere un regista con alle spalle produzioni importanti, è direttore dal 2021 del TPE (Teatro Piemonte Europa). Lo spettacolo, intitolato Processo Galileo, affronta il tema del processo a Galileo Galilei e la sua importanza nella storia della cultura europea.

Frutto della scrittura di Angela Dematté e Fabrizio Sinisi – alla loro prima esperienza di lavoro comune – affiancati dalla drammaturga Simona Gonella, la pièce vede collaborare i due registi.

«Sapevo che nella ricerca che porto avanti da qualche anno con Angela Dematté mancava un terzo tassello da aggiungere agli spettacoli incentrati sulle figure di Ifigenia e Macbeth: se nel primo caso Angela ed io avevamo collaborato con un antropologo e, nel secondo, con uno psicanalista, ora volevamo indagare il rapporto con la scienza», spiega Carmelo Rifici.

La collaborazione, un po’ inedita in ambito teatrale, nasce casualmente per stessa mmissione di Rifici da un incontro con Fabrizio Sinisi, poeta e scrittore per il teatro, il quale stava già lavorando sul tema del rapporto fra teatro e scienza con De Rosa.

«Penso che con questo spettacolo abbiamo dimostrato che, anche se il teatro di regia è qualcosa di consolidato, di cristallizzato, la regia possa essere qualcosa di pionieristico anche oggi», analizza il direttore artistico del LAC.

«La singolarità della pièce risiede nella mancata protezione della propria identità», racconta Andrea De Rosa. «Quando proteggi la tua identità non scopri nulla di nuovo, ti fermi su qualcosa che già sai. Qualcosa di vero accade invece quando ci si confronta con la differenza».

Il tema della scienza riguarda da vicino il percorso dei due registi, pur lontani per formazione, stili ed estetiche, ma ha anche a che fare anche la pandemia che ha condizionato così profondamente le nostre vite negli ultimi anni. «È stata un’esperienza scioccante e tragica», racconta De Rosa. «Credo che sia giusto cercare di fare i conti con quello che è successo in quei mesi e in questi anni perché il compito del teatro è anche capire la nostra realtà».

«Il lavoro non si sarebbe potuto fare se non fossimo stati sostenuti da un’ottima squadra di attori e interpreti», spiega Rifici, citando i protagonisti Luca Lazzareschi e Milvia Marigliano, attori dalla solida esperienza, ma anche Isacco Venturini, Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago e Roberta Ricciardi.

Uno spettacolo tripartito
Lo spettacolo, che come ha sottolineato De Rosa va più verso la saggistica che la narrazione, si divide in tre parti. Nella prima, scritta a quattro mani dai due autori, Angela – una giovane ricercatrice che è un po’ un alter ego di Angela Dematté, una delle autrici del testo – analizza il materiale storico che documenta il processo a Galileo da parte dell’Inquisizione, insieme a frammenti del Dialogo dei massimi sistemi e alle lettere, bellissime e appassionate, che Virginia scriveva dal convento a suo padre.

Nella seconda, scritta solo da Dematté, Angela, cui è stato chiesto di svolgere una ricerca sul rapporto fra scienza e società, decide di non limitarsi alla forma saggistica, ma di aspirare al romanzo: da qui si innesta la parte drammaturgica in cui i dialoghi con uno scienziato e sua madre spingono la ricercatrice ad affrontare un viaggio più ampio. Fondamentale il rapporto con la madre che, come spiega Rifici, è fondativo perché lo scopo della madre è quello di ricordare alla figlia che tutti proveniamo dalla Terra.

La terza parte è quella più filosofica ed è stata scritta solo da Fabrizio Sinisi Essa dà voce alle inquietudini filosofiche, da una parte, e politiche, dall’altra, rispetto ad un futuro in cui le «macchine» saranno parte sempre più integrante delle nostre vite.

Lungo tutto l’arco dello spettacolo, gli attori, più che recitare delle parti, compiranno un percorso.

La pièce getta una nuova luce sul personaggio di Galileo Galilei e sulla sua ricerca, approfondendo anche il tema, fra gli altri, del rapporto fra scienza e limite. Fino a dove si può spingere la ricerca? Quando porre dei limiti? La risposta che si cerca di dare, nelle parole di Rifici, è che non tocchi alla scienza porre dei limiti, ma questo è compito prettamente della politica.

La luce dell'ombra: il calendario degli eventi collaterali

© LAC Lugano Arte e Cultura / Masiar Pasquali
© LAC Lugano Arte e Cultura / Masiar Pasquali

Il rapporto fra arte e scienza è al centro di una serie di appuntamenti collaterali che avranno luogo soprattutto nel mese di novembre intitolati La luce dell’ombra. La rassegna è pensata come un focus trasversale, un percorso, declinato tra prosa, musica, danza, letture, arti visive, incontri, filmati, conferenze e laboratori, che sviluppa un affondo nel rapporto tra arti sceniche e scienza.

Ad inaugurare la serie di appuntamenti sarà, martedì 8 novembre alle 18.30 sul Palco Sala Teatro del LAC, un incontro/conversazione tra Andrea De Rosa e Carmelo Rifici.

Igor Horvat e Zeno Gabaglio sono invece gli ideatori e gli interpreti di un ciclo di letture legate al tema in programma martedì 15 novembre e mercoledì 6 dicembre alle 18.30 in Sala 4.

Da lunedì 7 a mercoledì 9 la Sala Refettorio ospita poi Sguardo su Galileo, allestimento di Daniele Spanò.

Giovedì 17 novembre alle 18.30 nella Hall del LAC, Julius Von Bismarck, artista tedesco, dialoga con Tamara Vazquez Schroder, scienziata del CERN.

Il ricco cartellone di eventi collaterali prosegue quindi giovedì 1. dicembre quando alle 20.30 il Palco Sala Teatro ospita Feeling Science, un esperimento teatrale ideato da Angela Dematté e Simona Gonella e diretto da Andrea Chiodi e dalla stessa Gonella.

La variegata offerta de La luce dell’ombra continua anche nel nuovo anno; mercoledì 18 gennaio alle 20.30 sul Palco Sala Teatro andrà infatti in scena CorpoMemory di AiEP, lavoro coreografico che intercetta l’identità ibrida e post-organica della condizione contemporanea.

Venerdì 10 marzo alle 17.00 (con repliche alle 18.30 e alle 2.000) si potrà invece vedere Cenere, lavoro diretto e composto da Nadir Vassena su testi di Fabio Pusterla, di cui è protagonista Anahì Traversi.

Completano il focus tre appuntamenti della stagione di LuganoMusica dedicati al rapporto tra musica e scienza.

Info e biglietti qui.

Scopri di più sugli eventi in agenda dal 4 al 10 novembre sfogliando «AgendaSette» n. 44, in allegato venerdì al «Corriere del Ticino» e sempre a portata di smartphone e di tablet con l'app CdT Digital.