Ticino

«Appunti per il voto, ecco cosa chiediamo alla politica»

Le richieste degli industriali in vista delle prossime elezioni cantonali di aprile
Per gli industriali serve una vera e propria bussola. (CdT/Gabriele Putzu)
Oliviero Pesenti
22.01.2023 07:00

Le elezioni cantonali sono ormai alle porte e mi vengono spontanee alcune considerazioni sulle prospettive di competitività del nostro territorio a livello nazionale e internazionale dopo il voto.  

In particolare sarebbe interessante sapere come affronteranno i vari partiti i temi scottanti ai quali dovranno far fronte nei prossimi mesi e anni, in particolare una politica monetaria instabile che rischia di condizionare pesantemente le casse dello Stato (introiti della Banca Nazionale a rischio); l’inflazione, che rimarrà a livelli elevati con forti ripercussioni sul potere d’acquisto delle persone; una transizione energetica molto problematica con costi delle energie fuori controllo e un loro approvvigionamento incerto; un’insicurezza geopolitica mondiale che indebolisce e destabilizza la crescita e rischia di sfociare in una recessione globalizzata con conseguente rallentamento di tutta l’economia e l’inevitabile perdita di posti di lavoro. Di fronte a questi chiari di luna poco rallegranti quale politiche verranno messe in atto per preservare la competitività del nostro territorio? Entrando nel merito, vorrei sottolineare un aspetto che deve essere recepito e accolto con responsabilità e cioè che questo Cantone ha assolutamente bisogno di puntare maggiormente sull’industria manifatturiera, perché essa oltre ad avere un impatto complessivo importante sul sistema economico, incentiva lo sviluppo tecnologico, la ricerca e l’innovazione. L’industria manifatturiera è una protagonista strategica e rappresenta un punto cardine per lo sviluppo economico di un territorio. È dunque malsano e non accettabile la diffusione alle nostre latitudini di una cultura antindustriale, nella quale troppo spesso il profitto viene considerato non come indice di successo che crea benessere, ma come una sorta di appropriazione indebita.

Creare nuovi posti di lavoro

Abbiamo bisogno di uno Stato innovatore, che affianchi e non si sostituisca all’industria privata e che guidi il tessuto industriale verso uno sviluppo continuo. Per creare nuovi posti di lavoro, anche qualificati, è tuttavia necessario intervenire a livello cantonale su alcune condizioni quadro oggi in vigore e/o mancanti, che ne condizionano in modo negativo la loro concretizzazione: 1. Modifica urgente dei decreti esecutivi della Legge sull’innovazione, assolutamente non adeguati, vessatori e non compatibili con la realtà del mercato attuale. 2. Adeguamento sostanziale del sistema formativo di base, secondario e in parte di quello accademico cantonale, allineandolo alle rapide e mutevoli esigenze del mondo del lavoro. 3. Promuovere un marketing adeguato e competente del nostro territorio, per attrarre nuove realtà industriali di alto livello tecnologico, rispettoso della nostra cultura territoriale. 4. Individuare e attrezzare adeguatamente aree oggi purtroppo mancanti da dedicare a insediamenti industriali con alto potenziale di sviluppo e di formazione delle maestranze. 5. Uno Stato attento nel migliorare la collaborazione a livello economico fra il Ticino e il resto della Svizzera e fra il Ticino e le regioni del Nord Italia.  6. Implementare un sistema fiscale competitivo nel confronto fra Cantoni ed efficientare l’Amministrazione pubblica cantonale.  7. Promuovere massicci investimenti per lo sviluppo di un tessuto industriale adatto a portare il nostro Cantone a livelli di eccellenza internazionale. Diversi altri Cantoni stanno investendo decine se non centinaia di milioni di franchi per rilanciare il loro sistema economico cantonale, coinvolgendo imprese, istituti tecnici, università e politecnici. Forse l’esempio più clamoroso è quello del cantone Friborgo, dove l’accordo fra la promozione economica e il gruppo Rolex è sfociato nella realizzazione di una struttura di produzione nella zona industriale di Bulle, che prevede un investimento di oltre un miliardo di franchi, la creazione di 2’000 posti di lavoro e la formazione di diverse centinaia di apprendisti. Questo insediamento permetterà al cantone Friborgo di posizionarsi ai vertici dell’industria 4.0 in Svizzera, grazie all’automazione spinta e alla robotizzazione e diventerà uno dei poli più importanti del lusso a livello nazionale.

Migliorare le condizioni delle imprese

Fortuna? Lungimiranza? Capacità delle Istituzioni? Forse un po’ di tutto ciò, ma la fortuna bisogna saperla provocare, la lungimiranza bisogna averla e la capacità delle Istituzioni fa la differenza. Anche le nostre Istituzioni cantonali si stanno muovendo per assicurare uno sviluppo economico al nostro Cantone, ma a mio giudizio si potrebbe fare di più. In particolare, a favore delle imprese industriali già insediate da tempo sul nostro territorio, le quali generano oltre il 21% del PIL cantonale, migliorando per loro alcune condizioni quadro che sono fortemente penalizzanti per lo sviluppo e che frenano gli investimenti necessari per mantenere la loro competitività a livello internazionale. Le elezioni cantonali della prossima primavera sapranno darci dei politici in grado di dare delle risposte a queste grandi sfide che ci aspettano? Avranno il coraggio e la determinazione necessaria per progettare e guidare la transizione verso una società consapevole dei cambiamenti in atto? Sapranno in particolare fugare i dubbi che attanagliano molti giovani inerenti al loro futuro e far capire loro l’importanza del valore della democrazia e del sacrificio che ciò richiede?

È una questione di scelta e di priorità politica

Alla fine, potremmo fare questa domanda: quanto spende ogni anno il cantone Ticino per la socialità e l’assistenza e quanto spende per lo sviluppo economico territoriale e la creazione di posti di lavoro? In questa risposta risiede la nuda e cruda realtà del nostro Cantone e la visione politica attuale. Vogliamo continuare su questa strada? Spero che per il bene di tutte e tutti i nostri concittadini la risposta sia no. Concludo con due considerazioni: la prima, un invito ai lettori a leggere il Piano strategico di AITI per lo sviluppo economico denominato «Ticino 2032», che può essere scaricato dal nostro sito www.aiti.ch. Abbiamo creato questo documento soprattutto quale contributo di idee per una discussione libera e pubblica sulle soluzioni da adottare per fare crescere il nostro Cantone da tutti i punti di vista. Esso guiderà comunque il nostro agire nei prossimi anni a livello economico e nei confronti dei decisori politici. La seconda, sarebbe poco generoso non sottolineare comunque che il cantone Ticino non solo ha un importante potenziale di sviluppo, ma è pure un Cantone che ha alcuni punti di forza e non unicamente elementi di debolezza. Siamo ad esempio fra i principali Cantoni esportatori della Svizzera e questo non può che essere letto come lo specchio di un’economia dinamica supportata da uno Stato attento. Noi però ora chiediamo di fare di più e meglio. Proprio perché anche il Ticino sta vivendo e vivrà quelle trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali che cambieranno il volto della nostra società. E tutti noi dobbiamo esserne consapevoli.

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