Ticino

Boom di procedure edilizie: i Comuni sono sommersi dalle opposizioni

In Ticino gli uffici comunali boccheggiano terrorizzati dai ricorsi: «Cucce, grondaie e 5G sono le pratiche più controverse»
A certificare il boom sono i dati dell’Ufficio cantonale domande di costruzione del Dipartimento del territorio. © Ti-Press
Davide Illarietti
27.11.2022 10:00

Ticino, terra di contenziosi edilizi. Di cucce del cane che fanno litigare, piscine e piscinette fastidiose, grondaie che sporgono troppo, pannelli solari indigesti. Per non parlare delle antenne - 5G o meno - e dei grandi progetti che attirano ricorsi come fulmini. Nel 2021 ne sono piovuti 755 sugli uffici tecnici dei Comuni ticinesi, l’anno prima 773, quello prima ancora 731. Il numero è stabile ma non lo sono le opposizioni (molte di più) come nemmeno la mole smisurata delle domande di costruzione presentate ogni anno dai privati cittadini. Dopo la pandemia il lavoro per i tecnici comunali è aumentato a dismisura. Un vero e proprio boom che sta generando non poco stress e qualche effetto collaterale.

Più 20 per cento in un anno

A certificarlo nero su bianco sono i dati dell’Ufficio cantonale domande di costruzione (UDC) del Dipartimento del territorio. L’anno scorso le procedure edilizie hanno raggiunto quota 4.988 inTicino, il 20 per cento in più rispetto al 2020. Dopo anni - decenni - di numeri fermi, è un record. E quest’anno il totale dovrebbe addirittura superare la soglia delle 5 mila pratiche secondo il capoufficio Michele Giovagnoni. «Le domande di costruzione hanno registrato un aumento senza precedenti come conseguenza della forte crescita del settore edile. A trainare - è l’impressione, mancano dati di dettaglio - sono soprattutto gli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico». Pannelli solari, cappotti termici, termopompe. «Si tratta di interventi poco controversi, che tendono a non suscitare contrarietà nei vicini di casa, per questo probabilmente il numero dei ricorsi non ha avuto un aumento analogo».

Per fortuna, viene da aggiungere. Perché le persone che devono gestire il flusso abnorme di pratiche e contro-pratiche sono limitate, e probabilmente abbastanza vicine al limite (umano) della sopportazione. All’UDC ad occuparsi delle procedure edilizie sono appena quattro collaboratori e mezzo: assieme al capoufficio e due giuristi, fatti due conti spicci si smaltiscono oltre mille procedure a testa ogni anno. Il loro compito è fare da «cerniera» tra gli uffici cantonali chiamati ad avallare ogni singola pratica, e gli uffici tecnici dei Comuni dove le procedure vengono registrate.

Tecnici in prima linea

Questi ultimi costituiscono la prima linea, il frangiflutti contro la marea della litigiosità edilizia. I tecnici comunali sono una specie (non protetta) di funzionario pubblico ma anche di mediatore, che si trova spesso a diretto contatto con le lamentele delle parti in causa. «A volte il nostro lavoro assomiglia a quello dei giudici di pace» racconta il presidente dell’ATTEC Alessio Dell’Ambrogio. L’Associazione ticinese tecnici comunali riunisce oltre un centinaio di funzionari e promuove la valorizzazione di una professione non facile. «Il nostro compito è assicurare il rispetto delle regole ma anche spegnere laddove possibile i conflitti» spiega Dell’Ambrogio. «È nell’interesse della comunità che le opposizioni non si trasformino in ricorsi e contenziosi, e magari in cantieri fermi per anni. Una procedura che non si risolve vuol dire costi economici, burocratici e giudiziari, senza considerare le conseguenze sociali». Vicini che non si parlano più, sgarbi gratuiti e minacce neanche troppo velate. «Purtroppo sono cose che i nostri funzionari vedono tutti i giorni - continua il presidente dell’ATTEC -. Il nostro lavoro è anzitutto cercare di far parlare le persone tra di loro, arrivare a una conciliazione nel rispetto della normativa edilizia. Una stretta di mano tra due vicini che non si salutavano più potrebbe essere la nostra più grande soddisfazione».

5G e grandi progetti

Le strette di mano non fanno statistica. E tante volte non sono nemmeno affidabili - «capita che poi, dopo l’accordo, il ricorso arrivi comunque ed è un po’ triste» - ma secondo Dell’Ambrogio il dato dei contenziosi che finiscono davanti al Consiglio di Stato e poi in tribunale «è da guardare alla luce delle procedure complessive». Il caso di Lugano è emblematico. La capitale economica è anche la capitale dei litigi: ogni anno vengono presentate circa 300 opposizioni, ma le domande di costruzione sono sempre sopra il migliaio - 1.495 l’anno scorso - e i ricorsi non superano il centinaio (un settimo del totale ticinese). «In circa due casi su tre riusciamo a far ragionare le parti sulla correttezza della licenza edilizia o a trovare dei compromessi» spiega il capo della Divisione edilizia privata Sandro Montorfani. «Ci vuole un grande impegno, a volte sulle questioni edilizie si ripercuotono inimicizie private che nascono da tutt’altro».

Altre volte a sollevarsi contro una licenza sono interi quartieri, soprattutto in occasione di grandi progetti immobiliari. È il caso di via Bolio a Breganzona, dove dopo una decina di opposizioni e due anni di trattative Swisslife dovrà presentare una nuova proposta. O del villaggio Reka ad Albonago: i ricorsi della cittadinanza si sono risolti, alla fine, a favore del costruttore, ma quest’ultimo ha dovuto aspettare cinque anni dalla licenza per vedere realizzato il comparto. Altre licenze «a rischio» - fa sapere l’ATTEC - sono quelle che comportano limitazioni del panorama o del verde e aumenti di traffico.

E poi c’è il 5G. O in generale le antenne di telefonia, che intercettano sempre numerose contrarietà. Il record è di un’antenna di Swisscom nel centro di Bellinzona: 29 opposizione con decine di firmatari. A Magliaso un altro progetto sempre di Swisscom ha incassato 9 opposizioni con allegate 300 firme, a giugno. Qui i tecnici comunali segnalano un uso «spesso distorto» della legge edilizia. «Le opposizioni non sono in genere rivolte contro l’antenna in quanto tale ma contro la tecnologia 5G, che però entro precisi parametri è consentita dalla legge federale sulle telecomunicazioni». Con le radiazioni o presunte tali i tecnici comunali non c’entrano niente, ma vengono tirati in ballo «spesso per bloccare in modo pretestuoso dei progetti su cui si vuole creare un dibatto politico» osserva Dell’Ambrogio. Opporsi per prendere tempo, od opporsi per opporsi, è uno sport abbastanza diffuso. «Ma anche questo - chiosa Dell’Ambrogio - rientra tra i diritti dei cittadini».