Economia

Carissima Svizzera

Dall’elettricità al gas, dal pane alla sanità, in dodici mesi è aumentato tutto – «C’è chi si sta arricchendo alle spalle dei cittadini»
In un anno è aumentato tutto (o quasi). Dal prezzo del gas allo zucchero, dalla frutta fresca all’elettricità, dall’olio d’oliva alla sanità (CdT/Archivio)
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
21.05.2023 06:00

In un anno è aumentato tutto (o quasi). Dal prezzo del gas allo zucchero, dalla frutta fresca all’elettricità, dall’olio d’oliva alla sanità. Dodici mesi fa vivere in Svizzera era più conveniente di oggi. Anche perché i salari non hanno tenuto il passo dei rincari. Così fare la spesa, ma anche pagare l’affitto o la cassa malati è diventato più complicato. E se qualcuno sta dando fondo ai propri risparmi, qualcun altro non ce la fa più e deve chiedere aiuto (come a Ginevra, vedi articolo a fianco). «Non tutti gli aumenti sono giustificati - dice Angelica Jäggli, presidente dell’Associazione delle consumatrici e dei consumatori della Svizzera italiana (ACSI) - e quando ci sono non devono essere sempre ribaltati sui cittadini».

Eppure è un dato di fatto. Il prezzo del gas da marzo 2022 a marzo 2023, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, è cresciuto del 38%. Quello dell’elettricità del 25.5%. Stessi aumenti nel carrello della spesa. La margarina è più cara del 25%, il burro del 12%, la birra e il riso dell’11%, le uova e le verdure fresche del 10%. Anche il latte, +10%, e il pane, +8% non sono stati da meno. Senza parlare dei costi sanitari con i premi malattia cresciuti del 6% (in Ticino del 9%). E gli affitti? Male anche lì, visto che in due anni in Ticino sono aumentati dell’1,58% e Lugano è l’ottava città più cara della Svizzera dove affittare un appartamento.

Anche una recente inchiesta dell’ACSI ha mostrato lo stesso scenario. Di prezzi in rialzo in maniera galoppante. «Nei primi mesi dell’anno i rincari nel settore alimentare sono stati in media del 9.6% - precisa Antonella Crüzer, che dell’ACSI è segretaria generale - e a parer nostro, pur con tutte le giustificazioni siamo di fronte a un appesantimento nei confronti dei consumatori del tutto ingiustificato».

Il ballo delle responsabilità

Già, ma di chi sono le responsabilità? Chi ha deciso quanto e cosa aumentare? Una risposta sola forse non c’è. A esserci è però il portafoglio degli svizzeri, sempre più vuoto. Secondo la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, molte aziende stanno aumentando i loro margini di profitto speculando sull’inflazione. Che l’anno scorso in Svizzera è stata in media del 2.8%, facendo registrare il record negativo degli ultimi 30 anni. Qualcun altro, soprattutto in Inghilterra, parla apertamente di avidità d’inflazione, collegando l’aumento dell’inflazione all’avidità di profitto. Accuse rispedite al mittente da chi sostiene che l’aumento dei prezzi è da ricondurre esclusivamente ai problemi alla catena di approvvigionamento che hanno attraversato tutto il 2022. Problemi che a cascata si sono ripercossi quasi ovunque, dall’elettricità alle materie prime e quindi, alla fine della catena, anche al pane.

Ma c’è anche chi sostiene qualcos’altro. Che le imprese aumentano i prezzi solo quando sono sicure di non perdere la loro quota di mercato. Un ragionamento che però non varrebbe per le aziende che sono leader di mercato, come ad esempio Nestlé o Coca Cola. Che grazie alla loro forza sono in grado di orientare i prezzi e quindi scatenare una concorrenza verso il basso ma anche verso l’alto.

C’è chi si arricchisce

Di sicuro, in mezzo a tutto questo, segnala Mister Prezzi, Stefan Meierhans (intervistato da La Domenica nell’articolo a lato), c’è anche chi ci ha guadagnato. Come la britannica Shell, multinazionale che opera nel settore petrolifero, energetico e petrolchimico che nel 2022 ha annunciato un utile netto di quasi 40 miliardi di dollari, che è il doppio rispetto a quello registrato l’anno precedente. E come Shell hanno raddoppiato i loro profitti anche le sue compagnie concorrenti ExxonMobil, TotalEnergies e BP.

Ma ad essersi arricchite, secondo Antonella Crüzer , sono anche molte altre aziende. «Ci sono colossi che non stanno dimostrando una grande solidarietà. Penso ad esempio a quelli presenti nel settore della grande distribuzione dei generi alimentari, un settore dove non c’è una grande concorrenza».

«Più mezzi a Mister Prezzi»

Un altro dato altrettanto certo, rivela Mister Prezzi, è infatti che nel nostro Paese un terzo dei prezzi non è frutto della concorrenza bensì di tariffe fissate dal settore pubblico oppure, come visto poc’anzi, viene stabilito da aziende monopolistiche o con una posizione dominante sul mercato. E a proposito del Sorvegliante dei prezzi, secondo chi rappresenta i consumatori, dovrebbe disporre di più mezzi e risorse. «Oggi ha troppo pochi collaboratori - annotano Jäggli e Crüzer - bisogna fare in modo che possa contare su più forze per continuare a tutelare i cittadini e a monitorare il mercato».

Anche perché l’aumento dell’inflazione non sta «solo» pesando come non mai sulle tasche dei cittadini, provocando in loro un sentimento di grande incertezza, ma li ha anche spinti a cercare di invertire in qualche modo la rotta. Non si spiegherebbe altrimenti la moltitudine di segnalazioni all’ufficio del Sorvegliante dei prezzi che l’anno scorso sono cresciute di oltre il 60% rispetto agli anni precedenti.

Usare la testa

Nel frattempo chi rappresenta i consumatori non ha dubbi. «Bisogna agire su due livelli. Da una parte è necessario agire a livello politico per chiedere più tutele e sorveglianza, e le associazioni come la nostra sono attive in questo ambito - proseguono Jäggli e Crüzer - dall’altra come consumatori bisogna cercare di difendersi il più possibile dall’aumento dei prezzi, usando ancora di più la testa. Cerchiamo ad esempio di confrontare i prezzi, facciamo i conti, stiamo attenti alle quantità che acquistiamo, non sprechiamo, e cerchiamo di non tornare a casa con delle fregature».

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