Il reportage

Ecco a voi i detective dell'autostrada

In poche ore al valico doganale di Chiasso-Brogeda spuntano monete antiche, documenti falsi e vestiti contraffatti
Un momento di esercitazione per il cucciolo di pastore belga al valico doganale di Brogeda. Un giorno sarà in grado di scovare droga, armi e persone. © CdT/ Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
05.02.2023 11:31

Attorno a un tavolo sono seduti sei specialisti dogana e sicurezza dei confini. Sono le quattro di un pomeriggio qualunque. Il loro turno è giunto al termine e il responsabile della squadra fa il punto. Sotto di loro, sulla strada, le auto che arrivano dall’Italia non smettono di sfilare davanti al valico autostradale di Brogeda e di essere controllate. Le facce sono stanche come gli sguardi. Hanno iniziato quasi nove ore prima. E domani si ricomincia alle quattro di mattina. Tra i sei ci sono anche delle «reclute» in formazione. Sono il futuro del corpo e il responsabile ha soprattutto attenzioni per loro. «Perché hai fermato quella Porsche con targhe tedesche?», chiede a uno di loro il responsabile. «Per verificare se a suo carico ci fossero multe non pagate», risponde il giovane con sicurezza. «Bravo, è l’unica risposta giusta che mi potevi dare», si congratula il formatore. La recluta incassa il complimento ma non si scompone perché sa che la strada è ancora lunga e costellata di dettagli che fanno la differenza. Perché non tutte le auto e i conducenti che entrano in Svizzera sono uguali. E spesso, se non quasi sempre, bisogna saper cogliere e riconoscere le sfumature. Altre volte invece basta un controllo qualunque.

Due ore prima a essere fermato è stato un ragazzo con i capelli verdi. Quando abbassa il finestrino per rispondere alle domande di rito dall’abitacolo esce anche una fragranza che lo specialista riconosce. Una circostanza sufficiente per far scattare un controllo per possibile occultamento di sostanze stupefacenti. Prima gli vengono verificati i documenti, poi l’interno della vettura, infine viene sottoposto a un test antidroga e a un controllo approfondito sulla persona. A occuparsi del caso, che darà esito negativo, sono in due, perché uno deve sempre sorvegliare il ragazzo, l’altro verificare i documenti e controllare l’auto.

Tra monete antiche e vestiti firmati

Nello stesso momento, negli uffici al pianoterra del valico, il formatore si sta occupando di un documento d’identità che a prima vista sembrava regolare ma in realtà è stato contraffatto. «Vedi come è importante avere sempre la mente aperta?», dice il responsabile al ragazzo in formazione. «Non devi mai fermarti al primo sospetto o al primo indizio, se ti focalizzi troppo su quello che stai cercando puoi perdere di vista qualcos’altro».

Sempre nello stesso istante negli uffici al piano di sopra, attorno a una scrivania, due specialisti si stanno occupando di un centinaio di monete antiche scovate in mattinata su un’auto in transito. Sono romane e valgono centinaia di euro al pezzo. Chi le ha trasportate non le ha sdoganate e non ha saputo fornire tutti i dettagli sulla loro provenienza. È abbastanza per far scattare un’infrazione alla legge doganale e omessa dichiarazione di monete antiche.

In realtà non è l’unico caso di cui stanno discutendo. Qualche ora prima è stato fermato anche un veicolo che trasportava vestiti di marca probabilmente non originali e i due uomini in divisa stanno discutendo il motivo per cui qualcosa non ha quadrato fin dall’inizio e i passi successivi che dovranno compiere con le aziende di abbigliamento chiamate in causa. Certa è invece l’infrazione alla legge doganale della persona che alle prime luci dell’alba nel baule nascondeva diverse centinaia di grammi di carne e molti litri di olio senza aver sdoganato la merce.

«Oggi è una giornata tranquilla»

Poco dopo mezzogiorno il traffico è scorrevole e a insospettire sono due auto. Una con a bordo una famiglia - padre, madre, figlio adolescente - l’altra con due giovani che affermano di essere degli youtuber con migliaia di follower. Dopo il controllo a tutti dei documenti, dei bagagli e un test antidroga al figlio, che era seduto sul sedile posteriore, si scopre che proprio il figlio è sotto l’effetto di una sostanza stupefacente, mentre i due youtuber risultano puliti come i genitori. «Oggi è una giornata tutto sommato tranquilla», annota uno specialista dogana e sicurezza dei confini con molti anni di lavoro alle spalle.

Quando finisce di parlare un bus si ferma nella corsia a lui riservata. È obbligato a farlo. Solo se riceve il via libera può avanzare. Arriva da Pescara e va a Zurigo. Va di fretta perché chi lo ha preso ha pagato anche per quello. I doganieri salgono a bordo. Fanno domande e controllano i documenti. Nulla li insospettisce e scendono. «Non sempre è così», fanno sapere. «Su questi bus non è raro trovare generi alimentari non sdoganati».

La donna guardata strano

Mégane, una delle «reclute», ascolta e prende nota mentalmente. Dopo il turno andrà in palestra, «per scaricarmi», dice. Ha una formazione commerciale e dopo un impiego amministrativo in una struttura carceraria ha capito che avrebbe voluto essere impiegata sul campo. Così si è arruolata nell’esercito, ma la strada non era quella giusta. Il passo successivo l’ha portata dov’è oggi. «Il lavoro mi piace molto, mi piace molto il contatto con le persone», spiega. Certo, non tutto è rosa e fiori. Perché i turni e la formazione sono intensi. Ma Mégane non molla. Non vuole farlo. Anche se deve fare i conti con chi la guarda ancora strano. Non tra i colleghi, ma sulla strada. «Una volta un conducente mi ha detto che in quanto donna sarei dovuta andare in ufficio visto che a quell’ora faceva freddo». Adesso sorride, ma quel commento le ha dato fastidio. «Noi donne siamo forti quanto gli uomini», chiarisce. Poco prima aveva fermato un mini van con targhe balcaniche. Alla guida c’era un uomo che dalle ricerche nelle banche dati risultava avere piccoli precedenti. Così erano stati fatti scendere anche i passeggeri che sostenevano di essere in vacanza in Italia e di voler visitare Lugano. Il controllo dei loro bagagli non aveva fatto emergere nulla di anomalo e avevano potuto ripartire. Mégane li aveva guardati andare via, poi si era voltata e aveva incrociato lo sguardo del suo formatore.

Il cucciolo e la segnalazione

Intanto, sul piazzale, fuori dagli uffici, si ferma un pulmino delle dogane. Un uomo in uniforme scende e apre il baule. Dentro c’è un cucciolo di pastore belga che non vede l’ora di uscire e scodinzolare addosso al suo padrone. «Non è ancora pronto, lo sto formando», sottolinea lo specialista, aprendo la gabbia. Un giorno il cucciolo sarà in grado di scovare sostanze stupefacenti, esplosivi e seguire piste. Oggi si allena cercando di trovare un piccolo oggetto tra le lamiere di un camion. L’esercizio riesce ma non c’è tempo per festeggiare, perché arriva una segnalazione.

Sta arrivando un’auto che potrebbe trasportare sostanze stupefacenti e attraversare il confine per andare in Italia. Le indicazioni non sono molte. Si sanno solo il modello e il colore. Gli specialisti si piazzano attorno alla fila di veicoli che a passo d’uomo stanno uscendo dalla Svizzera. Comunicano via radio con la centrale. L’attesa si fa snervante perché i minuti passano ma l’auto non si vede. Poi, finalmente arriva. Viene fatta accostare e controllata. Al conducente, come da prassi, vengono chiesti documenti e informazioni sul viaggio. Poi viene scortato fino all’ufficio di servizio del valico. La sua auto viene invece presa in consegna da chi si occuperà di controllarla a fondo. Quanto a fondo dipende.

«Non è detto che trasporti davvero droga», si lascia sfuggire un doganiere. «Magari ha fatto solo la staffetta per permettere agli altri di attraversare il confine in un altro momento». La sua faccia si contrae in un’espressione di disappunto, poi aggiunge. «Non possiamo fermare tutti, purtroppo. Facciamo quello che possiamo».

Alle quattro e un quarto del pomeriggio il responsabile della squadra fa il punto anche su questo sospetto traffico di sostanze stupefacenti. I sei specialisti della dogana e sicurezza dei confini ascoltano. «Per alcuni di voi si è trattato del primo intervento di questo tipo», sottolinea il formatore. Chi è in formazione annuisce. Il responsabile continua fornendo alcune indicazioni che ai nuovi torneranno utili anche in futuro. In apparenza, dettagli. Ma solo in apparenza.

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