Droga

Hashish dalla canapa light: scoperte le raffinerie svizzere

Un'inchiesta dei Carabinieri di Corsico ha svelato il piano di un 29.enne milanese che, agendo fra Ticino, Zurigo e Ginevra, trasformava l'erba leggera in erba "strong" per poi esportarla in Italia
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Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
17.07.2022 14:51

Ottenere hashish dalla canapa light non è solo possibile ma è anche pericoloso e illegale. Lo sa bene un 29.enne milanese appena fermato dai Carabinieri di Trezzano sul Naviglio (Comune alle porte di Milano). Che nel settembre 2019 ha riportato ustioni di secondo e terzo grado, maneggiando appunto con disattenzione canapa light e gas butano. Lo sa bene ma ci è comunque ricascato. Perché da fine 2019 - da quando cioè il capannone dove faceva le lavorazioni è esploso - e per tutto il 2020 ha fatto avanti indietro da Milano alla Svizzera. Pur di non rinunciare a ricavare hashish dalla canapa light. In Svizzera e più precisamente in Ticino e nella zona di Zurigo e Ginevra, il 29.enne aveva trovato i laboratori giusti. Almeno 6. Dove qualcuno trasformava per lui l’erba leggera in erba strong.

A ricostruire i fatti sono stati i Carabinieri di Corsico (Comune anch’esso nei dintorni di Milano) e di Trezzano sul Naviglio. Oltre al 29.enne sono stati accusati di commercializzazione e illecita lavorazione della canapa light altre 4 persone. Tutte italiane. Nel nuovo capannone di Trezzano nel quale la banda aveva ricominciato a lavorare l’erba dopo essersi appoggiati ai laboratori svizzeri gli inquirenti hanno sequestrato 950 chili di cannabis light per un valore commerciale di un milione di euro. Pure sequestrati una cassetta di sicurezza e vari conti correnti.

Dalla Sardegna

La canapa arrivava dalla Sardegna, anche se non sempre era così leggera. La legge in Italia permette una concentrazione massima di THC dello 0,6 per cento. In Svizzera il THC deve invece essere minore dell’1%. Così l’erba veniva lavata. Per alleggerirla e renderla conforme alle leggi italiane. Ma anche per ricavarne la resina stupefacente. Mediante appunto il gas butano. In commercio finivano così due versioni. Sia quella legale, che quella potenziata. Quasi due piccioni con una fava, quindi. Quasi. Perché il gioco è durato poco.

L’inchiesta del Carabinieri è partita proprio dallo scoppio del capannone nel settembre 2019 in cui il 29.enne è rimasto ferito insieme al fratello e a un dipendente. Ferito ma non fermo. Perché l’uomo ha continuato a darsi da fare, appoggiandosi a dei laboratori svizzeri.

In furgone

I viaggi con tanto di bolle di trasporto avvenivano in furgone. Nel vano venivano trasportati fino a 300 chili di canapa alla volta. Come ha dimostrato uno dei viaggi del 29.enne intercettato al valico di Ponte Tresa dalla Guardia di finanza. Altrettanto certo è che in 3-4 mesi di appostamenti i Carabinieri di Corsico e Trezzano hanno potuto osservare almeno una quarantina di trasferte del 29.enne o della sua banda in Svizzera. Tutte in furgone. Tutte con destinazione Ticino, Zurigo e Ginevra.

In molte occasioni l’hashish ricavato dalla lavorazione della canapa light veniva venduto agli stessi laboratori svizzeri. Che dunque erano perfettamente a conoscenza di cosa stavano trattando. Una volta ripulita dal THC in eccesso l’erba ritornava in Italia, sempre trasportata in furgone. Per essere venduta.

Questo fino a quando l'uomo non ha deciso di fare le cose in proprio. Come faceva prima del settembre 2019. Prima cioè dell’esplosione che lo aveva ferito insieme al fratello e a un dipendente.

Giocare con il gas

Perché non è pericoloso giocare solo con il fuoco ma anche con il gas butano. Come sanno bene negli Stati Uniti, dove le esplosioni di questo tipo nei laboratori clandestini non sono così rare. Il gas butano liquido, usato appunto per estrarre la resina stupefacente dalla canapa light, è infatti altamente infiammabile. Tanto più che dopo la lavorazione si disperde nell’ambiente. Come è capitato nel settembre 2019. Quando nel primo capannone usato dal 29.enne era avvenuta un’esplosione con fiamme altre oltre dieci metri alimentate per ore dalle migliaia di bombolette di butano accatastate nella raffineria clandestina.

I precedenti

Non è la prima volta che la Svizzera è attraversata dalle rotte di canapa più o meno light. Nell’aprile del 2021 al valico di Gaggiolo la Guardia di finanza aveva fermato un furgone proveniente da Ligornetto con a bordo 50,5 chili di marijuana e circa 5 litri di olio di canapa, oltre a diversi macchinari agricoli nuovi ancora imballati del valore di oltre 10’000 euro. Ad allertare i finanzieri era stata la presenza di un veicolo staffetta guidato da uno svizzero che appunto precedeva il furgone per accertarsi della presenza delle forze dell’ordine sul confine.

Era invece il maggio 2020 quando a Lavena Ponte Tresa i Carabinieri avevano fermato un furgone proveniente sempre dalla Svizzera con 150 chili di cannabis a bordo. I due 25.enni milanesi fermati avevano sostenuto fosse canapa light. Per la quale servivano comunque le necessarie autorizzazioni. Che i due non avevano.