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Andare alle radici

Il mondo svizzero delle genealogie tra privacy e internet
© CdT/Archivio
Alberto Gerosa
31.05.2022 21:01

Non tutti hanno la fortuna di Piero Bianconi (1899-1984), che raccontava di aver ritrovato un baule colmo di lettere familiari. Circostanza che lo indusse a scrivere Albero genealogico (1969), capolavoro della letteratura svizzera in lingua italiana, uno dei titoli che danno lustro al catalogo di Armando Dadò Editore. Dove le storie degli avi e del loro peregrinare lungo secoli, dalla Francia settecentesca alla California della Gold Rush passando per i bush australiani, si intrecciano con la Storia di tutti noi, evocando un mondo di consuetudini e un lessico condivisi ben oltre i confini di Mergoscia e del Locarnese. Non si sa bene se spinti da ambizioni letterarie oppure dai lockdown che nell’ultimo biennio ci hanno obbligati a conoscere meglio le nostre abitazioni, svuotando cassetti e rispolverando vecchie fotografie, sono in molti oggi a dimostrare interesse per la ricostruzione della propria storia familiare e dell’albero genealogico. A prescindere da casi particolari, per esempio quelli di persone adottate che vorrebbero dare un volto ai propri genitori, oppure di coloro che sospettano che il proprio padre legale non coincida con quello biologico.

La tradizione continua negli alberi genealogici tradotti in arte dalla Glasmalerei Christen di Wallisellen; questo esemplare è su pergamena
La tradizione continua negli alberi genealogici tradotti in arte dalla Glasmalerei Christen di Wallisellen; questo esemplare è su pergamena

Lo dimostrano le liste di attesa dei genealogisti – è tutt’altro che infrequente dover aspettare dai due ai quattro mesi -, oltre al moltiplicarsi sulla Rete di fornitori di servizi e piattaforme. Apripista in tal senso è stata la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi giorni: dal 1999 il suo sito FamilySearch.org dischiude agli utenti uno sterminato database, a fronte di una registrazione gratuita. Ma le ricerche non sono sempre semplici, specie per coloro tra noi – e sono i più – che non possono vantare un nobile o magari anche solo un abitante di città tra i propri antenati: nei centri rurali la documentazione non brillava per esaustività, occorre quindi districarsi in una selva di individui dallo stesso cognome e mille altre disambiguazioni.

Per non parlare degli errori di trascrizione, sempre in agguato. Ai Mormoni dello Utah si sono aggiunti nel corso degli anni numerosi altri soggetti (non sempre molto seri), che per importi compresi tra i 50 e i 1.000 franchi circa offrono l’accesso a banche dati e documenti, nonché contatti con i «nuovi» parenti e il test del DNA. Da un campione di saliva o da un semplice tampone sulla guancia risulta così possibile risalire per esempio agli «aplogruppi»: si tratta dei rami per così dire più spessi del nostro albero genealogico, che ci consentono di stabilire il popolo di appartenenza dei nostri antenati più remoti. Al di là della soddisfazione di poter pensare che nostri lontani parenti siano stati magari al seguito di Attila o di Erik il Rosso, la ricostruzione effettiva e, sia concesso il gioco di parole, affettiva dei nostri legami familiari comporta di riempire le caselle del nostro albero genealogico indietro nel tempo fino al 1775 circa. E qui le cose si complicano. Se infatti da un lato la Svizzera raccoglie i dati anagrafici in base al luogo di origine (Heimatort/Bürgerort) e non al luogo di nascita, facilitando quindi notevolmente le ricerche – una famiglia può infatti contare numerosissimi luoghi di nascita… -, dall’altro può rivelarsi necessario consultare altre istituzioni. Ovvero gli uffici dello stato civile, l’archivio di Stato – pardon, gli archivi di Stato, siamo in Svizzera e ciascun cantone ne possiede uno… - e, per date precedenti il 1800, i registri parrocchiali. «Innanzitutto - spiega da Berna Therese Metzger-Münger, genealogista dal 1999 ed ex membro della direzione della Società Svizzera di Studi Genealogici (SSSG) - va considerato che nella Confederazione, a differenza di molti altri Paesi, la legislazione sulla privacy è molto rigorosa.

Questo comporta che per iniziare la ricerca occorre disporre di dati precedenti il 1900, in quanto nessun archivio svizzero dà accesso a dati più recenti. A meno che non si richieda un documento ufficiale noto come Familienschein: ogni cittadino elvetico ha infatti il diritto di venire a conoscenza dei propri antenati. Anche qui ci sono però delle restrizioni: nel cantone di Berna, per esempio, chi lo esibisce riceve i nomi di genitori e nonni (se sono già morti), ma non quelli di fratelli e sorelle, poiché non appartengono alla linea diretta della discendenza». I costi della consulenza di Metzger-Münger per andare a ritroso nel tempo dipendono dal numero delle generazioni e da quello dei figli; si può comunque dire che per risalire all’ultimo quarto del 18esimo secolo si aggirano intorno agli 800-1.000 franchi se la ricerca è corredata di albero genealogico, in caso contrario sono sufficienti 500-600 franchi («Sul sito della SSSG è presente un’intera lista di colleghi, le tariffe sono eterogenee, è comunque consigliabile chiedere un preventivo», precisa la genealogista). Non aspettatevi la raffigurazione di un albero frondoso ricoperto di cartigli dalle solenni lettere gotiche: l’aspetto dell’albero genealogico approntato dagli specialisti del settore è solitamente quello sobrio di un foglio elettronico, stampabile su carta. Per poterne ricavare rappresentazioni esteticamente più desiderabili ci si può rivolgere ad artigiani come Antony Christen di Wallisellen: la sua azienda Glasmalerei Christen dipinge su vetro, legno, pergamena o ceramica sontuosi alberi genealogici nonché stemmi realizzati secondo le regole dell’araldica (disciplina correlata alla genealogia, ma ben distinta da quest’ultima). Chi preferisce invece i supporti immateriali può trovare pane per i suoi denti nelle app della tedesca Synium Software: la sua MobileFamily Tree 10, per esempio, consente di visualizzare sul proprio iPhone o iPad alberi genealogici con tanto di fotografie dei propri parenti, statistiche e addirittura visualizzazioni in realtà aumentata. Certo, bisogna prendersi il tempo di caricare nomi, dati e immagini… Lo scrivente è arrivato a 325 parenti. E non ha nessuna intenzione di fermarsi…