HUB

Il valore del tempo

La mostra «Hermès in the Making» porta nel mondo un know how unico
© CdT/Gabriele Putzu
Michaela Ghersi
20.06.2022 06:00

Una realtà ineccepibile. Un elemento enigmatico. Un grande lusso. Così è il tempo per tutti noi, ma da Hermès al tempo viene data un’ulteriore considerazione: è un alleato prezioso. I giovani artigiani che cominciano il lungo percorso di apprendistato - a volte oltre tre anni – lavorano nel proprio métier facendo e rifacendo in continuazione lo stesso gesto fino a quando non raggiungono la padronanza del mestiere e ottengono il livello di eccellenza richiesto dalla Maison. Chi comincia la formazione nella maroquinerie (gli articoli di pelletteria) per esempio, si esercita ogni giorno – per oltre 1.000 giorni - su borse che non andranno mai in vendita. Le iconiche «Kelly» e le ambitissime «Birkin» - oggetti internazionali del desiderio - verranno consegnate nei 306 negozi diffusi in 45 Paesi del mondo solo quando la perfezione dell’artigiano avrà raggiunto il massimo. L’apprendistato è naturalmente costoso per l’azienda, come si può ben immaginare, e ritorniamo al concetto che il tempo è un lusso.

Ma anche una garanzia: ogni prodotto di Hermès è fatto per durare, per essere tramandato e anche riparato, dove occorra. Gli esperti «restauratori» si prendono cura di ciò che nel corso degli anni si può alterare, un colore attenuato, ad esempio, oppure un punto sellaio che necessita di essere rielaborato. Sono oltre centomila gli elementi che vengono ricevuti dagli atelier situati nelle città principali, a riprova di un’assistenza post vendita che ancora una volta parla di eccellenza. Dalla sua fondazione nel 1837, sei generazioni di artigiani si sono susseguite, conservando e tramandando il proprio savoir-faire come piace definire questo talento a Olivier Fournier, vicepresidente del gruppo e presidente della Fondation d’entreprise Hermès. Lo abbiamo incontrato durante la recente mostra-dimostrazione Hermès in the Making che si è tenuta a Torino a fine maggio e proseguirà poi in Michigan, a Singapore e in Texas. «Dal 1837 la Maison fa vivere il lavoro manuale senza compromessi», spiega Monsieur Fournier, «dando vita ai sogni dei nostri creatori: grazie alla loro esperienza e alla loro genialità, gli artigiani si fanno interpreti dei desideri che si nascondono dietro ogni oggetto».

L’eccezionalità di questo patrimonio sta nel fatto di non essere confinato in archivi polverosi, ma al contrario essere un nucleo di abilità vivaci e in continua evoluzione, a dimostrare che la ricerca della perfezione è premiante. Negli ultimi trent’anni, l’azienda francese si è diffusa su tutto il territorio nazionale aprendo diversi siti di produzione e laboratori in regioni che hanno una lunga tradizione di precisi savoir-faire. Come la stampa della seta nella zona di Lione, dove l’industria serica è leader. I celebri carré sono tra le migliori espressioni della creatività: 75mila colori tra cui scegliere le sfumature ideali - da 25 a 48, secondo i disegni - che finiranno su deliziosi foulard. Va considerato che l’arrivo di Hermès in alcune zone della Francia ha trasformato gli ecosistemi locali: in alcuni paesi, scuole chiuse da anni hanno riaperto; in altri, piccoli negozi locali hanno ripreso l’attività, insieme a nuove reti di trasporto. Inoltre, l’enfasi che viene messa dall’azienda sul rispetto ambientale, porta a realizzare nuovi siti dai programmi ambiziosi. È il caso di Louviers, comune francese di 18mila abitanti, a metà strada tra Parigi e Le Havre. Qui a fine anno verrà aperto il ventiduesimo atelier di pelletteria del gruppo, pensato per produrre più energia di quanta ne consumerà. Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati, 185 anni fa, Thierry Hermès avrebbe potuto immaginare una tale evoluzione. Con il primo negozio di finimenti e briglie, il suo nome si lega in modo indissolubile al mondo del cavallo. La sellerie ancora oggi è un fiore all’occhiello chez la Maison. A Torino, durante la mostra, abbiamo incontrato Hélène Rolland che con le sue mani curate crea selle di infinita bellezza nel rispetto dei requisiti tecnici di tutte le discipline equestri. «Ogni sella viene studiata in base al fisico del cavaliere e alla struttura del cavallo, misurando tutto al millimetro», ci racconta con il sorriso di chi porta la passione nel proprio lavoro. «Gli elementi da produrre e poi da assemblare sono oltre quaranta: sedile, pannelli, alette vengono foderati, sagomati e infine cuciti con il punto sellaio». Un punto davvero formidabile, molto antico, un vero segno distintivo che si forma incrociando due aghi con le due estremità dello stesso filo, a garantire resistenza a sollecitazioni estreme e al trascorrere del tempo. Ritorniamo ancora una volta alla parola dell’inizio: il tempo. Quel tempo che sembra non sfiorare mai la grazia di Hermès.

/ MICHAELA GHERSI/ Foto di gabriele putzu