Kengo Kuma - L’architettura del tempo


Kengo Kuma è uno dei giganti dell’architettura contemporanea. Eppure, a differenza di ciò che comunica il cliché dell’archistar, in lui non c’è traccia di hybris. Nella sua personalità come nei suoi lavori – anche nei più grandiosi, come il nuovo Stadio Nazionale di Tokyo, simbolo dei prossimi Giochi Olimpici – non vi è alcun gigantismo, non traspare alcuna volontà di affermazione, alcuna prevaricazione, piuttosto un esistere e un generare allo stesso ritmo della natura, penetrati da essa. Il suo progettare, apparentemente senza sforzo, sembra realizzare l’Hishiryo, il non-pensato, illuminazione che illumina se stessa.

L’eco decostruttivista e quasi monastica non è solo connaturata al pensiero del Maestro – autore del libro L’Anti-oggetto. Dissoluzione e disintegrazione dell’architettura (2008) - ma giornalisticamente necessaria: in un tempo dove qualunque creativo del calcestruzzo si atteggia a Le Corbusier, il frasario in uso sulle riviste di design rischierebbe infatti di contaminare il messaggio primevo di Kuma. Su queste fondazioni filosofiche sono state edificate anche le opere ispirate dall’incontro fra Kengo Kuma e l’Alta orologeria, tema di questa cover story. Già nel 2006, con l’edificio Z58 di Shanghai, Kuma aveva intercettato un laboratorio delle ore, riconvertendo in un monumento della decostruzione spaziale quella che era una vecchia fabbrica di orologi.
Ma è con Rolex e Grand Seiko che si compie il ricongiungimento fra tempo misurato e battito interiore, fra cultura e natura. Osservare la Torre Rolex di Dallas offre un’epifania generativa. I sette piani del palazzo - sede amministrativa della Maison ginevrina - si elevano con una leggerezza e un vigore ancestrali, in un movimento elicoidale che emerge dal suolo. La natura modella e abita la Torre, con terrazzi sporgenti piantumati e ampio uso di engawa, spazi dove il dentro e il fuori si compenetrano. Ma come ben sanno gli addetti ai lavori, Rolex è riferimento planetario anche per la coerenza espressiva che pretende da tutto ciò che la rappresenta. Chiediamo dunque al maestro giapponese com’è stata la sua esperienza con la Maison: «Pur avendo goduto di piena libertà», racconta Kuma, «l’esito della collaborazione è stata una spontanea convergenza di ethos comuni, l’umanità, il rispetto per la natura, l’amore per la precisione, la volontà di definire il tempo e lo spazio. Abbiamo lavorato con la filosofia Rolex nella mente e da loro siamo sempre stati seguiti con rispetto e senza alcun diktat. Avevamo già incontrato Rolex per il progetto Under One Roof presso l’EPFL e ci sentiamo a nostro agio quando progettiamo al servizio del loro spirito d’innovazione».
Se gli appassionati di orologeria conoscono la magnetica illusione creata dal movimento meccanico, ovvero quella di poter incassare gli istanti, qual è la relazione fra l’architettura e il tempo? «Architettura e tempo sono intimamente connessi, ma non come ci si potrebbe immaginare. Si tratta meno di controllo e più di riflessione su chi siamo all’interno del cosmo. Un approccio che richiede cura e diligenza.
L’architectural design emerge come una sorta di ritmo della natura e il tempo non è altro che una via codificata per ricreare quello stesso ritmo. Quindi ritengo siano sullo stesso spettro, entrambi impegnati a sottolineare la bellezza e le cadenze della natura, i suoi flussi di cambiamento. Ciò che mi sta a cuore è mostrare la bellezza della natura nel tempo e attraverso il tempo. Movimento, materiali naturali e precisione sono attributi della mia concezione del design». Pur in questa mimesi con l’universalità naturale, nell’intera produzione di Kuma vi è un irriducibile elemento culturale, epocale, specificamente giapponese.
Gli chiediamo dunque: che cos’è per lei la memoria? «Come ciascuno di noi, vivo con i miei ricordi. Memoria e creazione non possono essere separate perché la seconda dipende dalla prima: ogni creazione viene dalla memoria, che è un prodotto dell’esperienza. Ed è importante notare che la memoria non è qualcosa che riguarda il solo passato, perché è sempre con noi». Dopo Rolex, Kuma ha cooperato con Grand Seiko per la realizzazione dello Studio Shizukuishi - un atelier di 2.244 metri quadrati pensato per i mastri orologiai di Grand Seiko - e per la nuova boutique parigina.
Anche in questo caso è la natura a definirne la cifra espressiva: «La filosofia del brand – The nature of time – mi appartiene e ho cercato di penetrarne le sfumature più misteriose, dandone una percezione tangibile», spiega Kuma. «In questo laboratorio ho instillato l’elemento più naturale, il legno, cercando di marcare il suo procedere e le sue pause come farebbe un capolavoro meccanico se si muovesse nello spazio. E ho cercato di integrarlo fortemente alla magnifica natura circostante». Rolex e Grand Seiko, due simboli dell’orologeria, svizzera e giapponese. Le piace l’architettura orologiera? Ha mai pensato di firmare un suo segnatempo? «L’orologeria è una sorta di miracolo. È in grado di mostrarci la logica nascosta del mondo che ci circonda ed è proprio ciò che cerco di ottenere attraverso l’architectural design. Riguardo a un segnatempo disegnato da me, non credo ve ne sia bisogno, con tali maestri come Rolex e Grand Seiko. Entrambi ci offrono un eccellente esempio di armonia con la natura e i loro orologi ne catturano la magia». Pur rispettando la modestia del Maestro e il magistero delle grandi manifatture, restiamo speranzosi di poter indossare al polso la sua architettura del tempo.