I carissimi interventi in Day-hospital

Efas. Acronimo che per molti attori sanitari sembra essere diventato «la» soluzione per mettere fine al continuo aumento della spesa sanitaria in Svizzera. Si tratta del finanziamento uniforme delle cure mediche, siano in ospedale o in ambulatorio. Piace a diverse casse malati, direttamente interessate visto che, se una prestazione, un intervento è dispensato in regime ambulatoriale, si ritrovano a dover pagare l’intera fattura. Mentre se il paziente è ricoverato, c’è una suddivisione dei costi, 55% a carico del Cantone, 45% delle casse. E visto che per un numero sempre maggiore di interventi non occorre più una degenza in ospedale, i conti non tornano. Troppi i soldi che le casse spendono ogni anno. Anche per Felix Schneuwly, esperto di questioni sanitarie per il sito di confronto Comparis, Efas è una buona proposta: «Si potrebbe pensare a un finanziamento ad esempio del 25% a carico dei Cantoni e del 75% delle casse malati. Purtroppo il Consiglio degli Stati ha rinviato ancora una volta questa riforma a causa dell’opposizione dei Cantoni». Un passo nella giusta direzione pure per Fabrizio Mazzonna, professore di economia e politica sanitaria all’USI: «Rimuove tanti incentivi economici negativi che nel sistema sanitario svizzero generano costi crescenti.Se ben attuato Efas potrebbe anche spingere verso una maggiore integrazione delle cure».
Le Casse malati
Ovviamente parliamo di un cerotto - uno dei tanti fermi sul tavolo di Berna - ma non risolverebbe la questione principale: il continuo lievitare della spesa sanitaria. Per Curafutura, associazione di CSS, Helsana, Sanitas e KPT, è una riforma fondamentale. «Il fatto che nel regime ambulatoriale gli assicuratori malattia coprono il 100% dei costi crea un paradosso - osserva la portavoce per il Ticino, Céline Antonini -. Pur essendo positivo a livello economico globale, fa aumentare più che proporzionalmente la fattura a carico dell’assicurazione obbligatoria e dunque i premi». Per Santésuisse, che rappresenta anch’essa un gruppo di assicuratori, la proposta va bene se correttamente concepita. «Contribuendo a finanziare il settore ambulatoriale - dice il portavoce Ivo Giudicetti -, i Cantoni sarebbero incentivati a gestire meglio l’offerta di prestazioni, soprattutto nelle zone urbane. Ciò non risolve però il problema dell’eccessivo aumento dei costi, per cui servono ulteriori misure».
Aumento che, ricordiamo, è dovuto anche a quel buon 20% di prestazioni superflue (dato Ufficio federale della salute pubblica) che non apportano alcun miglioramento alla salute dei pazienti e possono al contrario essere potenzialmente dannose.
I sostenitori
A Berma sembra non esserci la volontà di trovare una soluzione, se non per ridurre almeno per frenare la continua ascesa della spesa che, ricordiamo, supera ormai gli 83 miliardi di franchi annui, pro capite 804 franchi al mese. E visto che il dato si riferisce al 2020, è facile immaginare una cifra ben più alta. Che fare? Intanto serve un cambio di mentalità. Un consumo consapevole della sanità, da parte di medici e pazienti. L’offerta prevista dalla Lamal (la Legge federale sull’assicurazione malattie) è ampia, forse troppo, ma non deve indurre a fare e a pretendere di più.
Tornando al finanziamento dei costi, di fatto l’Efas è visto di buon occhio dall’associazione svizzera delle aziende farmaceutiche, dal Forum svizzero delle cure integrate, dall’associazione svizzera dei medici operanti in cliniche private e ospedali e da altri «attori» sanitari, per cui contribuirà a eliminare i falsi incentivi finanziari perché la decisione relativa a un trattamento deve essere presa sulla base di criteri medici e i pazienti essere messi al centro. Appoggio anche da parte della Federazione dei medici svizzeri (FMH): permette di contenere l’aumento dei premi che risulta dallo spostamento delle prestazioni dal settore stazionario a quello ambulatoriale.
Misure e incentivi
A proposito di contenimento dei costi, da tempo Santésuisse e Curafutura formulano proposte, molte di queste di buon senso. Inascoltate dalla politica. Il tariffario ambulatoriale a forfait, l’aggiornamento della tariffa ambulatoriale medica, un intervento per ordinanza delle autorità federali per abbassare il prezzo dei farmaci, favorire il consumo dei più economici generici e una revisione del catalogo della Lamal. Mentre per il professor Mazzonna «uno dei problemi principali sta nel sistema di remunerazione dei medici, che mette la singola prestazione al centro e non lo stato di salute del paziente. Ogni singolo gesto medico è remunerato a un prezzo fissato per legge, creando così un incentivo ad aumentarne la quantità a prescindere dal risultato finale».