I profughi in arrivo? Nei container o nei bunker

I profughi che arriveranno in Svizzera potrebbero essere accolti temporaneamente in strutture sotterranee, negli alloggi dell’esercito o in container. A dirlo, precisando che «oggi non è stato ancora deciso nulla, stiamo esaminando diverse varianti», è il portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), Samuel Wyss. Che, chiarendo meglio quali tipi di alloggi potrebbero essere presi in considerazione per fronteggiare l’impennata di domande d’asilo prevista per quest’anno, entra maggiormente nel dettaglio sul piano che il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) sta elaborando su incarico del Consiglio federale per il prossimo autunno.
Preso atto che oggi la Svizzera registra dalle 1.600 alle 1.800 domande d’asilo al mese e che le attuali strutture collettive sono già al completo, a fine aprile il Consiglio federale ha deciso di predisporre ulteriori strutture di accoglienza in caso di necessità. Tanto più che la probabilità che nel 2023 le domande d’asilo potranno arrivare a 27 mila sta diventando sempre più concreta.
Wyss non si sbilancia su quanti nuovi alloggi temporanei saranno necessari, né dove saranno dislocati sul territorio nazionale. «Ma stiamo calcolando il fabbisogno aggiuntivo di strutture di accoglienza temporanea che saranno necessarie sulla base della previsione delle 27 mila domande d’asilo», afferma. Di sicuro, aggiunge, «il luogo e il numero queste strutture sono attualmente in fase di chiarimento e dipendono dagli ulteriori sviluppi migratori». Tutto questo tenendo comunque presente che «gli alloggi temporanei sono più facili e veloci da realizzare sul territorio», sottolinea il portavoce della SEM, facendo capire che il piano in fase di elaborazione potrà essere adattato e quindi prevederà una certa flessibilità.
La smobilitazione dell’Esercito
Un altro dato certo è che a differenza del passato per fronteggiare l’impennata migratoria non si potrà più fare riferimento ad alcuni impianti dell’esercito, che non saranno più disponibili. «È importante precisare che le Forze Armate continueranno a mettere a disposizione della SEM delle infrastrutture - sottolinea Wyss - . Mi riferisco, ad esempio, alla sala polivalente e alla sala cisterne del poligono di Thun il cui uso come alloggio sarà esteso oltre l’estate del 2023, alla sala polivalente e del centro di formazione dei quadri presso il poligono d’armi di Dübendorf e al Centro federale d’asilo (BAZ) di Brug che l’Esercito ha concesso alla SEM fino alla fine di giugno del 2026».
A mancare saranno perciò altri impianti. E in particolare «le strutture ricettive di St. Luzisteig , disponibile fino al 23 maggio, una parte parte degli alloggi collettivi sul Glaubenberg, concessi fino al 23 giugno e una sala di formazione a Thun, su cui si potrà contare fino alla fine di ottobre». Tutto questo, sapendo che alcune strutture non sono più libere. Tra queste «la sala polifunzionale di Meuchlen, una delle due caserme di Bure e la sala polivalente di Liestal», rende noto il portavoce della SEM.
La necessità di nuovi alloggi è insomma diventata all’improvviso urgente. E il DFGP si è messo all’opera per trovarne altri in breve tempo. Tutto questo, muovendosi a 360 gradi, analizzando cioè «anche le esperienze di progetti analoghi, come ad esempio, l’insediamento di container sul Viererfeld a Berna - afferma Wyss - . Inoltre, terremo colloqui con i Cantoni nell’ambito dello Stato maggiore Asilo (SONAS), l’organo di condotta politico-strategico della Confederazione istituito per affrontare situazioni particolari e straordinarie in materia di asilo e d’immigrazione, sotto la guida del Segretario di Stato Schraner Burgener».
Muoversi in anticipo
L’obiettivo della Confederazione sembra insomma essere chiaro così come le strategie messe in campo per realizzarlo. «Con questi preparativi - riprende il portavoce della SEM - vogliamo garantire, tra l’altro, di non dover gravare ulteriormente sui Cantoni, come è successo temporaneamente alla fine del 2022, quando i nostri centri federali per l’asilo erano molto occupati e abbiamo dovuto assegnare anticipatamente le persone ai Cantoni».
Anticipare per non farsi trovare impreparati. Sembra essere questa la missione. «Lo scopo ultimo è quello di alleggerire le strutture collettive esistenti della Confederazione e dei Cantoni. Non possiamo iniziare solo quando le persone chiedono asilo in Svizzera, ma dobbiamo prepararci in anticipo a tutti gli sviluppi, in modo da poter continuare a dare a tutti i richiedenti asilo e protezione un tetto e un letto sopra la testa fin dal primo giorno», fa sapere Wyss.