La domenica del Corriere

Asilo e UE, quale futuro?

Quella appena trascorsa è stata una settimana molto intensa a Palazzo federale - Su Teleticino se ne è discusso con i consiglieri nazionali Paolo Pamini, Giorgio Fonio, Bruno Storni ed Alex Farinelli
©Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
17.12.2023 20:40

Quella appena trascorsa è stata una settimana intensa e movimentata a Palazzo federale. Oltre alla sessione delle Camere, mercoledì si è tenuta l’attesa elezione del Consiglio federale. Tanti i temi in gioco, quindi, a partire dall’attribuzione dei Dipartimenti con il sorprendente arrocco in casa socialista fra Elizabeth Baume-Schneider (al Dipartimento dell’interno di Alain Berset) e il neoeletto Beat Jans (al Dipartimento di giustizia e polizia). Di questo e altri dossier si è discusso ieri sera a La domenica del Corriere, in onda su Teleticino. Ospiti di Gianni Righinetti i consiglieri nazionali Paolo Pamini (UDC), Alex Farinelli (PLR), Giorgio Fonio (Centro) e Bruno Storni (PS). Si parte proprio da Baume-Schneider e dalla sorpresa sull’attribuzione dei Dipartimenti. «Un po’ di sorpresa c’è stata», ammette Storni. «Non pensavo che le cose cambiassero. Si vede che Baume-Schneider voleva cambiare. Il Dipartimento di Giustizia e Polizia è forse più interessante, e la consigliera federale ha fatto la sua scelta». Ma è giusto parlare di «fuga dall’asilo»? «Non è una fuga», ribatte il deputato socialista. «È chiaro che è arrivata al Dipartimento in un momento di forte pressione migratoria. Non si è comportata peggio di chi l’ha preceduta. Ha fatto il possibile. In Ticino l’argomento è stato sfruttato a livello elettorale, vedi il caso di Chiasso». «La partenza di Baume-Schneider è stata una sorpresa per tutti», rileva da parte sua Farinelli. «Non era mai successo che un consigliere federale lasciasse il suo ambito dopo un solo anno. Quindi è anche difficile giudicarla: in così poco tempo non è possibile lasciare un impronta. Si può capire la scelta: non è un Dipartimento estremamente interessante, anche se è molto importante. Di solito i nuovi membri dell’Esecutivo vanno o alla Difesa o, appunto, all’asilo». Per Fonio, invece, «dire che è stata inadeguata non è corretto». Tuttavia, il deputato del Centro ammette che «si è trattato di una fuga. In modo molto schietto, risulta ancora più una beffa la visita di Baume-Schneider a Chiasso. Ci aveva detto ‘‘rivediamoci in febbraio’’. Quell’incontro aveva lasciato l’amaro in bocca alla popolazione locale e non solo. Ma attenzione: la consigliera federale socialista non è andata a prendersi un Dipartimento facile. Nel 2024, sei temi importantissimi da votare saranno sotto la sua giurisdizione». Righinetti ricorda poi i continui attacchi dell’UDC alla «ministra». Mancherà dunque un facile bersaglio per i democentristi? «Vedremo Jans che cosa farà», dice da parte sua Pamini. «Mi chiedo però se si tratti davvero di una fuga o se gli altri consiglieri federali non abbiano deciso di riposizionare il tutto». Qualcuno, all’interno del Governo, avrebbe dunque spinto per un cambio. «Jans proviene da una città che ha la più grande frontiera svizzera in termini di merci e persone, Basilea. Quindi se ne intende sicuramente».

La discussione in studio scivola poi su un altro importante tema: il mandato negoziale del Consiglio federale per un nuovo accordo con l’Unione europea, presentato venerdì a Berna. «Ci attendiamo un approccio diverso», rileva Farinelli. «Le relazioni con Bruxelles sono imprescindibili per la Svizzera». Il tema, allora, è quale tipo di relazioni vogliamo e quali sono le relazioni che sono nell’interesse della popolazione svizzera. «È importante da parte nostra chiarire quali sono i nostri obiettivi, quali le linee rosse, e che cosa siamo disposti a cedere. Evitando però che interessi di politica interna sfocino in veti incrociati che poi rendono impossibile la creazione di qualsiasi accordo». «L’obiettivo politico è quello di riannodare le relazioni con l’Europa, senza venire esclusi dai vari programmi», sottolinea invece Storni. «Per il Partito socialista sono giusti i negoziati, ma bisogna considerare le forze sindacali. Tutti sono preoccupati per la protezione dei salari. L’ultimo accordo quadro è fallito proprio a causa dei sindacati». «L’UDC non ha mai negato le relazioni con l’Europa», puntualizza Pamini. Tuttavia, «è imprescindibile avere l’ultima parola». «È evidente che il mandato precedente è andato all’aria perché venivano messe in pericolo le protezioni per i lavoratori», chiosa da parte sua Fonio. «È impensabile avere da un lato la libera circolazione delle persone e dall’altra una mancata tutela dei lavoratori e dei salari svizzeri».