La domenica del Corriere

«Ci vuole più fiducia in chi fa turismo»

Gli attori del settore lanciano un appello anche agli investitori, restii a concedere crediti – Lorenzo Pianezzi: «È un Ticino senza progetti wow» – Massimo Suter: «Non è colpa nostra se il Ticino impiega 10 anni per varare una legge» – Simone Patelli: «Per fare questo lavoro ci vuole passione»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
20.03.2022 20:00

Dai pernottamenti, unità di misura che ci porta sulle montagne russe tra esaltazione e scoramento, alle difficoltà di fare quadrare i conti e i problemi nel trovare finanziamenti, ma anche nel districarsi tra le maglie di leggi e regolamenti. Dopo il brusco stop per la pandemia, il sogno della rinascita: ma ora c’è la guerra. E allora cosa fare? Ci sono idee innovative o non resta che arrendersi? Il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti ne ha parlato con Simone Patelli, presidente Ticino Turismo; Lorenzo Pianezzi, presidente Hotelleriesuisse; Roberta Soldati, parlamentare UDC; Massimo Suter, presidente Gastroticino e Francesco Coldesina, esercente. Sostanzialmente è emerso un certo ottimismo, ancorché i tempi sono difficili e la stagione ormai alle porte sarà contraddistinta dal termine che ci accompagna da oltre due anni: l’incertezza. Poi c’è la fiducia, come ha sottolineato Soldati, «grazie al via libera da parte del Gran Consiglio al credito quadro di 42 milioni di franchi per i prossimi quattro anni. I pernottamenti hanno un certo peso sulle valutazioni, ma a mio avviso è altrettanto importante fare in modo che il turista sia soddisfatto e poi torni». Il fattore dell’attrattiva si gioca in effetti anche sul modo di porsi, ma se gli esercenti si mostrano antipatici e gli albergatori scontrosi, non è un bel biglietto da visita. Una provocazione lanciata da Righinetti e colta un po’ da tutti, senza negare che talvolta il problema esista, ma, alla fine, se qualcuno si mostra poco disponibile, il cliente non tornerà più da lui. In ogni caso all’unisono, è stato detto che «si può fare meglio». «Chi ha a che fare con il turista deve avere passione» ha dichiarato Patelli.

Per Pianezzi c’è molto da fare e da lavorare, «ad esempio in Ticino da anni si attende che veda la luce un progetto "wow", di quelli che attirano in maniera importante. Purtroppo è tutto troppo lento. Abbiamo ancora troppa stagionalità». Dal canto suo Patelli «più che di pernottamenti sarebbe bene parlare dell’indotto economico, il 10% del PIL cantonale e il 12% dei posti di lavoro. E, aggiungo, non dimentichiamo il turismo di giornata. Ticino turismo è sempre attivo e stiamo valutando come muoverci in una situazione totalmente imprevedibile». Il termine «burocrazia» ha acceso il dibattuto. Una questione sottolineata da Coldesina, «tutto è troppo lento e le lungaggini sono infinite», ma pure da Suter. Poi Pianezzi ha rincarato: «Su questo tema mi ci butto a pesce. Non chiedo soldi per noi albergatori, chiedo nuovi soldi per progetti innovativi, lavoriamo su un progetto turistico che ha 50-60 anni. Ogni tanto gli facciamo la polvere, cambiamo il cartello di qualche sentiero, ma nulla di più. Non c’è mai un attore da effetto "wow". Ci vorrebbero 10 progetti all’anno da mostrare al mondo. L’idea della passerella verso le isole di Brissago era interessante e avrebbe portato in Ticino decine di migliaia di persone, ma non siamo riuscito a farlo». Progetto bocciato? «In realtà è ancora lì sul tavolo – ha detto Patelli – ma ci sono molti aspetti che vengono contrastati». Questo è un po’ il Ticino, ha rimarcato Suter: «Abbiamo bisogno di regole chiare e un orizzonte temporale sufficiente. La differenza sta tutta tra gli imprenditori e il politico. Noi agiamo, loro passano da ufficio in ufficio. Un freno che si chiama burocrazia».

Ma poi c’è anche un’altra questione: «Purtroppo la ristorazione è considerato un settore ad alto rischio e ottenere crediti è molto complicato, si fa fatica. I mezzi propri sono quelli che sono a causa delle difficoltà di gestione e questo complica tutto», ha osservato Coldesina. Problemi in questo senso li hanno anche gli albergatori e per Pianezzi c’è un problema di credibilità: «Siamo sempre con l’acqua alla gola, in 3-4 mesi facciamo il 50-60% della nostra cifra d’affari. Abbiamo bisogni di lavorare tutto l’anno. E, diciamocelo, chi va alle 9 di mattina a comprare un paio di scarpe?». Si tratta di modernizzare il Ticino e di destagionalizzare, ma anche di avere strutture che trascinano la domanda.

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