«I livelli di Scuola media? Dal tormentone alla soluzione»

La questione dei livelli alla Scuola media è stato il fil rouge della puntata de La domenica del Corriere, con il direttore del DECS Manuele Bertoli che ha sorriso amaro quando il moderatore Gianni Righinetti ha parlato di «vero e proprio tormentone». In Gran Consiglio con due voti di scarto ha affossato il progetto che si prefiggeva lo scopo di «superare» il sistema dei livelli, ne sono seguite discussioni e tensioni, poi è stata lanciata un’iniziativa popolare (la raccolta delle firme è entrata nella fase conclusiva) promossa dalla VPOD e sostenuta dal PS e altre forze della sinistra. Per Bertoli «c’è l’iniziativa che ha già un buon numero di firme, ma c’è anche una mozione per riprendere quello che a gennaio era stato bloccato e immagino che altro arriverà». Sta dicendo che si va verso a una riforma? ha incalzato Righinetti. «L’iniziativa pone un tema: basta divisioni strutturali e io sono d’accordo. Chi crede che il livello di abbasserà si sbaglia. In prima e seconda media già non ci sono distinguo
e nel biennio successivo il distinguo è solo per tedesco e matematica. Io dico di togliere l’elemento strutturalmente divisorio e di sostituirlo con qualcosa che riconosca a matematica o tedesco sia difficile tenere tutti nella stessa classe allo stesso ritmo. Questo va riconosciuto e c’era la proposta dei laboratori che permettevano un lavoro differenziato. Occorre trovare un accordo sul fatto che la divisione strutturale va abbandonata per poi fare il passo successivo. Purché non si giunga a una soluzione gattopardesca». E il PLR cosa ne pensa? Il presidente Alessandro Speziali ha stupito un po’ tutti giungendo a La domenica del Corriere con un progetto e non solo l’opposizione a Bertoli che aveva contraddistinto i mesi trascorsi. «Dico che dal tormentone si passerà alla soluzione. È inevitabile, quanto giusto giungere con qualcosa che ci permetta di andare avanti. Anche noi diciamo che i livelli vanno superati, poi si giunge al come farlo». Ma la scuola aspetta da troppo, o no? «Diciamo che non è vero che non si è fatto nulla, la scuola è in evoluzione e noi ci siamo. C’è stato un punto d’arresto sul secondo biennio delle medie. Ma annuncio che sul tavolo sta arrivando una nostra proposta, un’iniziativa parlamentare che vuole aiutare nella ricerca di una soluzione. Proporremo che il secondo biennio sia più di orientamento per i ragazzi, ed è quanto prevede anche la legge della scuola, eliminando la differenziazione strutturale e lasciando aperte le porte». E come? «Facendo in modo che il terzo anno e ancor maggiormente il quarto, diventino di effettiva e più ampia scelta per l’allievo, aiutato e sostenuto in questo percorso». Una mossa da campagna elettorale? ha chiesto Righinetti? «Da parte nostra non ci sarà un out-out. In un certo periodo i rapporti con il DECS sono sati tesi, ma è
interesse di tutti fare passi in avanti. Dico che la baionetta in bocca non serve alla scuola». E Bertoli cosa ne dice? «Su questo tema il diavolo sta nei dettagli. Attendo la proposta per poi mettere assieme tutti gli elementi sul tavolo e trovare un denominatore comune che riconosca il problema per fare qualcosa che sia migliore. Una fase sperimentale sarà necessaria. Io credo che entro la fine dell’anno si possa fare qualcosa per l’anno scolastico 2023-2024».
Dal canto sua la deputata leghista Lelia Guscio ha detto: «Noi siamo sempre stati per una riforma della Scuola media, ma che sia ben fatta, calibrata e mirata. Qualcosa ora va fatto». E Pierfranco Longo, presidente conferenza cantonale dei genitori ha concluso affermando che «dopo aver sentito centinaia di genitori erse centinaia, possiamo dire che c’è una voglia netta di superare il sistema attuale. C’è un posizionamento solido, più di quello della politica che si è spaccata a metà. Due sono gli aspetti centrali sui quali poggiano i ragionamenti dei genitori. In primis c’è la precocità: famiglie e allievi sono chiamati a scegliere in un momento in cui il giovane non è in grado di scegliere». In sostanza ci si trova ad un bivio: «Poi c’è poi la questione della divisione dei percorsi, si dividono i ragazzi e questo non è positivo. Si creano situazioni non funzionali alla motivazione. Il rischio della prima sconfitta e insuccesso demotiva. Creare la motivazione è difficilissimo, farla cadere dopo due anni è davvero un peccato e dico tutto questo soprattutto da genitore. Noi restiamo fiduciosi».