Teleticino

Il dilemma dei migranti

A «La domenica del Corriere» è andato in scena un frizzante dibattito sui dell’accoglienza e delle prospettive demografiche - Ospiti in studio Sabrina Gendotti, Laura Riget, Piero Marchesi, Moreno Colombo e Mixaris Gerosa
©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
03.09.2023 20:00

«Popolazione e immigrazione». Questo il titolo della prima puntata de «La domenica del Corriere» che guarda alla scadenza delle elezioni federali mettendo a confronto alcuni candidati sui temi dibattuti più intensamente a Berna. E sugli stranieri che vengono in Svizzera e i richiedenti l’asilo, gli animi si scaldano sempre in fretta. Perché la pressione sul Ticino si fa sentire e il Consiglio di Stato ha fatto sapere che, prima di chiedere nuovi alloggi da noi, si vada a bussare alla porta di altri Cantoni. Gianni Righinetti ha messo a confronto cinque candidati al Consiglio nazionale, Sabrina Gendotti (Il Centro), Laura Riget (PS), Piero Marchesi (UDC), Moreno Colombo (PLR) e  Mixaris Gerosa (No UE No NATO). Il consigliere nazionale Marchesi ha osservato che «è evidente che il sistema è nel caos totale, vale per la Svizzera me non solo. Ondate di sedicenti richiedenti l’asilo che, una volta giunti da noi, ci si rende conto che non hanno diritto. Sono rifugiati economici che ricevono il foglio di via e si trasformano in sans papiers e restano sul territorio. Il problema è che non si ammette esserci un grosso problema. Basterebbe applicare la legge».

Magari sarebbe utile stanziare più fondi? «Assolutamente no, questo è quanto ho sentito dire da ambienti PLR». È il caso di Colombo? «Forse io sarò un PLR atipico, su nuovi fondi mi trovo fuori dal coro. La situazione che vivono i cittadini di Chiasso non vorrei che la vivessero anche altri. Abbiamo di fronte una situazione imbarazzante: 350 posti autorizzati e ne abbiamo quasi il doppio. Alcuni migranti si comportano male e non si possono dare sanzioni. Si tratta di inaccettabile impunità. Cosa aspetta la consigliere federale Elisabeth Baume-Schneider a venire a vedere?». Dal canto suo Riget non nasconde trattarsi «di una realtà da affrontare, rendendo attenti però tutti a non cadere nelle generalizzazioni. Singoli casi problematici e di persone che non hanno diritto ci sono, ma dire che tutti rispondono a questa presunta realtà è strumentalizzazione politica. Certamente la Confederazione deve fare di più, ma a maggior ragione il sistema europeo. Il sistema di Dublino ha mostrato i suoi limiti, serve una presa a carico europea. E in primo luogo vanno contrastate le cause di fuga. Da destra si parla sempre di caos, ma non è così e la confusione la genera la destra, ad esempio a giugno quando il credito per nuovi alloggi è stato bloccato. Ecco perché anche a Chiasso ci sono problemi». Gendotti ha aggiunto che «per gli alloggi c’è un piano d’emergenza, ma è difficile stabilire quanti alloggi servono, perché dipende dal flusso migratorio. Credo che la Confederazione sia conscia che esiste un problema e che i Cantoni hanno fatto molto ed è giusto che i Cantoni di frontiera possano ricevere di più per fare fronte alle oggettive necessità che esistono». Dal canto suo Gerosa ha tenuto a precisare che «dietro ai numeri dell’asilo ci sono molte persone disperate. Dobbiamo fare in modo di ospitarle da noi e fare in modo che qui abbiano una vita dignitosa, senza quelle discriminazioni vissute con la guerra in Ucraina e migranti di serie A e di serie B. Va capito cosa accade nei loro Paesi. È un nostro compito trovare delle soluzioni».

 

Il battibecco

Righinetti ha poi lanciato il secondo tema, la popolazione, prendendo spunto dall’iniziativa popolare dell’UDC «No a una Svizzera da 10 milioni di abitanti». Una questione che, in particolare, ha generato un vivace botta e risposta tra Marchesi e Gendotti. «Non proponiamo solo la soglia dei 10 milioni, ma anche una soglia temporale, il 2050. Se ci si avvicina alla soglia prima di quella scadenza sarà indispensabile adottate delle misure per evitare la deriva. Si capisce bene che effetto avremmo: più traffico, treni pieni, necessità di nuovi ospedali, necessità di personale medico, più inquinamento». Decisa la replica di Gendotti: «Questa iniziativa è la terza. Cambia il nome, non la sostanza. Con questo modo di fare non si affrontano le sfide del Paese e della popolazione svizzera: è dimostrato che gli immigrati rientrano in una fascia tra i 20-40 anni. Vengono quindi a lavorare, mentre la nostra popolazione invecchia e genera più costi. Senza l’immigrazione attiva saremmo messi peggio di ieri. Arrivano soprattutto persone qualificate. Ecco perché questa iniziativa non può funzionare, non aiuta la popolazione svizzera e danneggia il Ticino che ha già un saldo migratorio negativo e arriverà ad avere una diminuzione di una popolazione di 20.000 e più abitanti».