La domenica del Corriere

Il narcisismo di Putin e di Zelensky

Le riflessioni di Pier Giacomo Grampa e di Graziano Martignoni sulla guerra in Ucraina e sui suoi protagonisti
La Domenica del Corriere - da sinistra Graziano Martignoni, psichiatra, Gianni Righinetti e Don Pier Giacomo Grampa, Vescovo emerito © CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Online
17.04.2022 20:00

Le riflessioni su «guerra e pace» del vescovo emerito Pier Giacomo Grampa e dello psichiatra Graziano Martignoni sono state la colonna portante della puntata pasquale de La domenica del Corriere condotta dal vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti. Cinquanta e più giorni di distruzione, morti e feriti. Esseri umani, uomini, donne e bambini che da un giorno all’altro hanno perso la vita, altri hanno perso ogni certezza. Da una parte c’è la Russia e Vladimir Putin che attacca, dall’altra l’Ucraina e Volodymyr Zelensky che si difende. Ma alla fine dei conti abbiamo a che fare con due narcisisti? «Putin ha una tipologia di narcisismo patologico aggressivo molto marcato» ha evidenziato Martignoni. Per contro Zelensky è stato descritto come «un grande attore che sta facendo e vivendo il suo grandioso spettacolo. Devo dire che mi suscita affetto». Grampa ha poi aggiunto che «probabilmente non ha quella profondità ed esperienza politica che però dovrebbe portare a smetterla con lo spettacolo e risolvere i problemi, evitando di parlare continuamente».

Righinetti ha poi rilanciato con Martignoni, chiedendo se «non teme che Zelensky stia vivendo un grande film, il suo grande film?». «C’è indubbiamente questa dimensione, ma i narcisismi sono di varia natura e entità. Quello di Zelensky, con i limiti indicati da Grampa, ma dall’altra parte c’è un narcisista che non solo vuole vincere sull’altro, ma umiliarlo e deumanizzarlo. Questo mi colpisce, per certi aspetti più delle bombe e lo dico da osservatore lontano. E permettetemi di dire come si fa? Come si fa a passare dalla grande cultura e poesia russa alla macelleria militarsociale?».

Ma la Russia è grande e in alcune zone discoste «vale ancora l’immagine di Putin salvatore della patria e dell’onore della grande Russia in riferimento a quella zarista» ha aggiunto Martignoni, perché «il popolo russo non sa neppure quello che sta accadendo, ragazzini mandati per esercitazioni e ritrovatisi a combattere una guerra. Putin offre al suo popolo la soluzione al loro dolore depressivo». Dal canto suo Grampa ha aggiunto: «Se potessi incontrare Putin gli vorrei chiedere: ma come si fa, come fa a fare Pasqua (che cadrà la domenica prossima). Come fa ad andare in chiesa con la candelina a celebrare la Pasqua, Pasqua che è risurrezione e lui continua a seminare morte». Non c’è più umanità, «sono tornate le fosse comuni – ha sottolineato Martignoni – i morti abbandonati lungo le strade. Non c’è più neppure la cultura dei morti».

Un capitolo è stato dedicato alla grande ondata di generosità anche dei ticinesi. Ma la domanda rimane: e dopo?. «È una domanda che mi pongo anche io – ha dichiarato Grampa – ma ora c’è ed è gratificante. Il Ticino e i ticinesi si sono mossi, anche nel nostro istituto abbiamo 14 persone. Evidentemente le domande le sentiamo ovunque e quella ricorrente sta diventando "e chi paga?". Ci siamo sentiti coinvolti a livello di valori. Quelli rappresentati dal popolo ucraino attaccato, sono anche i nostri valori. Ci siamo visti più nell’Ucraina che nel Mali o nell’Iraq». «Ma perché non ci siamo mossi come oggi?», ha chiesto Righinetti. «Il perché è presto detto – secondo Martignoni –, là c’erano gli islamici di mezzo, ritenuti il male. Qui no. Gli ucraini siamo noi».

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