La domenica del Corriere

Il tavolo delle proposte per lanciare la legislatura

Sei ospiti, appartenenti ad altrettante forte politiche, hanno presentato le idee per il futuro – Dalla settimana lavorativa di quattro giorni ai salari, passando per la denatalità e il blocco dei permessi per i frontalieri
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Cantone
21.05.2023 20:00

Con le elezioni cantonali ormai alle spalle è arrivato il momento di mettere sul tavolo le idee per lanciare la legislatura. È sulla base di questa premessa che – in una puntata un po’ diversa dal solito, denominata «Il tavolo delle idee» – gli ospiti di Gianni Righinetti a «La domenica del Corriere» hanno portato alcuni spunti per il futuro. Sei ospiti, per sei idee (volutamente innovative o provocatorie) da dibattere.

La parlamentare Tessa Prati (PS), ad esempio, ha lanciato la discussione sulle cooperative d’abitazione, le quali andrebbero maggiormente incentivate dal Cantone. Simona Genini (PLR) ha invece proposto di puntare sull’educazione finanziaria delle donne per promuovere la parità dei sessi, mentre Amalia Mirante di Avanti con Ticino&Lavoro ha chiesto che il Governo prepari un piano d’azione per la creazione di nuovi posti di lavoro. La deputata ecologista Nara Valsangiacomo ha proposto la tanto discussa settimana lavorativa di quattro giorni. Claudio Isabella del Centro ha invece messo l’accento sul tema della demografia, con alcune misure per combattere la denatalità, come un aumento degli assegni familiari oppure maggiori sostegni per pagare gli asili nido.

Ad accendere in modo particolare la discussione, però, è stato il tema dei frontalieri, portato in trasmissione dal leghista Stefano Tonini, il quale ha proposto un blocco delle assunzioni dei permessi G nelle strutture sanitarie sovvenzionate. Una proposta che, per Valsangiacomo e Prati, non si concentra sul reale problema, ossia le difficili condizioni lavorative del settore, che andrebbero migliorate. E una proposta che, per Genini, dimentica che di questo personale, specialmente nella sanità, abbiamo assolutamente bisogno. Tonini ha però rilanciato, sostenendo che se i frontalieri sapessero di non poter più lavorare in Svizzera a partire da una determinata data, allora si trasferirebbero qui, riducendo il traffico, lo sfitto, e portato più denaro nell’economia locale.

A produrre scintille è stato anche il tema della denatalità. Secondo Genini, il problema non è tanto nelle condizioni, dato che il Ticino ha già fatto molti passi avanti in tema di conciliabilità lavoro-famiglia, quanto piuttosto culturale. «Abbiamo una politica familiare esemplare», ha ribadito anche Mirante, secondo la quale «forse dovremmo rassegnarci a questo trend. Non può certo essere lo Stato a regolare le nascite». Eppure, ha fatto notare Valsangiacomo, «è indubbio che ci sono condizioni quadro che non incoraggiano la natalità: una parte del problema sono i salari». Per Tonini, invece, un blocco del rilascio dei permessi G avrebbe anche il vantaggio di agire su questo fronte: «I frontalieri pagherebbero qui le tasse e si potrebbero abbassare le rette dei nidi. Senza contare che un domani, poi, questi giovani potrebbero anche avere dei figli».