La domenica del Corriere

L'imposta che divide

Il tema in votazione il 30 ottobre al centro della prima puntata della nuova stagione de "La domenica del Corriere" - Speziali: «Proposte pasticciate» - Agustoni: «Confusione? Colpa di altri» - Bourgoin e Riget: «Il nostro, un cambio di paradigma»
La Domenica del Corriere: Samantha Bourgoin, Sergio Morisoli, Alessandro Speziali, Sabrina Aldi, il conduttore Gianni Righinetti, Laura Riget e Maurizio Agustoni. ©CdT/Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
04.09.2022 20:05

La prima puntata della nuova stagione de La domenica del Corriere è stata all’insegna della «ripartenza», un tuffo in alcuni dei dossier che tengono banco ora che ci avviciniamo all’autunno e che resteranno sul tavolo anche nel corso della campagna elettorale. Gianni Righinetti con i suoi ospiti ha parlato soprattutto e sul finale del lupo che sta pure animando la politica. Ma la questione più calda in questi giorni è l’imposta di circolazione che saremo chiamati a pagare in futuro e della guerra delle cifre che è scoppiata in vista della votazione del prossimo 30 ottobre. L’iniziativa popolare lanciata dal PPD (oggi Il Centro) è ormai nel bel mezzo di un esasperato tiro alla fune. Il presidente del PLR Alessandro Speziali, dopo che il Comitato cantonale del suo partito ha deciso di non sostenere né l’iniziativa né il controprogetto, ma di volere diminuire l’importo che pagano i cittadini, ha chiarito alcuni aspetti. «Ma che cosa volete?», ha quindi chiesto Righinetti: «Non è una novità che siamo favorevoli ad abbassarla, lo dicevano già i giovani del nostro partito nel 2017. Oggi siamo nelle sabbie mobili delle cifre: siamo di fronte a due proposte pasticciate e speriamo che questa settimana possano arrivare indicazioni più chiare. Poi ogni liberale radicale valuterà come votare». Dal canto suo il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni, dopo i calcoli dell’ACS indicano che con l’iniziativa il 41% dei possessori di veicoli l’imposta aumenterebbe, ha rilevato che l’osservazione è già stata risolta, abbiamo una lettera datata maggio nella quale il Governo non pone alcuna obiezioni e afferma che applicando la formula proposta dalla Commissione e tenendo conto anche della moratoria per le automobili immatricolate prima del 1. gennaio 2009 risulta un gettito di 85,2 milioni di franchi. Qualora non si applicasse la moratoria il gettito aumenterebbe di circa 6 milioni arrivando a 91,5 milioni». Confusione e pasticci sono emersi solo dopo che il Parlamento ha approvato il testo voluto dagli iniziativisti». Segno forse che c’è chi non ha digerito? «La previsione del Governo era che questa iniziativa non sarebbe andata in votazione». C’è poi la questione dell’opuscolo informativo al centro di due reclami, uno degli stessi iniziativisti e che forse mercoledì vedrà il Governo rispondere. Dal canto loro PS e Verdi, per bocca della co-presidente socialista Laura Riget e della co-coordinatrice Samantha Bourgoin, hanno spiegato: «Da una parte il tema è tecnico ed ora di fare chiarezza. Le cifre sono ovviamente il tema di fondo e la nostra proposta lancia un cambio di paradigma che considera anche la crisi climatica». Ma così non si genera ulteriore confusione? «No – ha detto Bourgoin – tutto è interconnesso e questa soluzione va a vantaggio di tutti». Dal canto suo il capogruppo dell’UDC Sergio Morisoli ha detto che «trattandosi di un’iniziativa popolare è naturale che si vada a votare. Qui qualcuno la tira per le lunghe: in questo momento ci sono pochissime cose che si possono fare per aiutare i cittadini in difficoltà perché colpiti da tasse, balzelli e imposte». Sabrina Aldi, vicecapogruppo della Lega e avvocato, sa bene cosa significa un ricorso sull’opuscolo informativo del Governo dato che con Giorgio Ghiringhelli aveva vinto al Tribunale federale sull’iniziativa per la legittima difesa, votazione che l’Alta corte aveva imposto al Cantone di rifare: «L’opuscolo è importante e deve essere trasparente e oggettivo. Oggi vediamo una dinamica simile a quella di quella votazione poi rifatta».

Predatore: le ricette

Righinetti ha lanciato il finale: «Lupo, vivo o morto?». «La domanda diretta dimostra che il problema è emotivo e questo non aiuta la ricerca di soluzioni. Io direi convivenza». Per Bourgoin «occorre un bagno di realtà, quelle realtà agricole toccate. Il lupo è più utile vivo che morto»”. Per Morisoli la gerarchia è chiara: «Prima viene l’uomo e le sue attività, poi gli animali». Per Aldi «sì alla convivenza laddove possibile. Ma se c’è un problema conclamato con un esemplare, che si possa intervenire in maniera celere». Agustoni ha detto che «la situazione è sfuggita di mano, in Ticino e in Svizzera. Il senso di rispetto che dobbiamo agli allevatori impone una gerarchia e il lupo è arrivato dopo, dato che lo abbiamo reinserito. Se ci fossero lupi in giro per Lugano dubito che certi benpensanti farebbero tanti distinguo». «Io sono pro economia di montagna e allevatori. Se c’è un lupo sa sopprimere, si sopprime», ha concluso Speziali.