La domenica del Corriere

Penuria di materie prime, l'economia sta soffrendo

Il tessuto economico ticinese vive sfide inedite e complesse Le conseguenze potrebbero essere pesanti
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Online
08.05.2022 21:19

Il tessuto economico soffre, e le conseguenze potrebbero essere pesanti. La penuria delle materie prime e il rincaro delle stesse sono stati al centro della puntata de La domenica del Corriere, con Gianni Righinetti che ha dato la parola a rappresentanti di quattro differenti ambiti, quindi a quattro sensibilità del tessuto economico cantonale: il direttore degli impresari costruttori Nicola Bagnovini, Stefano Modenini, direttore Associazione Industrie Ticinesi (AITI), Gianluca Padlina, vicepresidente CATEF e membro del CdA di un’azienda che commercia materie prime, e Claudio Nauer, condirettore AET.

Una situazione nuova

Bagnovini ha iniziato con un esempio concreto, il prezzo dell’acciaio d’armatura, essenziale per ogni costruzione: «Ebbene, in poco tempo il prezzo alla tonnellata è passato da 1.000 a 2.000 franchi e questo crea forti problemi al settore della costruzione. All’ordinazione ci troviamo con fatture rincarate e diventa un problema anche per il committente, specie per quello privato. E a salire è anche il prezzo di altri materiali che richiedono lunghi mesi d’attesa. Una situazione nuova e che non ha alcun nesso con il normale rischio imprenditoriale. Ed è spesso la cosa più difficile da far capire al committente, con il quale occorre dialogo».

Anche per quanto concerne le opere pubbliche, i costi lieviteranno, ma a livello cantonale il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, ha dichiarato che la macchina non si ferma: le opere si faranno. E a livello di energia elettrica come stiamo? Negli anni passati non ci facevamo molte domande sul costo dell’elettricità, oggi però la situazione è cambiata. Ma quanto peseranno i rincari sulla bolletta? «Per il cittadino ticinese – ha dichiarato Nauer – l’incognita dovrebbe essere limitata. Diverso è il discorso per le grandi aziende. C’è chi, in passato, ha sottoscritto contratti a medio e lungo termine: per costoro non vi saranno sorprese. Chi, per contro, deve agire ora, ebbene, troverà una situazione più problematica». Per l’industria energivora l’aggravio potrebbe essere importante.

C’è poi il caro benzina, quello che noi tutti abbiamo notato e con il quale siamo confrontati quotidianamente, unitamente all’incognita per la nafta: riempire ora i tank o attendere? Padlina spiega: «Dare consigli è molto complicato, c’è grande preoccupazione per il settore, quello che preoccupa maggiormente è l’inattività del Consiglio federale e della politica. Mentre in altre nazioni la reazione è stata pronta e immediata, da noi non accade nulla e lo scenario preoccupa. In Germania c’è stato un abbassamento del 30%, in Francia la riduzione è stata del 15%, in Irlanda del 20%, in Italia, ovvero il Paese che più ci interessa in termini di confronto e concorrenza, la riduzione è stata del 25%. Il settore è messo sotto pressione e il -90% delle vendite nel Mendrisiotto potrebbe portare a conseguenza drammatiche».

L’industria

E veniamo all’AITI, con Modenini che ha parlato di «una situazione schizofrenica, con le aziende che hanno in casa gli ordinativi, sì, ma il fatto di non poter ricevere il materiale nei tempi previsti e ai prezzi previsti sta portando a difficoltà importanti. La situazione energetica, per ora, è sotto controllo perché i contratti sono in essere. Ma sappiamo che entro la metà del 2023 in Ticino almeno il 60% dei contratti sarà da rinnovare, e questa è una grossa incognita». Se Berna nicchia, Bellinzona risponde con un tavolo di lavoro. «Questo ci soddisfa – ha detto Bagnovini – la reazione è stata pronta. Ovviamente si tratta di una prima risposta e siamo in contatto con i responsabili».