PSE al dibattito finale: duro scontro tra Borradori e Pelli

«Ha ragione. È giusto. Parli pure. Oggi l’imputato è lei». È questa la frase - pronunciata dall’ex consigliere nazionale Fulvio Pelli di fronte alle telecamere de La domenica del Corriere - che ha dato il via a un lungo battibecco tra Pelli e il sindaco di Lugano Marco Borradori. Più che battibecco sarebbe il caso di chiamarla rissa politica. Ed è strano visto che entrambi nel corso dei decenni si sono fatti conoscere per la loro pacatezza. «I suoi interessi privati - ha contrattaccato Borradori riferendosi all’opposizione presentata da Pelli contro la pianificazione del Polo sportivo - sono legittimi, ma quel che non è legittimo è che lei venga sempre a pontificare contro il Municipio e contro il Consiglio comunale dicendo che siamo tutti stupidi. E poi non ci viene a dire subito che ha degli interessi privati. Lei non può ora farsi passare come un paladino dell’interesse pubblico». «Io - ha risposto Pelli - ho lavorato nel pubblico per 40 anni e non mi faccio dare lezioni da lei». «Stia calmo», è intervenuto il sindaco. «Io - ha incalzato Pelli - sono tornato a Lugano a pagare più imposte di quelle che si pagano nei Comuni attorno perché voglio vivere nella mia città. E non posso permettere che voi facciate sciocchezze come state facendo. Darete colpa all’MPS e al suo referendum, ma siete voi a ostinarvi a fare un progetto che potrebbe cadere solo perché non volete fare un cambiamento fattibilissimo». «Ma perché - ha dunque chiesto il sindaco - dovremmo cambiare il progetto? Per lei? Ma chi si crede di essere?».
Puntata movimentata
Una puntata movimentata dunque. Il conduttore Gianni Righinetti (coadiuvato dal collega del CdT John Robbiani) ha dovuto chiedere più volte ai suoi ospiti di tornare in tema. Ma è un dossier, quello del PSE, che a Lugano ormai da tempo infiamma gli animi come non accadeva da tempo. E proprio stasera il Polo sportivo verrà votato in Consiglio comunale. In studio c’erano anche Giuseppe Sergi (MPS) e l’ex senatore - oggi candidato al Municipio - Filippo Lombardi (PPD). Sergi ha ribadito i motivi per cui l’MPS è contrario al progetto e per cui ha già annunciato di voler lanciare un referendum. «Lo stadio di Lugano costerà 10.000 franchi a posto. L’Hardturm di Zurigo, sempre costruito da HRS, 5.840. Ad Aarau, il Torfeld, 6.000. Questi gruppi, come HRS, pensano di arrivare da noi e trovare persone disposte a pagare qualsiasi prezzo. Dobbiamo chiederci come mai alla fine, nel concorso per la realizzazione, è rimasta solo HRS». «E non possiamo dimenticarci - ha ribadito Sergi - l’impatto economico dell’operazione: si parla di un aumento del moltiplicatore di 5 punti, in anni che anche a causa della pandemia saranno difficili». Sergi ha anche messo in dubbio la reale necessità, a Lugano, di realizzare nuovi uffici. «Basti vedere già oggi quanti sono quelli vuoti».
L’esempio della Valascia
Filippo Lombardi ha parlato delle difficoltà, in Svizzera, di realizzare opere attraverso le partnership pubblico-privato. «Contrariamente ad altre nazioni abbiamo due grossi limiti. Il primo è che l’ente pubblico si può indebitare a tassi molto bassi. Passare dai privati significa spesso far aumentare i costi. Il secondo riguarda il fatto che in Svizzera è poi molto difficile far pagare al cittadino l’utilizzo di una struttura realizzata tramite collaborazione tra pubblico-privato». Questo renderebbe dunque meno interessante per i privati investire.
Le scelte dell’HCAP
In studio c’era anche l’ex senatore (ora candidato al Municipio per il PPD) Filippo Lombardi che, presidente dell’HCAP, ha seguito in prima persona la costruzione della nuova Valascia. «Anche noi - ha sottolineato - avevamo l’opzione di costruire tramite HRS. Ma l’abbiamo scartata perché volevamo mantenere noi il controllo (il 70% delle delibere è andata a ditte ticinesi) e perché effettivamente HRS, o altri partner, non vedevano il return on investment di un’operazione del genere in Leventina. Situazione dunque completamente diversa da quella di Lugano. II miliardo di debiti e l’evitare di ritrovarsi con un altro investimento da 200 milioni è stata la ragione che ha spinto la Città a puntare su una partnership con i privati».